Presentato al Giffoni Film Festival, sbarca su Prime Video Sul più bello La serie, nuovo capitolo della saga diretta da Francesca Marino, protagonista della nostra intervista, insieme a Giulio Cristini, tra le new entry del cast.
Prodotto da Eagle Pictures in collaborazione con Prime video, il viaggio di Marta e dei suoi amici continua. Ideata da Roberto Proia e Francesca Marino, la serie vanta un cast ricchissimo, tra cui Ludovica Francesconi e Jozef Gjura.
Sul più bello La serie | La trama
Salvatasi dal rigetto dell’operazione ai polmoni, Marta (Francesconi) decide di prendere in mano la sua vita. Accanto a lei, però, non c’è più Gabriele (Giancarlo Commare), che non l’ha mai lasciata sola, neanche nei momenti più difficili della malattia. Ma che, alla fine, si è rivelato solo un buon amico più che l’uomo della sua vita.
Anche per Jacopo (Giura) e Federica (Gaja Masciale) è ora di crescere e prendersi delle responsabilità. Nonostante la delusione con Dario (Diego Giangrasso), il dottore che seguiva le cure di Marta, Jacopo decide di aprirle di nuovo il cuore.
Federica invece, che sente maturare dentro di sé il desiderio di fare la differenza per qualcuno, trova finalmente il grande amore e comincia a fare progetti per il futuro, ma il destino non sempre è concorde con i nostri piani…
Sul più bello La serie | Intervista con la regista Francesca Marino e l’attore Giulio Cristini
Marta compie 25 anni, un’età che rappresenta uno dei primi grandi giri di boa nella vita e che nella sua condizione assume un significato particolare. In che modo guarda al futuro una ragazza come lei che ha sempre avuto un presente incerto?
Francesca Marino: È una cosa che Marta in realtà spiega già nella prima puntata della serie, ovvero l’idea di voler vivere la sua età senza pensare troppo al futuro e senza proiettarsi troppo in avanti. Fondamentalmente lei non vuole precludersi niente, sa che la sua vita sarà più breve di quella degli altri, ci ha fatto i conti, ma vuole vivere nella maniera più normale possibile, per quanto lei possa fare.
Giulio, il tuo personaggio, Nicola, è una new entry. Non è sempre facile entrare in un progetto già definito e sviluppato in precedenza. Com’è stato il tuo ingresso nel turbolento mondo di Marta?
Giulio Cristini: Devo dire che è stato abbastanza morbido, perché anche a livello di scrittura il personaggio di Nicola entra in modo piuttosto graduale nella vita di Marta. Credo sia stato fatto un buon lavoro perché in una situazione in cui ci sono già personaggi e storie definite, inserire dei nuovi può sembrare un modo di turbare la “quiete” che si è strutturata in precedenza, di voler invadere uno spazio. Trovo che in particolare il lavoro di scrittura sia stato molto interessante proprio nel pesare bene passo dopo passo questo avvicinamento.
E devo aggiungere che, sia in fase di preparazione che di scrittura, ci siamo presi del tempo, anche con Francesca (la regista, ndr), per riflettere su come fare e calibrare il tutto.
Un personaggio che prima non esisteva arriva così a giustificare gli eventi che accadono nella prima stagione di questa serie. Credo e spero – ma questo deve confermarlo il pubblico! – che siamo riusciti a fare un buon lavoro per rappresentare qualcosa di reale, un avvicinamento nella vita di due persone che sia concreto, con tutto il loro carico di personalità.
Proprio a questo proposito, l’avvicinamento tra Marta e Nicola non ha avuto un inizio facile. Secondo te come si risolve una situazione del genere? Come si può superare la prima impressione e il pregiudizio iniziale che costruiamo nella mente conoscendo qualcuno di nuovo e ribaltarlo? Credo sia una delle cose più difficili.
Giulio Cristini: Sì, lo è, decisamente. Ho letto questo articolo che dice: se tu sbagli, o meglio – perché non c’è niente di sbagliato – non fai una buona impressione all’inizio, in media ci vogliono tra le otto e le undici attestazioni contrarie a questa prima impressione perché una persona possa ribaltare l’ idea che si è fatta di te.
Ho letto che sono proprio i primi cinque secondi a determinare l’opinione di una persona…
Giulio Cristini: Sì, e questi cinque secondi creano montagne enormi da scalare!
I primi cinque secondi di Marta e Nicola per me sono bellissimi, poi li vedrete…
Io credo che la chiave nella vita – perché poi dobbiamo ricordare che con queste storie noi vogliamo avere l’illusione di raccontare qualcosa della vita vera – per ribaltare queste impressioni sia dare a te stesso la possibilità di non far radicare queste impressiono, perché quando incontri una persona non puoi mai sapere da che situazione viene o quale era la sua condizione prima.
Bisogna concedere il beneficio del dubbio.
Giulio Cristini: Esatto, il beneficio del dubbio, perché quando succede a te in prima persona, tu la vivi come una piccola ingiustizia. Dobbiamo tutti concederci il dubbio perché può capitare di incontrarsi in un giornata che è stata brutta per te o per chi hai di fronte.
Le persone sono tanto altro, noi siamo tanto altro rispetto a quel momento di rabbia o maleducazione che può capitare. Per questo è importante pensare agli altri come si pensa a sé stessi e concedere questo beneficio del dubbio. Ecco.
E anche la possibilità di riparare quando si fa qualcosa di sbagliato?
Giulio Cristini: Sì, assolutamente. Ci sono tanti modi per dimostrare a una persona che ci si tiene a un rapporto. Poi certo esistono anche situazioni che magari iniziano male e finiscono presto perché proprio non c’era nulla da salvare…
O magari perché semplicemente le due persone sono incompatibili.
Giulio Cristini: Esattamente.
Francesca, lavorare su tematiche tanto delicate non è mai facile. Che approccio hai avuto con questa storia? Come si fa a dosare, nella rappresentazione, il peso di vivere una malattia del genere e la voglia di momenti spensierati e di leggerezza, per quanto possibili?
Francesca Marino: Diciamo che di certo la leggerezza fa parte del personaggio di Marta. Il suo modo di vedere le cose è alla base ironico, e questa è una cosa che ha dei lati positivi ma anche negativi.
Nella serie, rispetto ai film, abbiamo un po’ invertito questo suo aspetto. Il modo di vedere la malattia diventa un po’ più realistico. Abbiamo cercato di non modificare la sua essenza, di non snaturare il prodotto, ma dando comunque una visione più simile a quella degli adulti. Abbiamo dato un approccio diverso perché rispetto a prima in questo caso ne parliamo a 360°, non più solo in relazione al personaggio di Marta, e questo mi sembra uno degli elementi di maggiore cambiamento rispetto ai film.
È facile alle volte imbattersi nella retorica quando ci si approccia alla malattia e soprattutto alle persone malate. Di certo è un tipo di esperienza che cambia profondamente una persona, insegnandole tanto. Però resta qualcosa di brutto che può segnare e traumatizzare. Insomma: non è bello essere malati.
Francesca Marino: Sinceramente, non essendo malata – cosa che è una grande fortuna – non me la sento di giudicare il modo in cui chi è malato vive la sua condizione. Però ci siamo interrogati molto mentre scrivevamo la serie e abbiamo concordato nel non condividere questo approccio più retorico di malattia come qualcosa di positivo.
Sono tematiche molto complesse. La malattia è una parte sicuramente importante ma noi non volevamo spostare il focus, volevamo dare il senso che nella malattia comunque non siamo soli, la si può affrontare meglio con l’aiuto degli altri. Sul più bello è un messaggio di amicizia, e l’amicizia che lega i personaggi è uno degli argomenti più importanti della serie.
In più Marta si trova ora in un’altra fase della sua vita. In questo senso ci ha fatto pace, sa quello che le aspetta, ha fatto un trapianto di polmoni ed è consapevole che la sua vita sarà più breve di quella degli altri, anche perché nei malati di fibrosi cistica il trapianto di polmoni non è risolutivo.
Fino ad ora era sempre stata lei quella malata e questo aveva anche un certo aspetto egocentrico, permettendole di essere dipinta a volte come una vittima, a volte avere anche atteggiamenti che tendono ad approfittare degli altri giocando sulla sua condizione. Sai quelle cose che magari fa finta di tossire o di stare male… c’è un po’ di black humour insomma.
In fondo questo è un modo ironico ma anche realistico di rappresentare le cose, no?
Francesca Marino: Ma sì, l’importante è trattare comunque le cose con rispetto. In questo caso il suo personaggio ha un tratto molto autoironico. Lei però utilizza questa cosa sempre in modo elegante, simpatico e rispettoso. Sai, è un po’ quel discorso tipo “io sono malata, dai, posso approfittare per…”. Alle volte lo fa anche per attirare l’attenzione dei suoi amici. Infatti all’inizio della serie la troviamo in crisi perché non è più al centro di tutto. Il suo gruppo di amici costituisce un po’ una queer family, Federica e Jacopo sono un po’ la mamma e il papà che lei non ha avuto. E siccome ora loro stanno esplorando una vita al di là di Marta, lei è un po’ gelosetta, almeno all’inizio, mettiamola così.
A proposito di questo, amore e amicizia sono spesso mescolati nella serie. Quanto è importante allora, anche e soprattutto in amicizia, avere la capacità di comunicare all’altra persona le cose che non ci piacciono o che non vanno bene?
Francesca Marino: Secondo me questo è l’arduo compito di un amico. L’amico più vero è quello che ti dice ciò che non gli piace, non ti indora la pillola restando zitto, ma cerca di dirti le cose come stanno. Personalmente io quando ho un problema alla fine preferisco rivolgermi non a quelli che ti dicono che hai sempre ragione, ma a chi cerca di dirti in modo educato la verità. Io la vedo così, preferisco confrontarmi con la verità, ma credo che in fondo valga un po’ per tutti. I nostri personaggi hanno un’amicizia genuina, lo vedrete soprattutto con Aurora, un personaggio che parla poco ma quando lo fa è sempre incisiva, comunica sempre cose di grande valore ed essendo nuova nel gruppo deve costituire piano piano una relazione con i personaggi, e con Marta non è partita proprio bene… è tutta in salita!
Ultima domanda per Giulio. Hai bussato alle porte di Sul più bello per tante volte, fino a che qualcuno non ti ha aperto. Ci racconti com’è andata?
Giulio Cristini: Sì, diciamo che io ho fatto provini per tutti i film di Sul più bello. Un anno per un ruolo, un anno per un altro, e non è mai andata ma è normale che sia così perché proviamo in tanti e c’è sempre magari un attore che è più adatto di te per quel ruolo, che entra meglio nel personaggio. Il nostro lavoro è fare il provino con la massima volontà e perseveranza, dopodiché ho finito, il resto dipende da chi dovrà scegliere.
Quest’anno però è andata bene, mi hanno preso, tra l’altro rifacendo le scene con Francesca (la regista, ndr)…
Francesca Marino: Ah ah ah, sì, dai, diciamolo che ti hanno preso perché hai fatto le scene con me, ah ah ah.
È venuto a Torino a fare il provino che prevedeva una spalla, come si fa di solito. In questo caso però la spalla a disposizione era il nostro aiuto regista e la scena invece era decisamente romantica. E io ero l’unica donna, sapevo già a memoria le scene avendole scritte, e ho pensato fosse meglio supportarlo io…
Giulio Cristini: Insomma, ho fatto la scena direttamente con la regista e quindi sapevo perfettamente cosa voleva quando poi l’abbiamo girata sul set!
Vivendo situazioni del genere dunque possiamo dire che nel vostro lavoro il contatto umano è fondamentale? Io credo che lavorare con qualcuno con cui non si riesce a stabilire un contatto penalizza il risultato finale, anche se naturalmente non può sempre essere tutto rose e fiori. Per voi nuovi arrivati, considerando che si tratta di un gruppo di lavoro già consolidato dalle esperienze precedenti, com’è andato questo set?
Francesca Marino: Direi molto bene, ci siamo divertiti tanto anche perché siamo tutti più o meno della stessa età. Ho solo foto sul set in cui sorrido e sono allegra. Per me poi ognuno di loro ha dato il massimo durante il lavoro e sono stati un’ottima squadra. In quel senso lì non abbiamo avuto problemi. Poi certo i piccoli ostacoli da superare ci sono sempre, ma li abbiamo affrontati con serenità perché umanamente ci troviamo bene.
Ci possono essere anche molti imprevisti. Una volta girando una scena ce ne sono successe di tutti i colori. Tipo: un’esercitazione delle frecce tricolori finita in tragedia, lavori in corso, ambulanze, cani che abbaiavano, un signore che entrava nell’inquadratura per curiosare, persino il messaggio di prova di allerta nazionale che arrivava via sms a tutti contemporaneamente!
Alla fine di quella scena però, quando l’abbiamo finalmente conclusa, ci siamo guardati e ci siamo abbracciati tutti.