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Calabria Movie Film Festival

‘Ancella d’amore’, tra il cielo e la terra

La fede di una bambina in una poetica rappresentazione dettata da tradizioni e spiritualità ancestrali

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Il contesto del voto, della promessa fatta a Dio, da sempre fenomeno di grande fascinazione e definizione di usanze e suggestioni, costituisce la robusta impalcatura sulla quale s’inerpica la narrazione di Ancella d’amore, il cortometraggio di Emanuela Muzzupappa.  L’atavico perpetrarsi della devozione verso la figura di una Santa, o di un Santo, è un espediente insertato con delicatezza e senso della misura. Capace di contornare di eleganti ed efficaci punti di svolta l’intero procedimento narrativo. Una vicenda apparentemente semplice, lineare, che offre il fianco al déjà vu senza, tuttavia, rinunciare a dispiegarsi con uno spiccato istinto tecnico di ripresa, in grado di assecondare al meglio la componente attoriale. Un cortometraggio che è soprattutto cinema d’immagine, concentrato sul punto di vista della protagonista e dei suoi pensieri più profondi, fino alla radice della percezione delle cose. Ancella d’amore, in concorso nella quinta edizione del Calabria Movie Film Festival, è una produzione dal Centro Sperimentale di Cinematografia.

Ancella d’amore, la rappresentazione del sacro

L’apparizione mistica, presunta o reale che sia, spodesta ogni possibile raccordo di scrittura e dirige l’intera storia. Ne definisce e perimetra tutti gli aspetti più propriamente legati alla personalità del personaggio principale. La fanciulla che si salva miracolosamente e sente il bisogno, sotto la spinta dell’esaudimento delle preghiere materne, di far riferimento a un contatto sovrannaturale, la grazia ricevuta direttamente dalle mani di Santa Rita, innesca un meccanismo classico di rivelazione del contesto emozionale. Sullo sfondo un piccolo borgo del profondo Sud italiano, con le radici sociali intimamente legate a una tradizione spirituale che, con il tempo, per molti è diventata un’istutizione. Un fenomeno secolarizzato di esercizio del proprio legame con il sacro. Un contesto che si presta all’esposizione di un percorso di formazione atipico, basato sulla determinazione di un artificio inusuale. Tra speranze, segreti e bugie, senza mai perdere la propria personale convinzione di comportamento. Quella di un’età arroccata nella sua condizione d’innocenza, certa sia in fondo la vera chiave per essere nel giusto. Una costruzione narrativa animata da uno spiccato senso ritmico che, con efficace sintesi, rappresenta e attinge all’immediatezza dell’esistenza.

 

La via di fuga

Le brave Maria Pia Campo ed Erica Bianco, la bambina miracolata e la madre devota, tratteggiano i loro personaggi nella direzione poetico teatrale determinata da una sceneggiatura, scritta dalla regista con Simone Ruggieri, concentrata sulla convivenza di due realtà. Quella parallela, trascendentale, a volte soverchiante, ma pronta a dettare una via di fuga per l’altra. Quella della quotidianità, apparentemente semplice, fatta di regole e consuetudini predeterminate. È il paradosso della spiritualità. Un qualcosa che precede la consapevolezza dell’essere e domina il divenire di ognuno. Lo fa, però, senza spingersi oltre la soglia dell’impossibile, già compreso nella propria dimensione del possibile. Solido elemento di compattazione dell’intreccio del tempo. Complice dell’afflato innocente della giovanissima protagonista che rielabora il sentiero della sua coscienza fino a svelarne la scappatoia concessale. Affrescata dall’abile lavoro di montaggio di Mattia Napoli e dal concerto sodale delle musiche di Alice Di Luigi la trama procede così per composizione. Tessere adulte s’innestano  nell’orientamento finale della miracolata, dando forza alla sua paradossale doppia conversione, determinante per la tensione narrativa dell’intero racconto.

  • Anno: 2023
  • Durata: 18 minuti
  • Distribuzione: Premiere Film
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Emanuela Muzzupappa

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