In sala dal 25 luglio 2024 Amici per caso, ultima fatica di Max Nardari, prodotto dalla sua casa di produzione Reset Production.
Promette di allietare le estati italiane grazie al ritorno di una innovativa forma di commedia all’italiana. Già, perché quello che emerge da una intervista pubblicata il 6 luglio su The Hollywood Report (le citazione del regista provengono da qui) è il ritorno di un cinema leggero, attento a temi profondi e, a quanto dice il regista, spesso snobbato dalla critica italiana.
Gli ingredienti ci sono tutti: amore, tradimenti, abbandoni, amicizia, equivoci, gag.
Filippo Tirabassi interpreta Omero, sorpreso perché la dedica amorosa ricevuta viaggi anche via social
Accettiamo dunque la sfida e proviamo a entrare nel racconto di questa operazione tutta italiana per capire se e come raggiunge l’arduo compito che si è prefissata.
Il mio obiettivo, da autore e regista, era “confezionare” una commedia brillante capace di arrivare a tutti, originale per il modo in cui viene trattato il tema dell’omofobia. Si tratta infatti di un buddy movie dove l’amicizia è la vera protagonista.
L’intreccio
L’intreccio è presto svelato: due coppie in crisi, una etero e l’altra gay, per una serie di coincidenze vede i due “abbandonati” convivere per reciproca necessità. Frequentandosi (Omero e Pietro, interpretati rispettivamente dal talentuoso figlio d’arte Filippo Tirabassi e dal divertito e sexy Filippo Contri), riusciranno a supportarsi nel riconquistare la metà in fuga. A ostacolare la nascita dell’amicizia, l’appartenenza dei due protagonisti a mondi diversi, sia sociali che valoriali. Uno su tutti, l’omofobia dell’uno che si scontra con l’inattesa scoperta dell’omosessualità dell’altro.
Genere buddy movie
La commedia si ascrive dunque, a partire dal titolo, a quel sottogenere comunemente chiamato buddy movie, che potremmo tradurre come film d’alleanza. Si tratta di film che vedono due protagonisti maturare una forma profonda e sfaccettata di amicizia, che siano dello stesso genere, o di genere diverso. Il buddy movie prende probabilmente la propria definizione (e consacrazione) dall’ultimo film di Billy Wilder Buddy Buddy (1981), in cui i due protagonisti, collidendo nel proprio cammino per un evento fortuito, proseguono a frequentarsi grazie a una serie di imprevedibili coincidenze che li costringono a procrastinare i loro obiettivi.
Pietro, interpretato da Filippo Contri, serve la pasta alla coppia di amici, ignorando che sono gay
Il principio della procrastinazione è infatti in questo caso, ma in molti altri (si pensi a Thelma e Louise, Pulp Fiction, o al più recente Quasi Amici di Olivier Nakache e Èric Toledano, 2011), il meccanismo narrativo che fonda la commedia degli equivoci, in cui gli obiettivi dei personaggi spingono la storia verso la sua conclusione. Ma è anche l’espediente narrativo che permette alla sceneggiatura di metterli alla prova in contesti diversi, di conoscerli, di mostrarne differenze e similitudini fino al sodalizio finale. Che sia la morte o l’indissolubilità di una nuova amicizia, nei buddy movies ciò che si costruisce è un’amicizia profonda capace di spiazzare lo spettatore, attraverso l’ironia, la comicità, la drammaticità o la sorpresa. Nel cinema italiano degli anni ’60 (tra gli altri) è il caso del capolavoro di Dino Risi Il Sorpasso (1961) a fare da apripista.
Poniamo che la verosimiglianza sia il presupposto base del cinema, e la sospensione dell’incredulità sia il meccanismo essenziale per muovere emozioni (risata, pianto, paura, pietà, collera ecc..). Ci siamo chiesti più volte a quale dei personaggi il regista si senta più vicino o a quale si sia lavorato in fase di scrittura per suscitare empatia, immedesimazione nello spettatore. Ci è sembrato più volte che il lavoro sulla coerenza interna si sia fermato alla superficie delle azioni e delle battute, senza mai arrivare alla profondità verosimile dell’animo umano. Quell’animo umano che lo stesso Almodovar, regista feticcio di Max Nardari tanto da averci scritto una tesi di laurea, ci ha insegnato a leggere come un prisma multiforme e spiazzante. I temi profondi e la comicità proposti da Max Nardari invece non convincono del tutto. Ma vediamo perché.
La verosimiglianza, elemento cardine di ogni comicità.
In Amici per caso di Max Nardari, i due personaggi, costretti dagli eventi a convivere, appartengono come abbiamo visto a due mondi diversissimi. E fin qui, siamo nel paradigma perfetto del genere. Ma più che a due mondi reali, sembrano appartenere alla rappresentazione meccanica di quei mondi. Siamo sicuri che il “grande pubblico” (e la critica?) si senta ancora a proprio agio dividendo il mondo tra buoni e cattivi, gay ed etero, intelligenti e stupidi, belli e brutti? Il gay è intellettuale, ha buon gusto, non segue lo sport e ha solo amiche donne; l’etero è un coatto magazziniere, tifoso della Roma, incapace di esprimere i sentimenti tanto quanto di scegliere il proprio outfit.
Er Caciara (l’efficace Mirko Frezza), omofobo doc, umilia Pietro con un indumento rosa, la massima mortificazione per il genere maschile.
Poniamo pure che si voglia rievocare una comicità anni ’70 o ’80… Perché proporci relazioni tra personaggi inverosimili oggi tanto quanto le loro reazioni? Facciamo solo qualche esempio. Innanzitutto, il timore immotivato di mettere (letteralmente) in piazza la propria omosessualità da parte di Omero durante la plateale dichiarazione d’amore di Andy: ricordiamo che persino la madre, interpretata da Marina Suma (una svampita Orietta), è a conoscenza dell’omosessualità del figlio.
Orietta, svampita madre di Omero, interpretata da una Marina Suma in splendida forma.
C’è poi la poco credibile incapacità di Pietro, omofobo “da manuale”, di intuire l’orientamento sessuale dell’ospite nonostante i segnali “plateali” (come la visita notturna dell’amico Andy). Fino all’atteggiamento respingente di Omero verso Andy la notte in cui ritorna dall’amato (poche scene prima aveva chiaramente espresso il desiderio di riavvicinarsi a lui) o a quel ritorno stesso, povero di motivazioni e di preparazione narrativa. Ultimo (ma solo a livello temporale) il tentato incendio ai danni della bandiera della Roma, ripreso/narrato come un bluff.
Il film d’altro canto s’impegna esplicitamente (lo dichiara lo stesso regista) a “mettere insieme” il più vasto pubblico possibile:
[…] il pubblico giovane di attori come Filippo Contri, Filippo Tirabassi, Rocco Fasano e Beatrice Bruschi cone quello più adulto dei veterani della commedia italiana e della tv popolare come Daniel McVicar, star di Beautiful. Un vero mix di facce, stile e pubblico, riuscito grazie al lavoro collettivo di più persone del mio team.
Temi e comicità
I temi espliciti del film (non ne abbiamo trovati di impliciti) sono certamente il senso dell’Amicizia e dell’Amore; ma anche il pregiudizio, l’imbarazzo (di genere e generazionale) verso la scelta del “per sempre” insito nel matrimonio, e anche (perché no?) le conquiste dei diritti LGBT, come l’unione civile tra presone dello stesso sesso. Tutti temi a nostro avviso più detti che approfonditi, enunciati più che denunciati.
Beatrice Bruschi interpreta Lolly: osserva le reazioni di Pietro durante la messa in scena per farlo ingelosire
Le riflessioni sulla comicità sono state stimoli essenziali per la pratica cinematografica (e ancor prima teatrale) da molto tempo. Sembra che la verosimiglianza sia alla base dell’effetto comico. Per qualunque narrazione che voglia convincerci dell’onestà della propria urgenza espressiva, tanto più per sostenere battute umoristiche al limite del triviale, la comicità ha bisogno di un impianto credibile.
La sterminata filmografia di Steno, sottile e profonda, è forse un utile esempio di comicità da tenere a mente. Per fare solo qualche esempio tratto da Amici per Caso, riportiamo alcune battute ritenute essenziali per sostenere la bassezza del personaggio dell’omofobo tifoso:
“ogni buco è bono, anche quello dello ozono”
lo dice Er Caciara (interpretato dal bellissimo Mirko Frezza), oppure:
“C’hai un sorriso verticale che è una favola!”
per abbordare una ragazza in minigonna in discoteca, oppure il più sobrio
“vado a cambiare l’acqua al pesce”,
colorita metafora romanesca per dire “vado al bagno” da parte del nostro co-protagonista Pietro…
Musical ? Perché no?!
[…] ho voluto inserire due brevi scene di musical all’interno del film sia per andare un po’ controcorrente, sia perché la musica è parte fondamentale e riesce a unire le diversità.
La dichiarazione d’amore di Andy a Omero: Rocco Fasano guida la coreografia musical che apre il film
Come sappiamo il regista-produttore Max Nardari è anche musicista e vanta precedenti illustri collaborazioni; sue (con Matteo Passarelli) le 26 allegre tracce del film che sono piaciute molto alla Warner Music Italy tanto da aver deciso di distribuirle negli stores digitali.
Affidare a sequenze stile musical due snodi chiave della narrazione (l’incipit della dichiarazione d’amore oppure il sogno che materializza le omofobie del protagonista), ci è sembrata una scelta azzeccata. Purtroppo timida e tristemente implosa nella forma episodica dell’eccezione, perdendo l’occasione di diventare cifra estetica del film. Colpa del cinema italiano incapace di comprendere? Le sequenze musical, con un poco più di coraggio, avrebbero a nostro avviso spinto il film sulla linea del linguaggio surreale, satirico, capace di assorbire e ribaltare qualunque banalità prendendosene gioco, sganciandole da una vincolante pretesa di realismo. Peccato.
Speriamo che l’alchimia produttiva convinca il pubblico a cui è rivolta. Noi ci limitiamo a concludere citando lo psicologo Mario Farné: “far ridere è una cosa seria.”
Credits
La produzione del film è stata realizzata con il supporto della Regione Umbria, Ph Neutro di Eusebio Belli. L’organizzazione è stata curata da Sara Paolucci, con Massimo Paolucci alla supervisione della regia.
Matteo Passarelli, giovane compositore, songwriter, arrangiatore, dopo aver collaborato con artisti di fama nazionale e con i più importanti broadcast radiofonici, ha realizzato in collaborazione con il regista la colonna sonora di Amici Per Caso. Essa include un brano inedito di Jean Michel Byron, ex frontman dello storico gruppo dei Toto, e vede la partecipazione di Stefano Matranga, coautore del brano “I’ll Never Be Alone”, per la scena finale del film.
Da non dimenticare alla sceneggiatura, oltre Max Nardari, Alba Maria Calicchio e Daniele Malavolta (protagonista di un simpatico cameo nel ruolo del tossico in cerca di una camera).