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Richard Gadd definisce lo show di Netflix emotivamente vero

"Lo show è una ricostruzione drammatica". Così il 29 luglio il creatore della serie numero uno di Netflix corre in soccorso della piattaforma di streaming in una trattazione di 21 pagine consegnate in tribunale sulla causa intentata da Fiona Harvey.

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“Questa è una storia vera”.

La serie di successo firmata Netflix “Baby Reindeer” e ideata da Richard Gadd si apre con una frase composta da 5 sole parole. Eppure una pioggia di polemiche e addirittura una battaglia legale si sono scatenate proprio a partire da questo statement.

Il 6 giugno Fiona Harvey ha intentato una causa da 170 milioni di dollari contro Netflix.

Sostiene che la serie l’ha falsamente presentata come una predatrice sessuale e una stalker, condannata ben due volte a cinque anni di prigione. I fan hanno identificato la Harvey come l’antagonista reale della serie poco dopo l’uscita di “Baby Reindeer”, nello show identificata con il nome Martha, ma, scatenando fin da subito un forte dissenso online contro di lei .

“Come risultato delle menzogne, della malafede e della condotta assolutamente sconsiderata di Netflix, la vita di Harvey è stata rovinata”, si legge nella causa.

Richard Gadd, creatore-sceneggiatore-star della serie ha più volte cercato di smorzare questi attacchi e tutelare l’identità di tutte le persone che hanno ispirato la narrazione.

Netflix ha supportato il suo “diritto di raccontare la sua storia”. Nonostante il totale silenzio da parte di Gadd sui nomi coinvolti, Fiona Harvey si è fatta avanti, sostenendo che il personaggio di Martha fosse basato su di lei. In un’intervista con Piers Morgan, la Harvey ha smentito molti punti della trama di “Baby Reindeer” e ha dichiarato che intende fare causa a Netflix per la rappresentazione del personaggio nello show. Così è stato.

Senza nominare Gadd come imputato

la causa è stata depositata presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto centrale della California. Sostiene che Netflix ha raccontato “brutali bugie” su di lei nella serie “Baby Reindeer”. Ha affermato di aver subito diffamazione, inflizione intenzionale di stress emotivo, negligenza e violazione del suo diritto di pubblicità

Restituendo il sostegno che la società di streaming gli ha riservato:

il 29 luglio, Richard Gadd ha rotto il silenzio ed esposto la sua posizione in merito alla causa di Harvey in una dichiarazione legale di 21 pagine ribadendo che “Martha Scott non è Fiona Harvey”.

“Sono un comico, scrittore e attore. Ho creato, scritto e interpretato la serie Netflix “Baby Reindeer”. Sono personalmente a conoscenza dei fatti esposti di seguito e, se chiamato a testimoniare, potrei e sarei in grado di testimoniarli con competenza. Presento questa dichiarazione a sostegno della mozione speciale dei convenuti Netflix, Inc. e Netflix Worldwide Entertainment, LLC”.

 

Lo descrive “emotivamente vero” sulla sua vita, ma da non intendersi come “un resoconto fedele” degli eventi. Gadd fa notare che Baby Reindeerparla

delle mie lotte personali con la mia identità sessuale e delle mie esperienze di abusi e molestie sessuali.  […] la serie è un’opera drammatica. Non è un documentario o un tentativo di realismo. Sebbene la serie sia basata sulla mia vita e su eventi reali e sia, nel suo nucleo, emotivamente vera, non è un resoconto battito per battito degli eventi e delle emozioni che ho vissuto mentre si svolgevano. È romanzata e non intende rappresentare fatti reali”.

Il comico Richard Gadd e autore di questa dark comedy prodotta da Netflix, sottolinea che gran parte dello spettacolo sia tratto direttamente dalla sua esperienza personale.

Senza eludere il suo agghiacciante ricordo della tossicodipendenza e degli abusi sessuali subiti per mano di un mentore nel mondo della scrittura. Tuttavia, molti dettagli sono stati modificati; ci si stupirà nel scoprire che la maggior parte sono stati attenuati. 

I documenti del tribunale di Gadd riportano: 

“Durante il processo di scrittura dello spettacolo Baby Reindeer e della Serie, non ho intenzionalmente fatto alcun riferimento ad Harvey per nome. Quando gli spettatori hanno iniziato a speculare sulle ispirazioni reali dei vari personaggi, li ho esortati a smettere… Non ho mai voluto che la serie identificasse una persona reale come Martha Scott, incluso Harvey”.

L’attore non è stato nominato come imputato nella causa intentata contro Netflix dalla scozzese Fiona Harvey e più volte in diverse occasioni ha mostrato una compassione esemplare.

“Non potrò mai sottolineare abbastanza quanto lei sia una vittima in tutto questo”, ha detto. “Lo stalking e le molestie sono una forma di malattia mentale. Sarebbe stato sbagliato dipingerla come un mostro, perché non sta bene e il sistema l’ha delusa”.

Questa non è la prima battaglia legale nella quale Netflix inciampa e potrebbe non essere l’ultima. Il canale di distribuzione si trova sempre più spesso in difficoltà a causa di sfide legali sempre più forti contro la drammatizzazione di eventi e storie reali.

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