Mi piacerebbe tanto avere le rughe
«Mi piacerebbe tantissimo iniziare a fare dei ruoli maturi, da donna adulta».
A dirlo è Barbara Tabita. Fascino latino, bellezza mediterranea, occhi brillanti. È esattamente come dicono: ironica, accattivante, diretta. Un nome che deriva dal latino e una personalità densa che racchiude un mondo immenso e sfaccettato. Ha qualcosa di profondamente autentico e un’energia contagiosa. Capace di passare da moglie a giudice in un battibaleno, è adesso sul set di The Bad Guy, la straordinaria serie Tv Prime, che tornerà in autunno con la nuova attesissima stagione.
Incarna il cinema dal volto umano e rappresenta la bellezza del sud in un solo, semplice, accenno di sorriso. Cinquantanni e un fisico perfetto, con al suo attivo quaranta tra film e serie Tv. La incontro nel pomeriggio, ha un abito bianco che la fascia mostrando le lunghe gambe. Fatico a credere che abbia quell’età. «Vorrei avere le rughe» mi confessa, perchè così sarebbe più semplice fare ruoli più maturi. Tra set, famiglia e progetti futuri, Barbara Tabita si racconta in questa intervista.
Mi racconta come ha iniziato a fare l’attrice?
«Venivo dalla Sicilia, una bella ragazza con un sogno nel cassetto, senza parenti o amici famosi che potessero darmi una mano. Se a un provino mi chiedevano di fare il tip tap, iniziavo a studiarlo e tornavo ballerina di titp-tap, idem con il canto. Avevo così tanta voglia di entrare a far parte di quel mondo che ho studiato come una matta. In realtà non c’è una vera e propria strada da seguire e devi avere un ego molto saldo. I “no” e le porte chiuse sono tante. Ma basta sempre ricordare che parliamo di un “no” all’artista e non alla persona. Sono due cose distinte e separate ed è importante che soprattutto i giovani che si approcciano a questo mestiere lo capiscano, altrimenti rischiano di diventare degli adulti infelici.»
In un mondo dove tutte rincorrono la giovinezza, lei desidera avere le rughe. Perché?
«Purtroppo l’estetica ha sempre avuto un ruolo importante nel mio lavoro, e per approcciarti a determinati ruoli devi anche crescere non solo artisticamente. Il tuo volto deve esprimere determinate caratteristiche, c’è bisogno di una fisicità che racconti anche il tuo passato, la tua storia. E per raccontare le storie le rughe aiutano.»
Pensa che le donne che lavorano nel mondo del cinema siano penalizzate?
«La donna è penalizzata nella misura in cui si scrivono molti più copioni che raccontano storie che hanno come protagonisti uomini. Quest’anno la Cortellesi ha vinto tutto, e questo è la dimostrazione che le donne sono forti, hanno solo bisogno di essere raccontate di più.»
In base a cosa sceglie un copione?
«Quando mi arriva un copione deve convincermi la storia. Posso anche non avere un ruolo così importante ma è essenziale, per me, prendere parte a una bellissima storia. Il film è fatto dai personaggi, quello che mi interessa non sono le battute ma l’anima del film. Sono in un’età in cui guardo questo, non ho sogni da realizzare nel cassetto. Ci sono tanti registi con cui mi piacerebbe lavorare, così come ce ne sono tanti altri che non conosco perché sono giovani e magari sono anche pieni di talento. Non mi domando mai se quello che arriva è il copione della vita. Magari mi è già arrivato e non me ne sono accorta o magari non arriverà mai, chissà!»
Si sente più portata per le commedie o per i ruoli drammatici?
«Ho spaziato facendo tante cose diverse, molte commedie perchè il mio fisico è adatto a questo tipo di cinema, ma ho anche preso parte a lavori drammatici. Posso dirti, in assoluta franchezza, che non prediligo né l’uno né l’altro, guardo più con chi lavoro. E’ questo per me l’aspetto fondamentale. La dimensione umana. Del resto un quado fai un film stai in un gruppo, il cast e tutta la trouppe diventano quasi una famiglia, e per lavorare bene devi soprattutto starci bene. E’ l’unico modo per poterti esprimere e metterti a nudo.»
Lei è nel cast di The Bad Guy, una serie Tv che ha avuto un successo straordinario.
«E’ una serie pazzesca e sono strafelice di farne parte. Non ho letto subito l’intera sceneggiatura perchè all’inizio mi è arrivato solo l’episodio in cui c’ero io. Avevo questo bellissimo monologo e quando ho scoperto l’identità del mio interlocutore, ovvero Luigi Lo Cascio, non puoi capire la mia felicità. Considero Luigi uno degli attori più grandi del cinema italiano. E’ straordinario, è enorme, gigantesco, pur non avendo questa grande fisicità. E poi i due registi, Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi sono fantastici. Pur essendo giovani sono geniali. Hanno un modo di girare non usuale, fuori dagli schemi, creano un colpo di scena dopo l’altro. Lavorare per le piattaforme è strano, perché non puoi dire nulla, sei fuori dal mondo. E forse il bello è proprio questo.»
Ha fatto anche il giudice nella storia di Peppino Impastato.
«La cosa bella del fare l’attore è la cultura che ti regala. Impari a studiare, conosci cose di cui ignori l’esistenza. Studiare rende le persone migliori, è vero. A volte mi capita di sentire un brano al cellulare e ricordare un brano meraviglioso di Astor Piazzola o un pezzo di Fado, sono tutte cose che conosco grazie al mio lavoro. E’ un percorso stupendo che ti fa crescere, nutre l’anima, e ti permette di vedere il mondo in mondo diverso.»
Barbara, lei è anche mamma. E’ difficile alternarsi tra set e famiglia?
«E’ quasi impossibile, soprattutto per una che vive in Sicilia. Da quando è nata mia figlia ho deciso di trasferirmi in Sicilia. Ho deciso di non travolgerle la vita, la vedo una bambina serena e sono felice. Certo, sarebbe stato molto più semplice per me restare a Roma. Ti alzi, lasci la bimba all’asilo e vai sul set. Vivere in Sicilia è più complicato. Devi prendere aerei per raggiungere i set e quindi devi avere nonne, amici e parenti pronti a darti una mano. Ho imparato a sfruttare i ritagli di tempo per imparare i copioni. In questo modo non tolgo tempo alla mia famiglia. E’ proprio vero: le donne riescono a fare tutto.»
Ha mai riproposto a casa lo scheck di un film comico?
«Ti sembrerà assurdo, ma una volta a casa dimentico tutto. L’unica cosa che ricordo, ma solo perché tutti quelli che mi incontrano me lo ripetono è “Prima o poi ti lascio” frase del film “Il sette e l’otto” di Ficarra e Picone. A casa voglio essere solo mamma. La famiglia e il lavoro sono due mondi separati e voglio mantenerli tali. E poi, quando capita che in un film ho dei figli, la mia bambina si ingelosisce, non capisce ancora bene il mio lavoro.»
Credo molto nelle scuole di teatro perché ti fanno scoprire tanta letteratura.
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