‘Di vita non si muore’ di Claudia Cipriani, la recensione
Il nome di Carlo Giuliani aveva bisogno di ritrovare quella dignità che era stata spazzata via. E ascoltarne e conoscerne la storia è un dovere morale.
Di vita non si muore di Claudia Cipriani (Pino – vita accidentale di un anarchico), è un documentario scritto da Claudia Cipriani e Niccolò Volpati e prodotto da Ghir@Film con la collaborazione di Moovie e Freaklance.
Carlo vive, perché il pubblico finalmente conoscerà la sua versione, oltre le immagini ingannevoli date in pasto alla massa.
Di vita non si muorediClaudia Cipriani, la trama
Genova, 20 luglio 2001: in Piazza Alimonda finisce la vita di un giovane di ventitré anni. Il suo nome diventerà un simbolo, insieme a quel “Carlo Vive” tatuato sui muri. Malgrado, davvero, l’indole di quel genovese sveglio e inquieto fosse tutto fuorché da protagonista. Ripercorrendo le radici del movimento No Global, le vicende di quel G8 a Genova e la vita di Carlo, con l’aiuto della sua famiglia, gli amici e le sue poesie, gli si restituisce ciò che, quel 20 luglio, gli è stato strappato. La complessità della sua vita, delle sue scelte e di un contesto e un sistema folle che lo hanno schiacciato e poi sbeffeggiato.
Un frame dal film ‘Di vita non si muore’ di Claudia Cipriani – immagine dal Facebook ufficiale del film
Carlo e l’inquietudine delle teste pensanti
Su questa storia si è detto di tutto, senza mai rendere giustizia. Legalmente e moralmente. Il documentario di Claudia Cipriani mira a mettere in fila i fatti e fare luce su un movimento, quello dei No Global, strutturato e storicamente solido, malgrado abbia mutato molte facce e si sia nutrito di energie e valori diversi. Accanto al movimento, la figura di Carlo Giuliani è stata oggetto di ingiustizia, violenza e di una efferatezza che è diventata una delle più grandi vergogne dello Stato italiano.
La Cipriani utilizza una ricostruzione fiction mista a immagini d’archivio, mentre voci narranti che con Giuliani hanno condiviso una parte di vita, cercano di riportare la luce nell’oscurità calata sul suo nome. Ma il fil rouge forte e armonioso, sono le parole delle poesie di Carlo, che scontentano quell’immagine da bifolco che certi media hanno calcato, e che qui si rivela del tutto mendace. Carlo era un ragazzo probabilmente smarrito, ma solo perché la sua raffinata inquietudine intellettuale, la sua frenesia politica e civile, non trovava eco nel mondo in cui viveva.
‘Di vita non si muore’ di Claudia Cipriani – un frame dal film – immagine dal Facebook ufficiale del film
Un documentario di indagine
Invece di affondare immediatamente nella personalità di Carlo, Di vita non si muore esordisce con un’analisi del contesto storico, degli ideali ribollenti di un ragazzo cresciuto in seno alla contestazione e sempre schierato con gli umili dei “vicoli” di Genova. In coerenza con un essere umano che, com’è chiaro sin da subito, pensava con la propria testa.
Lui rispondeva che non stava sprecando nulla: che era in sciopero dalla vita che tutti avrebbero voluto che facesse
E da quel contesto sociale e politico peculiare, viene facile leggere l’irrequietezza di un giovane e chiamarlo: ribelle. In realtà, il film mostra come il protagonista camminava il proprio viaggio di formazione, forse meno edulcorato e con un po’ meno narrativa rispetto a quelli che troveremo nei libri. E con un finale ben più nero.
Quello che non mi spiegavo era perché persone assetate di libertà fossero finite a dipendere da una sostanza che le ingabbiava.
Il lavoro di ricostruzione è purtroppo a tratti appesantito da un didascalismo non necessario e da lunghissime camminate. Ma ascolta in accoglienza, la voce di chi è stato messo troppo a lungo a tacere.
Preso come un capro espiatorio da un establishment che non si è mosso di un centimetro da dove stava, il nome di Carlo Giuliani aveva bisogno di ritrovare quella dignità che era stata spazzata via. E ascoltarne e conoscerne la storia è un dovere morale.