The Last Visitè un cortometraggio estone del 2023 ideato dalla regista Keawalee Warutkomain, di origini thailandesi. Il film è in anteprima italiana all’Animaphix 2024, dove compete per la sezione Internazionale.
Di cosa parla The Last Visit
Il cortometraggio di Warutkomain prende vita con l’aiuto di un libro, il quale racconta le diverse fasi del lutto attraverso foto e disegni. La regista cerca di riportare in vita, su carta, la zia defunta per accettare l’impermanenza della vita. Grazie a un’analisi intima e sentimentale dell’esistenza, si esplora la perdita da diverse prospettive e di momenti, dalla diagnosi fino all’ultimo saluto.
Sulle sottili pagine del libro si susseguono disegni di luoghi, volti, e scritte che hanno caratterizzato un lunghissimo periodo difficile. A volte le pagine si bagnano di lacrime, forse amare, forse no. La zia viene disegnata nelle stanze degli ospedali in Thailandia o nelle stazioni ferroviarie in Estonia, per poi scomparire di nuovo. Ma i disegni lasciano tracce. Alla fine, una volta chiuso il libro, rimangono le abrasioni della gomma, che incorniciano il vuoto lasciato dalla morte. Tuttavia, il cielo non è sempre grigio e triste, come la regista tenta di raccontare.
Un’autoanalisi del lutto
Il sole splende sempre sopra le nubi. Questa è l’apertura di The Last Visit, che anticipa la delicatezza e l’aspetto catartico del cortometraggio. Sulla carta Warutkomain dà forma agli attimi salienti di quello che sembra un tempo infinito, durante il quale la zia scopre la malattia, soffre e muore. Con lo scorrere delle pagine, si alternano diverse emozioni tra cui sollievo, tristezza, preoccupazione, e nostalgia. Tutte caratterizzano il lutto, il focus narrativo e il nucleo emotivo che hanno ispirato il cortometraggio.
Nonostante la regista disegni attimi struggenti e si aggrappi tristemente a quelli più felici, si preannuncia una certa consapevolezza emotiva di quello che si è vissuto e del segno che ha lasciato. Di fatto, Warutkomain tenta di descrivere il superamento del lutto con una prospettiva diversa. In realtà, non è possibile: con il lutto si convive, facendo tesoro della persona che abbiamo avuto accanto prima della scomparsa.
Inoltre, la frase iniziale del corto accompagna alcune foto della zia, alla quali associa una luce che non si è mai spenta, nonostante la morte. Ed è, dunque, per questo motivo che il sole continua a splendere dietro le nubi. Perché, nonostante la tristezza, la luce e l’affetto continuano a vivere. Tutto ciò viene raccontato, non a caso, con le pagine di un libro, come a simboleggiare la storia di una vita di grande valore da condividere con il mondo.
Rivivere le pagine della vita
Warutkomain lavora su quello che sembra un manuale di grammatica estone, alternando testi e frasi in lingua thailandese. Il legame tra l’estero e il Paese natio non è un elemento secondario, bensì enfatizza l’aspetto emotivo di questo difficile percorso. La lontananza non aiuta nel superamento di un lutto, perché ai familiari si associano culture e tradizioni, oltre che ricordi di crescita. Dopo la perdita di una persona così strettamente legata al luogo d’origine, una possibile lontananza geografica può solo aumentare la nostalgia di casa.
L’elemento emotivo e personale, unito a quello geografico, dà forma a un’autoanalisi della perdita, sia fisica che spirituale. Rivivendo i momenti salienti e quelli più intimi, Warutkomain raggiunge uno stato catartico, che le permette di superare il lutto, o meglio, come già accennato, d’imparare a conviverci e ad accettarlo.
The Last Visit è un’opera sentita che si distingue per lo stile personale e non convenzionale, attraverso il quale si propone una riflessione non necessariamente negativa o melodrammatica delle diverse fasi che accompagnano la morte. Il ricordo e gli insegnamenti di chi abbiamo perso non verranno mai dimenticati e, come una luce, splenderanno nonostante lo scorrere del tempo.