Calabria Movie Film Festival

‘Buffer Zone’, pluripremiato cortometraggio pacifista del regista Savvas Stavrou

Riconoscersi oltre le linee nemiche

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Torna in Italia il corto Buffer Zone di Savvas Stayrou, ospitato al Lungomare di Crotone nel suggestivo stabilimento Cocktails Bar Copacabana, una delle locations del Calabria Movie International Short Film Festival. Come regista di video musicali, il lavoro di Savvas Stavrou è stato premiato da Promo News tra artisti del calibro di Massive Attack e Florence + the Machine. SIRENS ha vinto il premio per il miglior video musicale all’Aesthetica Film Festival e il suo lavoro per The Irrepressibles è stato scelto e presentato da NOWNESS.

Titoli di testa in nero, nel silenzio. Buio. Si alternano frammenti di immagini di violenza fisica tra uomini. Siamo negli spogliatori di una caserma, i soldati bullizzano l’ultimo arrivato, la recluta interpretata dal giovane Andreas Marcou. Si tratta di dettagli sommessi, camera in movimento, voci confuse, schiamazzi, urla e risa. Il passaggio in soggettiva è chiaramente determinato dallo slow motion: è il punto di vista del soggetto della violenza, stordito, che osserva i suoi aguzzini quasi con pazienza, senza reagire, prima di stramazzare al suolo.

Un inizio potente per raccontare in pochi secondi la condizione umana drammatica, sempre attuale: la vita violenta e spersonalizzante dell’esercito. La dimensione audio e quella video si fondono in modo espressivo ed efficace anticipando la poetica di tutto il corto.

Il protagonista osserva le azioni dei compagni durante una pausa

Buffer Zone La storia

Il protagonista, la giovane recluta dell’esercito greco, ha il compito di stare di guardia alla frontiera, sulla cima di un palazzo. Tra lui e il palazzo di fronte la buffer zone, una zona cuscinetto tra la Grecia e la Turchia. E turco è il suo simile sul palazzo di fronte. Un ragazzo giovane, vessato come lui dalla strafottenza dei compagni.

Complice lo scambio “al volo” di un pacchetto di sigarette, i due soldati, senza proferire parola, si scrutano curiosi. Il greco ascolta insistentemente il suo walkman, connotando immediatamente la vicenda nell’era analogica. La musica, fonte di piacere e ricordi, è il mezzo che usa per evadere dalla prigionia della vita militare. Canticchiando ad alta voce un pezzo dei Radioheade, poi di Bon Jovi, scopre ben presto che i suoi gusti musicali sono gli stessi del militare turco dall’altro lato della buffer zone. I due si alternano in un dialogo cantato fatto delle strofe delle canzoni. Riusciranno mai a comunicare davvero?

Una soggettiva del sogno del soldato.

Oltre il New Queer Cinema

Erroneamente ascritto al genere musical, il film, prodotto con il supporto del Ministero della Cultura cipriota, contiene una traccia determinate per lo svolgimento della storia e per la dinamica psicologica dei personaggi tanto da sembrare ad essa direttamente ispirato. Il film, infatti, non contiene dialoghi, ma è interamente affidato alla suggestione del livello sonoro.

Non è un caso infatti che la carriera del regista cipriota Savvas Stavrou, classe ’88, sia punteggiata dalla produzione di numerosi videoclip.

In questo caso però è il linguaggio cinematografico a farla da padrone, unendo in simmetria suono e immagine. Al di là del genere queer, pur trattando dell’amore tra due uomini, il tema LGBT sembra lasciare il posto al primato dell’Amore in senso più alto, profondo, libero dai limiti del genere. L’Amore come evasione, sogno, desiderio di libertà, superamento del confine materialmente determinato dalla differenza nazionale.

A determinare il genere “romantico” del cortometraggio, una sequenza surreale che ci ricorda il volo nel deserto di Garrone in Io Capitano. Pur essendo diverso il contesto, il volo è anche qui espressione del desiderio di libertà, scioglimento dai vincoli materiali, ricongiungimento degli affetti: sogno inespresso che unisce le anime dei due soldati. Bizzarro che ricordi il Leone d’Argento 2023.

L’intenso Andreas Marcou interpreta il soldato innamorato

Omaggio a Kete Busch

La traccia dominante in Buffer Zone è di Kate Bush, dall’album Hounds of Love del 1985.

Ecco alcune strofe puntuali di Running Up That Hill

Non vuoi ferirmi,

ma guarda quanto è profondo il proiettile

non mi rendo conto che ti sto facendo a pezzi

Oh, c’è un tuono nei nostri cuori

perché c’è così tanto odio per coloro che amiamo?

Oh, dimmi, contiamo entrambi, no?

Voi

Siamo io e te

Siamo io e te

Non sarò infelice.

E se solo potessi

farei un patto con Dio

e gli farei scambiare i nostri posti!

Corri su quella strada

corri su per quella collina

corri su quell’edificio

Ed ecco che la buffer zone sembra somigliare, per tema e contesto musicale, a quella de La guerra di Piero, del nostro De André. Anche se la divisa è di un altro colore, sembra suggerirci il film, siamo uomini, esseri umani finché è l’amore a guidarci, non l’odio tra i popoli.

Quale messaggio più potente per i tempi che corrono?

Un film pacifista che invita a considerare una ininterrotta buffer zone.

2024, anno dei premi per Buffer Zone

Nonostante il film sia finito nel 2022, arriva al Calabria Movie Film Festival 2024 con un bagaglio già ricco di riconoscimenti. Ha già partecipato a numerosi festival e vinto premi, tra cui nel 2023 quello di  miglior attore maschile al Drama Queer Award cipriota. Ma è il 2024 a portare a Buffer Zone numerosi riconoscimenti internazionali. Vince come miglior cortometraggio al Berlin Greek Film Festival, al Prato Film Festival, riceve il Premio speciale della Giuria al  Los Angeles Greek Film Festival, la menzione d’onore al San Francisco Greek Film Festival. Infine si aggiudica anche il Premio speciale della Giuria alla 21° edizione del Festival Filmare la Storia, un concorso italiano per opere audiovisive, di fiction o documentarie, su tematiche della storia del Novecento e della contemporaneità.

Curiosità

Per il piacere degli appassionati riproponiamo qui la clip originale di Kate Bush che sembra aver ispirato il film.

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