La recensione di Elite 8.
È la stagione 8 di Elite a segnare la definitiva conclusione della serie spagnola targata Netflix.
Come da sempre ci ha abituati, la serie continua nel segno dell’eccesso, sotto tutti i punti di vista, dalle continue feste ai rapporti tra i personaggi. Cercando di mostrare un presente sempre più contemporaneo, Elite 8 non si discosta troppo, in questo senso, dalle precedenti stagioni. Dinamiche simili che si ripetono, dal delitto attorno al quale ruota l’intera storia ai personaggi secondari che diventano primari.
Prima della recensione di Elite 8 dove eravamo rimasti
Con la stagione precedente avevamo lasciato alcune storie a metà. Da Isadora e i suoi problemi con la famiglia, al complicato rapporto tra Joel e Iván. Da Nico e il suo rapporto con il cugino a Chloe e al non sempre semplice legame con la madre, complice l’omicidio di Raùl.
Tante storie apparentemente a sé stanti, ma che vanno, in realtà, a intersecarsi tra loro incastrandosi come i pezzi di un puzzle. Pezzi che, fin dal primo episodio dell’ottava stagione, cercano di riposizionarsi con modalità, però, simili al passato.
Tra bugie, vendette, sotterfugi, mescolati a inganni, droga, sesso e tante feste i giovani protagonisti di Elite 8 mettono sul tavolo tante tematiche diverse. Ma forse non tutte completamente necessarie, o meglio non tutte approfondite nel modo migliore.
Un copione troppo simile ai precedenti
La sensazione, guardando questa stagione 8 di Elite è che si vedano ripetute determinate situazioni, magari con personaggi diversi, ma che commettono gli stessi errori del passato.
Non certo un’evoluzione per molti di loro che, anzi, si trovano incatenati e incastrati nei loro stessi sbagli non riuscendo a uscire da una prigione che si sono creati intorno.
Se questa doveva essere la stagione conclusiva in grado di fornire tutte le risposte alle tante domande scaturite anche in passato, ciò in realtà non avviene completamente.

Una stagione conclusiva che arriva prima che la serie possa sprofondare in un vero e proprio baratro. Perché se si vuole individuare una caratteristica di Elite 8 quella che viene fuori fin da subito è la mancanza di legami stretti con il passato. Un passato al quale si appiglia solo in certi casi, senza farci troppo leva. E senza riportare a galla fatti, avvenimenti e personaggi apparsi in precedenza. Salvo rare eccezioni.
Un ritorno in grande stile
A fare capolino sullo schermo per un breve, ma significativo ritorno, è Mina El Hammani che riprende il ruolo di Nadia, la sorella di Omar, unico superstite dalla prima stagione della serie spagnola.
Nadia torna per stare accanto al fratello che, reduce da una serie di problematiche nella scorsa stagione e un’innumerevole serie di traumi nelle precedenti, ha bisogno di calma e stabilità. Elementi che, invece, non sembrano voler far parte del suo dna. Nemmeno in questa ottava stagione che, puntando su questo grande ritorno e alcune new entry, sembra continuare a creare problemi ai protagonisti.
Continuano i drammi, continuano i traumi e a risentirne sembrano sempre gli stessi personaggi. Quelli che, nella grande mischia di Elite si possono considerare personaggi positivi.
La recensione di Elite 8: una stagione a parte
Se nelle sette precedenti stagioni abbiamo conosciuto gli studenti della prestigiosa scuola Las Encinas, in questo ottavo capitolo sembra che si possano quasi dimenticare gli anni trascorsi. È vero che c’è sempre stato un ricambio continuo, caratteristica centrale di una storia teen (?), drama, ma anche e soprattutto a tinte fortemente thriller, come quella di Elite. Ma tutti coloro che sono subentrati sono sempre rimasti ancorati, chi più chi meno, al passato o a elementi che facevano ricordare qualcosa di già accaduto. Non è il caso di questa ultima stagione che sembra, per certi versi, volersi distaccare dalle precedenti, tagliando i legami con il passato e dando vita quasi a un’entità a sé stante.
Elite 8: la recensione in conclusione
Una stagione conclusiva che rende merito alle tematiche centrali della serie spagnola che per 8 anni ha accompagnato un pubblico sempre più numeroso. Nonostante in determinati frangenti possa apparire come troppo autocelebrativa e autoreferenziale, la stagione 8 di Elite cerca di raccogliere tutti gli elementi che l’hanno da sempre caratterizzata e, al tempo stesso, fatta emergere rispetto ad altre serie analoghe.

Dalla sete di potere all’amicizia, Elite è stato fin da subito un prodotto innovativo e all’avanguardia. E, anche in questa ultima stagione, chiude i battenti seguendo questa scia, ancorandosi agli elementi positivi che si è portata dietro dalle precedenti stagioni, adattandole alle varie situazioni. Dai personaggi carismatici ai forti legami di (s)lealtà, tutto alla fine ruota intorno all’amicizia, il focus principale. Un’amicizia in continua evoluzione come lo è stata quella che hanno condiviso i protagonisti delle prime stagioni, a quelle più strette, ma significative in egual misura (quella tra Iván e Isadora su tutti).
Con l’ombra di un delitto sempre diverso destinato a sconvolgere le vite dei giovani studenti.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli