In concorso nella sezione Orizzonti dell’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Of dogs and men (Al klavim veanashin) di Dani Rosenberg è un’opera potente nella sua “semplicità”, a dimostrazione del valore di un certo tipo di cinema. Quello che racconta pezzi di vita e di storia pieni di dolore, sofferenza, tragedie, che non si volta dall’altra parte e che riesce, in un modo del tutto incredibile, magico e prezioso, a mostrare uno spiraglio di speranza.
Sì, perché di speranza ne abbiamo sempre più bisogno, visti i tempi che corrono. Così come dell’impegno. Rosenberg unisce le due spinte per crearne una narrazione così avvolgente e viscerale che non si dimentica facilmente. Con l’intenzione di dare la sua personale testimonianza, virando lo sguardo lì dove sentiva ce ne fosse maggior bisogno, il cineasta israeliano parte dall’attacco del 7 ottobre 2023, sferrato da Hamas contro le comunità intorno alla Striscia di Gaza, e universalizza il suo racconto con le vicende della giovane protagonista.
Of dogs and men | L’amore incondizionato che la guerra non può cancellare
La ragazza si aggira per i luoghi della guerra alla disperata ricerca della sua cagnolina Shula. Quando un popolo si ritrova, improvvisamente e tragicamente, alla mercè di bombe, esplosioni, missili, non pensa ad altro se non a fuggire, nascondersi, sopravvivere. Chiaro che gli animali domestici spesso vengano lasciati indietro. Ma chi ne ha uno sa bene che non è possibile spezzare così un simile legame ed è il motivo che spinge questa sedicenne a rischiare tutto per ritrovare la sua amica a quattro zampe.
Intimo, straziante, d’impatto, Of dogs and men colpisce i sensi in modo profondo, lasciando una scia di consapevolezza dolorosa e di impellente necessità. Nel corso di poco più di 90 minuti incontriamo uomini e donne che prestano i loro volti e le loro voci a personaggi che personaggi non sono. Ognuno di loro ha un ruolo in quello che è uno dei periodi più bui della contemporaneità, chi in tuta mimetica, chi con piercing e capelli blu. Poco conta, in termini di umanità, se si combatte con le armi o si salvano animali scappati dai bombardamenti, a fare la differenza è la componente di pietà, di tolleranza, di altruismo.
Se lo schermo “cade”…
Rosenberg sceglie di parlare attraverso un realismo venato di “finzione”: l’idea della voce fuori campo fa sì che lo spettatore entri a poco a poco nella storia, se ne innamori e ne soffra, come se stesse accadendo a lui stesso. La verità dietro quelle parole fanno male, feriscono, soprattutto perché ci si immedesima totalmente e perché sappiamo che le persone nella realtà subiscono ogni tipo di sopruso tutti i giorni. Attraverso le vicende della protagonista ne abbiamo un assaggio, ma lo schermo ci protegge e ci aiuta a mantenere il distacco, ma se per un attimo lasciamo cadere quella barriera siamo travolti da una valanga di emozioni.
Of dogs and men si rivela così un’opera di grande importanza, a livello umano prima che artistico. La bravura del giovane regista fa il paio con la sua sensibilità, disarmante e lucida. Splendido il finale, che dice tanto di lui e che, speriamo, possa essere di incoraggiamento per altri.