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‘Alien: Romulus’ di Fede Álvarez: il terrore nello spazio continua

Settimo capitolo della nota saga fantascientifica, che vuol essere un restart con nuovi personaggi per proseguire l'orrorifica vicenda

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alien: romulus

Alien: Romulus (2024) di Fede Álvarez, prodotto dalla 21th Century Fox, è il settimo film (più due crossover con la saga di Predator) del franchise incentrato sul temibile mostro xenomorfo spaziale. Settimo tassello che però va situato tra Alien (1979) di Ridley Scott e Aliens – Scontro finale (Aliens, 1986) di James Cameron.

Pertanto, un rilancio dell’iconica e fortunata serie di fantascienza costruendo un nuovo percorso narrativo attraverso un altro personaggio femminile, che sia un rimando fisico e caratteriale a Ellen Ripley (Sigourney Weaver) e al contempo immagine dei giovani di oggi.

Un film che a suo modo non tradisce le attese spettacolari e terrifiche che ogni capitolo ha fin qui esposto, e che conferma anche le doti registiche di Álvarez. Ma Aliens: Romulus resta lontano anni luce dal primo film filosofico e dal secondo capitolo.

Disponibile su Disney+

Alien: Romulus, la trama

La giovane Rain (Cailee Spaeny) vuole andar via dal pianeta minerario in cui è segregata. Al suo fianco c’è Andy (David Johnson), un androide che è stato programmato per proteggerla. L’occasione di poter scappare le viene offerta da un gruppo di amici, che hanno scovato nella profondità dello spazio una stazione spaziale abbandonata al cui interno c’è materiale energetico utile per fare soldi.

Ma in quella stazione abbandonata scopriranno che c’è anche dell’altro, che sconvolgerà i loro piani.

Midquel

Per parlare di questo capitolo, che va a ingrossare un franchise scaturito ed evolutosi prendendo spunto dai grossi incassi di ogni pellicola, va tenuto in conto il nuovo regista scelto.

Sebbene ogni regista che si è dedicato alla saga abbia inserito la sua visione nella storia, dal terzo capitolo in poi ogni tassello di Alien è principalmente un prodotto da box-office, che deve cercare di offrire intrigante spettacolo, mantenendo sottotraccia il senso del primo film.

Le atmosfere rarefatte, scure e angosciose di Alien, visivamente raffinato e con una concezione dell’horror quasi da “serie B”, erano già scomparse nell’action Aliens, che però spostava volutamente l’attenzione verso la coriacea e mascolina Ripley, unica a poter sconfiggere il mostro. Che sempre torna.

É proprio da quel secondo tassello che si è cominciato a puntare, anche per maggiori budget, allo scontro esibito, allo spettacolo di grande effetto. Prometheus (2012) di Ridley Scott, prequel filosofico nel titolo e nella sotto-trama, ha confermato come, sebbene fosse rientrato il regista originale,  la messa in scena era ormai magniloquente, anche se non necessaria.

E Alien: Romulus, realizzato da Álvarez, già affermato nuovo autore del cinema horror/thriller, segue perfettamente questo approccio. Sebbene ritornino le atmosfere tetre del primo film, tutto è proteso verso l’azione, il terrore ingigantito. E ciò anche per quello spiccato gusto cinefilo del regista uruguayano.

In questo interquel o midquel, sulla base del primo Alien, s’inseriscono lo stile e la tesa narrazione di Álvarez, nuovamente coadiuvato in sede di sceneggiatura dal sodale Rodo Sayagues. Non più un gruppo di astronauti professionisti, ma un gruppo di giovani intrappolati in un luogo desolato e sperduto.

Una compagine eterogenea che sposa la vigente cultura woke (bianchi, neri, ispanici e cinesi) e che deve lottare contro un feroce nemico. In questo caso moltiplicatosi velocemente. Quindi nello svolgimento si ricollega al primo attraverso alcune scene cult già viste (la creatura che si fionda sul viso di uno dei protagonisti e che poi esce dallo stomaco) e al secondo con la proliferazione degli alieni e i roboanti scontri con loro.

Gli omaggi

E su questi topos si inserisce un altro aspetto proprio del tocco di Álvarez: la citazione cinematografica. Alien: Romulus è un tripudio di cinefilia, che spazia da Alfred Hitchcock fino a Steven Spielberg, passando per la fantascienza retrò di Ridley Scott, James Cameron e Paul Verhoeven.

La stanza nel quale i protagonisti devono passare cautamente per scappare, ricolma delle temibili creature, è un ovvio rimando a Gli uccelli (The Birds, 1963). Ma al contempo a Jurassic Park (1993), ossia alla frotta di velociraptor che assedia il luna park. E di Spielberg Álvarez mutua anche la tensione marina de Lo squalo (Jaws, 1975), nella scena in cui le creature lambiscono le gambe dei tre protagonisti chiusi nel laboratorio.

La cinefilia si scorge anche nelle scene ambientate nella colonia mineraria. Un’urbanistica caotica che rievoca quella di Blade Runner (1982); e sfumature fotografiche che rimandano ai toni arancioni/rossi di Atto di forza (Total Recall, 1990). Tra l’altro, pellicola, anch’essa, legata a una sotto-trama ambientata nelle miniere (di Marte).

Infine, l’androide Andy. un looser di colore che nel suo modo di porsi protettivo, ma anche combattivo, ricorda, tramite rimodulazioni proletarie, il cyborg riprogrammato di Terminator 2 – Il giorno del giudizio (Terminator 2: Judgment Day, 1992).

Eppure, tutto questo sfarzo produttivo, affetto cinefilo e perizia tecnica, non riescono a dare maggior spessore a questo ultimo (ma non definitivo) capitolo. L’universo Alien, con tutte le sue trovate (riproposte e variate), era terminato al terzo capitolo.

Il nuovo capitolo su Disney+

Alien: Romulus

  • Anno: 2024
  • Durata: 119 minuti
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Genere: Fantascienza
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Fede Álvarez

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