Piero Messina e il suo intenso Another End sono in concorso al Saturnia Film Festival. Il film è stato presentato all’ultima Berlinale ed è vincitore del miglior soggetto ai Nastri d’argento 2024.
Nel cast Gael García Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo, Olivia Williams, Pal Aron.
Gli occhi svuotati di Sal sembrano vivere solo di ricordi da quando ha perduto Zoe, l’amore della sua vita. Ricordi, come frammenti di uno specchio infranto che non è possibile ricomporre. Sua sorella Ebe, che guarda al fratello con crescente preoccupazione, gli propone di affidarsi ad Another End, una nuova tecnologia, che promette di alleviare il dolore del distacco riportando in vita, per breve tempo, la coscienza di chi se n’è andato. È così che Sal ritrova Zoe ma nel corpo di un’altra donna. Un corpo sconosciuto in cui lui misteriosamente riconosce la moglie. Ciò che si era spezzato sembra improvvisamente ricomporsi.
Another End concede, infatti, a Sal del tempo per condividere ancora un po’ di vita con Zoe, per amarla di nuovo, per esserne amato, per riuscire a dirle infine addio. Ma è una gioia fragile, effimera, insidiosa e, arrivato al termine del programma, Sal non intende assistere docilmente alla dissoluzione del proprio amore, alla perdita definitiva della moglie. Forse l’amore sopravvive davvero e attraverso i corpi si promette eternità.
La nostra identità ha una sua consistenza? Cosa la determina? E la memoria quale ruolo ha nel costruirla?
Questi alcuni dei dibattiti posti dal film di Piero Messina, qui al suo secondo lavoro passato in concorso alla Berlinale 2024.
Ambientato in un futuro cupo questo dramma distopico nella prima parte riesce a introdurre i personaggi e le idee della storia in modo piuttosto semplice, ma non banale. Dialoghi essenziali e tensione latente : palpabile la sensazione che tutto debba precipitare da un momento all’altro.
Il melodramma domina la seconda parte ( forse eccessivamente) ma efficace è la chiusura della narrazione anche con un passaggio ‘cromatico’ da una dimensione ad un’altra. La fotografia di Fabrizio La Palombara fa uso delle tonalità del blu, del nero e del grigio, creando una sensazione di glacialità e un’atmosfera deprimente e fredda: interni ed esterni divengono anonimi e privi di vita. L’assenza è il tema schiacciante a cui tutto si adegua.
Anche la colonna sonora di Bruno Falanga contribuisce a creare l’effetto voluto, con temi musicali da film noir. Il tutto supportato da un montaggio ( di Paola Freddi) che allontana dal pericolo dell’effetto melo lasciandoci ancorati alla disperazione di Sal.
Un viaggio
Quello che Messina ci propone è, in fondo , un viaggio, una discesa emozionale agli inferi della consapevolezza della ‘mancanza’, anche se circondata dalla componente fantascientifica .
Molti i riferimenti a classici del genere (Il sesto senso fra tutti ) di cui si è però consapevoli, e forte è a tratti la sensazione del ‘già visto’ , ma le interpretazioni eccellenti degli attori (su tutti quella di Gael Garcia Bernal e Renata Reinsve) e la ‘visività emotiva’ del film valgono sicuramente la visione di una pellicola che emoziona anche per il modo in cui attraversa il dolore della perdita.
Un dramma profondo e affascinante che riflette e fa riflettere sul lutto e sul dolore.