Diretto da Victor Cesca e in concorso alla quarta edizione dell’Alta Marea Festival, che si terrà dal 31 luglio al 2 agosto nella cittadina di Termoli, Fortissimo è un cortometraggio francese che si basa su un duello d’ego tra Guy, un prete pianista abituato ad essere il faro di punta della propria parrocchia, e una bambina prodigio dall’identità misteriosa che con la sua musica ammalia e conquista il pubblico, a partire dal parroco della chiesa, patito dei social.

Fortissimo di Victor Cesca, corto di satira sociale ed esaltazione dell’arte
Di cosa parla?
Guy è un perfezionista estremo; la musica per lui è controllo e sacrificio, freddezza e devozione. Ha atteggiamenti perfino compulsivi nel prepararsi a suonare. A un tratto arriva questa bambina di 10 anni e allora irrompe il caos più imprevisto: Guy si trova spiazzato e destabilizzato. È arrabbiato, invidioso. Si innesca un’escalation di eventi che faranno venire fuori la sua vera natura e quella di altri.
Satira sociale e potere catartico dell’arte
Innanzitutto, si nota un lampante atteggiamento critico nei confronti della realtà ecclesiastica: ipocrisia, interesse, ambizione. La carità è solo un pretesto, la gentilezza abbellimento per ottenere quello che si desidera. C’è anche una condanna più generale mossa al mondo dei social, l’universo delle apparenze e dei “like”.
Il corto ha una durata di circa 15 minuti e possiamo classificarlo come una dark comedy volta a una satira sociale, ma che invita anche a riflettere sulla reale natura umana che si nasconde dietro ipocrisie e rituali. Guy infatti affronta un percorso interiore dove prende coscienza della propria reale natura e un risveglio emotivo che lo porta a riscoprire la vera bellezza disordinata e ribelle dell’arte.

Fortissimo di Victor Cesca, musica come libertà e denuncia alle ipocrisie del cattolicesimo
Parallelismi, punti di forza e punti di debolezza
Fortissimo evoca in parte un altro recente corto, Nimic di Yorgos Lanthimos, dove era portante il tema di un alter-ego che si sostituisce all’identità primaria e ne ruba la vita, anche lì in un contesto musicale.
In Fortissimo, le due identità speculari si scontrano sul piano del modo di intendere e interpretare l’arte e la seconda figura, la bambina, porta la prima a una crescita interiore, a differenza di Nimic, dove l’identità sostitutiva cancellava la prima e la costringeva a un girone infernale di perdita e furto di identità.
In Fortissimo abbiamo uno scontro tra perfezionismo e spontaneità, controllo e vitalità.
È predominante l’elemento di satira e commedia grottesca; manca tuttavia la raffinatezza visiva di un Lanthimos o dei cineasti più interessanti, seppur la regia è ben fatta. Inoltre, la critica sociale che avanza rischia di essere approssimativa e con poche sfumature, seppur non in modo grave visto il genere di appartenenza. Va riscontrata una forte originalità nella trama e una capacità di mantenere il ritmo narrativo. Effettivamente bello si rivela il coniugare la ritrovata libertà espressiva-artistica con quella personale dell’identità.
Ricapitolando
Dunque, Fortissimo è un cortometraggio di denuncia dell’ipocrisia cattolica e in generale umana, ma è anche un’esaltazione del potere liberatorio dell’arte e della musica. Forse ci sono dei limiti, ma il corto funziona narrativamente e registicamente, seppur non raggiungendo un’estetica formale particolarmente eloquente di suo. Divertente e dissacrante, esuberante e vitale.