Nella Sala Perla della Mostra del Cinema Venezia 81, il Centro Sperimentale di Cinematografia presenta in concorso alla Sic@Sic Short Italian Cinema alla Settimana Internazionale della Critica, Phantom, cortometraggio diretto da Gabriele Manzoni e scritto insieme a Carlo Sorrentino, Giacomo J. Tatò e Sofia Vecchiato.
Phantom: La Trasformazione di Leonardo e la Sua Lotta Interiore
Nel cortometraggio Phantom, Leonardo, un ragazzo introverso e solitario, trova rifugio nella sua passione per il Phantom F12. Trasferitosi da poco in città, incontra Dylan, un giovane carismatico che condivide il suo interesse per le auto. Dylan, con la sua sicurezza e carisma, sembra aiutare Leonardo a uscire dal suo guscio. Tuttavia, dopo un pomeriggio con gli amici di Dylan, immersi in musica techno e alcool, Leonardo si trova coinvolto in un evento drammatico e violento. Questa esperienza segnerà profondamente la sua crescita personale e la sua percezione del mondo.
Dal Signore delle Mosche a Phantom: Riflessi di Barbarie e Alienazione
Gabriele Manzoni, studente della Scuola Nazionale di Cinema, realizza Phantom come esercitazione accademica. Il cortometraggio esplora temi universali che risuonano con molti adolescenti di oggi, soprattutto in contesti dove il denaro e l’apparenza rivestono un’importanza cruciale. La sceneggiatura, pur mantenendo una struttura essenziale, evidenzia come l’empatia dei giovani possa essere offuscata da influenze come la musica techno ripetitiva, l’alcol e la droga. Ciò che inizia come uno scherzo si trasforma in violenza reale, rivelando un impatto drammatico e autentico.
Il cortometraggio richiama alla mente Il Signore delle Mosche, il romanzo del 1954 di William Golding, adattato nel 1963 da Peter Brook. La narrazione di Golding, che descrive la regressione verso la barbarie di un gruppo di studenti isolati, riflette le tematiche esplorate in Phantom. Una frase significativa del romanzo che risuona con il film è:
Io ho paura. Paura di noi.
Location e Contestualizzazione: L’Universale Distacco di “Phantom”
Il regista utilizza inquadrature che mettono in risalto la solitudine e l’alienazione del protagonista, enfatizzando la sua condizione di “estraneo al branco”. Manzoni dirige la macchina da presa con attenzione, immergendosi sempre più nella scena, per poi allontanarsi nel finale, restituendo la condizione di isolamento di Leonardo.
Un aspetto da considerare è la scelta della location, che, essendo geograficamente indefinita, contribuisce a conferire un senso di universalità e distacco. Questo approccio potrebbe amplificare l’impatto del cortometraggio e potrebbe essere un elemento utile da esplorare ulteriormente in future produzioni.
Hanno collaborato: fotografia Elisa Fioritto, montaggio Carlo A. Onnis, scenografia Anna Cicero, costumi Claudia De Lucia, musica Lenno Ten Kate, suono Anna Radaelli, montaggio del suono Paolo Daino e Verdiana Romeo, mix Andrea Basili, organizzatori del cortometraggio sono Matteo Giovannini, Roberto Iannone e Alessandro Spina.