Calabria Movie Film Festival
Calabria Movie: Intervista alla direttrice artistica Luisa Gigliotti
Al quinto anno del Calabria Movie International Short Film Festival
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4 mesi agoon
Si è conclusa la quinta edizione del Calabria Movie International Short Film Festival. Quattro giorni ricchi di eventi, incontri e proiezioni nel cuore della città di Crotone.
Il festival nasce nel 2020 sotto la direzione artistica di Matteo Russo, Antonio Buscema e Luisa Gigliotti, e punta ogni anno a rendere la città calabrese un luogo di incontro per autori, appassionati e professionisti del settore. Oltre a una ricercata selezione di corti, la manifestazione è stata animata da masterclass con professionisti come Massimo Cantini Parrini, due volte candidato all’Oscar, gli attori Adriano Giannini e Matteo Paolillo tra gli altri. Interessante anche l’evento industry Shorts to future: quattro giorni di formazione con la Scuola Holden rivolti a giovani autori under 35. Ne abbiamo parlato con una dei tre fondatori e direttori del festival, Luisa Gigliotti.
L’intervista a Luisa Gigliotti
Voi siete un festival giovane, alla quinta edizione, in un città con un trascorso culturale, ma che non ha una storia cinematografica così nota. Puoi raccontarmi come è nato il festival e quali sono i suoi obiettivi?
Allora, siamo tre ragazzi calabresi, io sono di Catanzaro e loro due di Crotone. Diciamo che Crotone è la città che in qualche modo ci ha uniti. Noi prima di tutto eravamo e siamo amici e cinque anni fa abbiamo deciso di voler fare qualcosa per la Calabria in generale. Nel senso che noi tre per motivi lavorativi e di studio, finita la scuola, siamo andati fuori, perché soprattutto dieci, dodici, quindici anni fa in Calabria il cinema non c’era, rispetto ad oggi. Ora vengono a girare tanti film, tante serie, c’è movimento. E quindi siamo stati un po’ costretti ad andarcene. A me piace anche l’idea di essere andata via e di aver fatto tanta esperienza fuori; però la possibilità poi di portare quel tuo bagaglio anche a casa tua è importante.
Quindi il Calabria Movie è nato dalla voglia di portare a casa quello che avevamo imparato, che ci accomuna tutti e tre come lavoratori del cinema e autori. Ci siamo chiesti perché non dare una chance anche alla nostra terra. Ci sono tanti altri festival diversi nella regione, però ne mancava uno che portasse proprio il nome della Calabria.
Quindi cinque anni fa, che poi era l’anno del Covid, abbiamo provato a fare questo festival di cortometraggi, perché alla fine il corto è un po’ una grande palestra per il lungo. Il primo anno è stato molto difficile perché non c’erano fondi ed era un anno complicato un po’ per tutto il mondo. Però abbiamo visto che la risposta da parte dei giovani e del pubblico di questa terra era positiva e questo ci ha dato anche il la per poi andare avanti e continuare. Quindi l’obiettivo principale in fondo era quello di portare un po’ di cinema e di cultura e invogliare anche le nuove generazioni a fare quello che facciamo noi in una terra un po’ difficile come la Calabria.
Tu hai studiato a Roma e continui a lavorare anche fuori dalla Calabria, anche a progetti internazionali come My Spy 2 e Immaculate. Come dicevi prima, uscire dalla Calabria era una necessità per chi voleva lavorare in questo campo. Però ora qualcosa si sta muovendo, anche grazie alla Calabria Film Commission, sempre più attiva, e a progetti come quello dei nuovi studios di Lamezia Terme. Secondo te, ci sarà modo per tutti i professionisti calabresi che si sono formati fuori di ritornare qui? O soprattutto ci sarà modo per formare le persone direttamente qui come magari voi cercate di fare con il vostro pitching lab?
Io personalmente tra dieci anni non mi vedo qui in maniera fissa. Però mi piace l’idea di restare comunque sempre un po’ legata al territorio. Come dicevi, adesso la Calabria è diventata un territorio abbastanza fertile per il cinema e io non mi sarei mai aspettata, per esempio, di venire qua in trasferta a Lamezia Terme, per girare Sandokan con una troupe romana. Quindi tornare a casa per lavoro, cosa che dieci anni fa non sarebbe mai successa, ora è possibile.
E questo mi fa pensare che le persone che vogliono fare Cinema adesso avranno la possibilità di scegliere se restare, cosa che prima non c’era. C’era già il Dams a Cosenza, ma poi non c’erano case di produzione con cui poter fare stage o opportunità simili. Ora la scelta non è più obbligata; quindi sono quasi sicura che tante persone resteranno. E anche che tante che sono andate via torneranno per costruire qualcosa; che sia una casa di produzione o, nel nostro caso, un festival. E da questo punto di vista noi abbiamo aperto questa finestra, che è lo Short to Future. Inizialmente era un evento industry dedicato soltanto ai cortometraggi. Da quest’anno abbiamo deciso di farlo diventare un evento che ci vede, diciamo, verso il lungo, perché è aperto a tutte le persone che hanno fatto un cortometraggio e che da quel corto sognano di estrapolare un film.
L’ultima delle quattro giornate, i ragazzi selezionati potranno presentare i loro progetti davanti a Fandango, Lux vide e tantissime case di produzione che non ci saremmo mai sognati di riuscire a portare in una città come Crotone. Sarebbe bello anche istituire delle vere e proprie accademie. I giovani di oggi che studiano Cinema e che si formano in Calabria potrebbero essere quelli che poi inventeranno la Scuola Holden di Crotone o il Centro Sperimentale della Calabria, magari. Quindi io in questo ci credo, ci vedo un futuro.
Hai citato anche la Scuola Holden, che insieme a Cattive Produzioni, Rai Cinema, MUBI, Cineteca di Bologna, è vostro main partner. Quindi un sacco di collaborazioni interessanti con realtà che vengono da tutta Italia. Puoi raccontarmi un po’ come sono nate?
Allora, l’incontro più simpatico di tutti è stato quello con Cattive Produzioni con cui collaboriamo dal secondo anno. L’ abbiamo conosciuta quando il festival era talmente all’inizio che non avevamo neanche il palco, praticamente. L’incontro con Marco Mingolla e Domenico Panarello è stato a un festival di corti a Scampia. Eravamo lì per presentare Amal, il primo corto che io, Antonio e Matteo, abbiamo prodotto insieme mentre loro erano lì perché distribuivano il corto di un altro regista. E parlando delle varie realtà- la loro, la nostra- abbiamo detto perché non facciamo qualcosa insieme? Da lì in poi abbiamo instaurato una collaborazione vera e propria che va avanti da quattro anni. E questo è stato l’incontro più casuale di tutti.
Tutti gli altri sono stati un po’ più istituzionali. Volevamo fare un evento industry con un pitching lab e abbiamo pensato subito alla scuola Holden, la realtà più formativa in Italia dal punto di vista della scrittura. Maurizio Amendola, uno degli insegnanti della scuola, è di Crotone; quindi è stato facile in qualche modo coinvolgerli. E da lì in poi si sono aperte una dopo l’altra tante piccole finestre.
Alcune collaborazioni sono nate grazie alle conoscenze che avevamo lavorando nel settore, altre perché abbiamo insistito. Cinque anni fa Rai Cinema non ci ha mai risposto. Adesso è tra i nostri main partner. Dall’anno scorso siamo riusciti a coinvolgere anche Sky. Vedere che le persone che abbiamo invitato si sono trovate bene e che il pubblico ha apprezzato ci ha permesso poi di avere credibilità. Così la mail che prima finiva nel cestino adesso viene letta e ci viene data una risposta.
Quest’anno abbiamo anche MUBI, che è una collaborazione molto interessante perché è una piattaforma abbastanza indipendente rispetto a quello che sono Netflix o Prime; però ha dentro delle cose molto belle. Per esempio noi daremo poi spazio a Jacopo Farina, regista del documentario sul Cosmo Antipop. È un film super attuale. Nonostante MUBI sia considerata una piattaforma da veri cinefili, in realtà poi Cosmo piace a tutti, anche a chi non va al cinema. Quindi è un modo anche per allargarsi e abbracciare quel pubblico che è meno legato al Cinema in un senso stretto, però è incuriosito da altre cose.
Poi siamo riusciti a portare giù La Domenica dell’attore, una realtà romana molto bella, così come Mujeres nel Cinema, un collettivo di donne che lavorano nel settore.
Tu hai citato MUBI, questo legame con Cosmo. Ma avete in programma anche, ad esempio, una mostra fotografica sul cinema erotico e poi un incontro con uno dei volti della serie Mare Fuori, Matteo Paolillo. Qual è l’identikit dello spettatore, del pubblico tipo, che avete in mente quando pensate al programma del festival?
Nasciamo come Calabria Movie International Short Film Festival, quindi un concorso di cortometraggi. Però c’è un mondo dietro. Ci piace pensare anche al lungometraggio, alla serialità, e all’arte. Quest’anno abbiamo la mostra fotografica Kaiser Panorama, in collaborazione con la Cineteca di Bologna e curata da Giada De Martino, che racconta il cinema erotico.
Questo evento è stato uno dei primi a cui abbiamo pensato quest’anno perché abbiamo percepito, con l’uscita di prodotti come Supersex, che il ritorno dell’erotismo era nell’area. Così come il ritorno del punk. Quando proviamo a immaginarci il festival, gli eventi, gli ospiti, ragioniamo anche sul periodo che stiamo vivendo. Vediamo cosa va più di moda. Le serie del momento. Da lì prendiamo sempre le vie diverse.
Il nostro obiettivo principale è riuscire ad arrivare a tutti. Ad esempio quest’anno c’è stato come ospite Matteo Paolillo che è un po’ il collante di questa edizione perché, avendo fatto una serie così famosa come Mare Fuori, raggiunge tutte le generazioni possibili. Però allo stesso tempo noi ricordiamo un po’ tutti, quindi tra gli ospiti troviamo anche Adriano Giannini che è il classico attore italiano.
E poi c’è la selezione di cortometraggi, con cui ci piace osare un po’ di più. Non i soliti corti ma anche, e soprattutto, storie che vadano a indagare temi sociali come possono essere le dipendenze, la droga, l’omosessualità etc. Ognuno di noi si può identificare con una delle tematiche che mettiamo in scena coi corti. E poi c’è naturalmente un’attenzione ai giovani.
Avete ringraziato più volte per il loro sostegno la Calabria Commission e il Comune di Crotone. Al momento quello del finanziamento pubblico al Cinema e ai suoi festival è un tema un po’ caldo. Penso al caso dei tagli al festival di Giffoni. Quanto è stato importante per voi, che nascete come festival indipendente, accedere ai contributi pubblici per la vostra crescita?
Sarò molto sincera. Per fare un buon festival servono le idee. Ma per poter mettere in cantiere le idee servono per forza i soldi. Quindi in realtà è stato fondamentale avere l’appoggio del Comune e della Calabria Film Commission. Perché anche se noi abbiamo iniziato carichi di entusiasmo e di idee, è chiaro che il primo anno senza soldi era difficile.
Anche solo l’ospitalità. Non tutti i nostri ospiti prendono un compenso per esempio, però anche soltanto offrirgli il viaggio, la cena e la sistemazione è una spesa. Anche solo avere uno schermo degno dei cortometraggi richiede dei costi per il proiettore, il service. Poi dietro ogni serata c’è un mondo di persone che lavora e che è giusto pagare.
È stato anche vero che in qualche modo ci siamo dovuti conoscere a vicenda. Prima loro non sapevano chi eravamo noi e noi chi erano loro. Hanno visto che potevamo scambiarci qualcosa. Quindi noi diamo un po’ di lustro alla regione e alla città in sé per sé. Creiamo un movimento e ci sono tanti attori, tanti registi che conoscono una terra e una città anche grazie al festival. E dall’altra parte loro ci danno il sostegno economico, senza il quale tutto questo non sarebbe possibile. Quindi in realtà senza di loro questo festival si potrebbe fare ma sicuramente non potrebbe essere così; quindi gli dobbiamo un grande grazie e spero che continuino a supportarci sempre di più per crescere ancora.
In chiusura ti chiedo quali sono gli obiettivi per il futuro. Dove vi vedete?
Allora nel futuro sicuramente vediamo il festival rimanere comunque in Calabria, a Crotone, però allo stesso tempo, come abbiamo già iniziato a fare un po’ da quest’ultimo anno, puntiamo anche ad organizzare dei piccoli eventi per far conoscere il Calabria Movie anche fuori dalla Calabria. Ad esempio, stiamo pensando di organizzare a settembre insieme a Lorenzo Giovenga di Daitona una rassegna di cortometraggi al Cinema delle Province di Roma, così da unire la nostra realtà del Sud e la loro principalmente romana.
Un altro obiettivo è sicuramente quello di portare un ospite internazionale. Non perché i nostri italiani non valgano. Però per un festival piccolo come il nostro sarebbe una grande soddisfazione raggiungere Hollywood. A parte questo puntiamo anche ad aggiungere delle giornate. Noi siamo partiti con il festival che durava due giorni e siamo arrivati a quattro giornate ricche di eventi. Sarebbe bello allungarlo sicuramente per poter organizzare sempre più cose. Per esempio la musica forse è la cosa che ci manca. Al momento noi abbiamo provato cinema, serie, arte e ci siamo aperti alla musica solo l’anno scorso con il dj set di N.A.I.P. Quest’anno avremmo voluto avere con noi Cosmo ma purtroppo non è potuto venire. Parleremo solo del suo film, ma la musica è uno degli altri aspetti che vogliamo inglobare.
Editor: Margherita Fratantonio