Con il ritorno nelle sale cinematografiche di alcuni dei film di Isao Takahata, sembra doveroso ripercorrere le opere che hanno segnato la carriera di questo grandissimo animatore. Il regista e produttore ha conquistato i cuori dei suoi fan con lungometraggi animati del tutto inaspettati che hanno rivoluzionato il concetto stesso di animazione. Di pari passo al cinema più leggero di Miyazaki, Takahata dimostra che l’animazione non è solamente per bambini. Il rovescio della medaglia nello Studio Ghibli, che con i suoi disegni e temi del tutto nuovi ha bilanciato la spensieratezza dei film dell’amico Miyazaki.
Isao Takahata: una vita di alti e bassi
Sin dall’infanzia passata nella prefettura di Okayama, ha modo di avvicinarsi alla letteratura e all’arte. La grande passione sulla storia dell’arte e sulle arti visive lo porteranno, dopo gli studi superiori ad iscriversi all’accademia di belle arti dell’Università di Tokyo. È proprio qua che si avvicinerà anche al mondo del cinema e in particolar modo a quello di animazione francese. Dopo la laurea, quindi, intraprese il proprio percorso alla Toei, una casa di produzione cinematografica famosa per i grandi registi che ha formato.
Sarà solo nel 1968 che si metterà in gioco con la realizzazione del suo primo lungometraggio La grande avventura del piccolo principe Valiant. Il lungometraggio ruppe completamente l’idea di animazione tradizionale che si rifaceva soprattutto ai modelli Disney per creare un animazione completamente in stile giapponese. Il film ottenne un grandissimo successo da parte della critica che però non fu corrisposto dal pubblico. La spada del sole non fu soltanto l’inizio di una nuova animazione giapponese, ma anche l’inizio della leggendaria amicizia tra Isao Takahata e Hayao Miyazaki.
Nel 1985, quindi, dopo anni di collaborazione con il regista Miyazaki, i due fondano lo Studio Ghibli con un rapporto di complementarità che si alternava tra produzione e direzione dei due maestri dell’animazione. Durante questo periodo Takahata produrrà numerosi film di successo, tutti con uno stile nuovo, con temi inaspettati e un amore incredibile verso la tradizione nipponica.
La morte di Isao Takahata nel 2018 ha segnato la fine di un era e di un amicizia che ha portato al cinema dei capolavori mozzafiato.
La tomba delle lucciole
Kobe, 1945. Seita e Setsuko hanno perso la madre da poco a causa delle incursioni aeree americane e il padre imbarcato nella Marina Giapponese non da più notizie da giorni. È il 21 settembre, un inserviente constata la morte di un bambino, tiene in mano una piccola scatoletta di caramelle arrugginita. Lo spirito del quattordicenne si unisce a quello della sorellina Setsuko mentre con la luce flebile delle lucciole ripercorrono i propri ultimi mesi di vita.
Era il 1988 quando Takahata fa il suo esordio allo Studio Ghibli con La tomba delle lucciole. Uscito in contemporanea con il film di Miyazaki Il mio vicino Totoro, dette una svolta al cinema di animazione. Due film che pur affrontando lo stesso drammatico tema lo sviluppano con una poetica completamente differente.
I due protagonisti, attraverso una storia da brividi, sono la rappresentazione perfetta dell’estremo pacifismo del regista, da sempre molto legato ai movimenti attivisti del Giappone. Tratto dal romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nasaka il lungometraggio affronta l’innocenza come fonte di vita e speranza in maniera estremamente realistica. Un realismo, però, che sarà costretto a confrontarsi con gli orrori della guerra. Anche lo stampo documentaristico e neorealista della regia mostra come il pensiero di Takahata si concentri su un cinema d’animazione che sta sullo stesso piano del cinema dal vivo.

La tomba delle lucciole
Pioggia di ricordi
Taeko è la tipica ragazza di città ancora single che lavora come impiegata a Tokyo. Durante le vacanze, come attratta da una forza invisibile torna nelle sue terre d’origine in campagna. Le memorie di quando era bambina si fondono con la vita presente lasciandole riscoprire la campagna e se stessa. In bilico tra il presente e il passato, tra spensieratezza e problemi, tra paura e amore, Taeko affronta una vera e propria rinascita totalmente al femminile.
Tratto dall’omonimo fumetto di Hotaru Okamoto, Pioggia di ricordi riesce con una maestria unica a sovrapporre realtà e sogno attraverso un uso continuo di flashback e un ricorso al colore del tutto innovativo. Se per il presente i colori sono più freddi il passato è caratterizzato da colori pastello con i contorni delle figure sfumati verso il banco.
Un ago della bilancia perfetto che si colloca tra immaginazione e realtà totalmente al femminile. La storia si concentra, infatti, sulla vita della giovane adulta lasciando alle figure maschili solo una piccolissima parte di aiutanti all’interno della narrazione. L’attenzione al femminile e la storia narrata segnarono uno dei risultati più grandi della sua carriera ed aprirono le porte all’animazione verso un pubblico più adulto.
Il film è disponibile su Netflix.

Pioggia di ricordi
Pom Poko
Sono i primi anni dell’era Heisei (anni sessanta), nella prefettura di Tokyo. Un gruppo di tanuki che da sempre hanno vissuto in quelle colline si trovano costretti ad abbandonare le loro case per lasciare posto ad edifici in cemento e centri commerciali. Forti della loro arte trasformista inizieranno a combattere per sabotare i lavori, ma gli uomini non sono centro impreparati, hanno armi distruttive per poter fermare i poveri tanuki.
Era il 1994 quando nelle sale cinematografiche giapponesi usciva una delle opere più critiche e politiche di Takahata. Vincitore del premio Annecy, Pom Poko è una vera e propria esaltazione della cultura giapponese, da sempre grande passione per l’artista, ma anche un grido di critica al comportamento umano nei confronti della natura.
La speranza è sempre al centro di tutta la storia, tanto che lo stesso spettatore, come i tanuki, è portato a sognare un mondo senza cemento, pieno di natura e serenità. Il lavoro magistrale di Takahata in questo film risalta ancora una volta la sua capacità incredibile di bilanciare alla perfezione l’immaginazione e la realtà.
Il film è disponibile su Netflix.

Pom Poko
I miei vicini Yamada
Gli Yamada sono una tipica famiglia giapponese nella prefettura di Tokyo. Takashi e Matsuko vivono assieme ai figli Noboru e Nonoko, alla nonna Shige e al cagnolino Pochi. La loro vita quotidiana è contraddistinta da un susseguirsi di emozioni diverse. Dalla bambina dimenticata al supermercato alla lotta per il controllo del canale tv. In una famiglia così stravagante la fantasia può diventare la normalità e trasformare il padre in un vero e proprio supereroe.
Penultimo film del regista, I miei vicini Yamada si basa sulle strisce di fumetti realizzate da Hisaichi Ishii. Un tributo alle sue passioni e al suo modo di intendere l’arte con una struttura del tutto innovativa. Takahata, infatti, riesce a rappresentare il nostro passato, presente e futuro dividendo la storia in tanti piccoli tasselli che uniti danno una rappresentazione della quotidianità a trecentosessanta gradi. Lo stile realistico e i toni umoristici dell’autore ovviamente non mancano, ma questa volta si uniscono ad un cinema più leggero.
Rivivere tematiche che spaziano dal disagio giovanile alla crisi della famiglia. – Isao Takahata
L’aspetto sperimentale tipico di Takahata non mancano neanche in quest’occasione. I miei vicini Yamada, infatti, sono stati il primo film dell’autore realizzati completamente in maniera digitale permettendo al regista di creare uno stile decisamente innovativo. Attraverso la ripresa del disegno bidimensionale tipico dei fumetti, Takahata, realizza un animazione minimalista e più acquarellata quasi a rappresentare la leggerezza di quella storia stessa.
Il film è disponibile su Netflix.

I miei vicini Yamada
La storia della principessa splendente
È un giorno di primavera quando Okina, un anziano tagliatore di bambù, trova nel germoglio di una delle piante una piccola creatura luminosa dalle sembianze di una principessa. Affascinato dal piccolo essere decide di portarla dalla moglie, qua si trasformerà all’improvviso in una neonata. Kaguya, adottata dai due anziani, cresce velocemente, diventando ben presto una splendida ragazza.
Dopo più di 13 anni di lavorazione, nel 2013, La storia della principessa splendente fa finalmente il suo ingresso nelle sale cinematografiche del Giappone. Un tributo eccezionale alla tradizione nipponica, il film ripercorre la storia del Taketori Monogatari attraverso gli occhi di Takahata. L’opera segna non solo un traguardo difficilmente ripetibile nella storia dell’animazione giapponese, ma anche un vero e proprio testamento artistico delle regista.
A livello contenutistico possiamo vedere come Takahata riprenda a meraviglia tutti i temi a lui cari, primo fra tutti l’inno alla vita e alla sua fuggevolezza. Da meno non è certo il carattere sperimentale dello sceneggiatore. I disegni realizzati per questo lungometraggio sono del tutto unici, la maggior parte di questi, è stata realizzata a mano a con uno stile completamente nuovo.
I colori, la storia, le tradizioni, tutto riporta a Isao Takahata, in un completo successo riconosciuto a livello internazionale.
Il film è disponibile su Netflix.

La storia della principessa splendente