Black eyed dog è un cortometraggio in stop-motion del 2023 di Cino Zolfanellli.
La prima si è tenuta ad Alice Nella Città 2023 a Roma. Menzione speciale all’Oscar-Qualifying In The Palace International Short Film Festival di Sofia.
Black eyed dog – la trama
Nel mezzo di una foresta, un bambino vive insieme al suo cagnolino. Durante una scampagnata, il bimbo ha un incontro con una creatura a dir poco paranormale: un mostruoso pesce fluttuante. Disegna l’animale sulla corteccia di un albero, come a sfidare la sua memoria per chiedersi se l’abbia visto davvero.

Gli anni passano e il bambino, ormai uomo, continua la sua ricerca disperata del mostro per dimostrare di non essere pazzo. I disegni della creatura, parte integrante della tappezzeria della baita, sembrano dimostrare il contrario. Il cane, unica sua compagnia, fa di tutto per attirare la sua attenzione e distoglierlo dall’ossessione che lo perseguita. Che sia la sua unica via di scampo all’incubo del pesce? E la creatura, esisterà veramente?
Animazione e psicologia
La stop-motion sta tornando in auge negli ultimi anni in un genere che solitamente non è destinato al target a cui era abbinato nel suo periodo d’oro (gli anni’90-2000): l’horror. Questo avviene sia in film di animazione propriamente detti, sia in lungometraggi che lo utilizzano come strumento e tematica. Mad God di Phil Tippet, il padre degli effetti speciali analogici hollywoodiani, è un viaggio in un incubo fatto di materia organica e fluidi, dove le sensazioni prendono il sopravvento sulla trama, che quasi non c’è. Stopmotion di Robert Morgan ci mostra la follia di un artista che lavora con la tecnica dei modellini animati. Eppure, già Coraline e la porta magica nel 2009 aveva mischiato il fantastico all’orrorifico, elaborando gli antri della mente della giovane protagonista.
Black eyed dog prosegue questa traiettoria di ricerca sull’inconscio, ma senza copiare e con un’atmosfera tutta sua. L’illuminazione si alterna tra colori freddi e caldi assecondando gli stati d’animo del protagonista con un gusto espressionista. La regia ha una sua dinamicità usando movimenti di macchina e cambi di fuoco nelle scene di caccia e angolature storte in quelle più ansiogene.

Zolfanelli ha giocato anche sulle grandezze, dando il giusto peso ai personaggi facendogli occupare più o meno spazio nell’inquadratura quando questi sono in possesso o meno del loro mondo mentale. L’uomo è infatti circondato dai disegni del pesce nella baita, che lo sovrastano come quando lo incontrò per la prima volta. Ma come ci insegna la psicanalisi, il suo ossessivo dovere trasformarlo in icona è una prova stessa della possibile inesistenza del mostro. Deve vederlo e rivederlo, per dimostrare innanzitutto a sé stesso che esiste, che lui non è pazzo.
Muovendosi nella sua personale selva oscura, l’uomo ritrova la sua vera persona solo animalizzandosi per riottenere la fiducia del suo cane. In questa scena vediamo l’essere umano e l’animale sullo stesso piano, con un cambio di colori più calorosi che riflettono un nuovo stato emotivo. Il pesce sullo sfondo è inerte, perché in fondo è sempre stata un’immagine, che solo se vista e rivista fa danni divenendo ossessiva.
Black eyed dog è in definitiva un cortometraggio agrodolce che vuole spingerci a prendere il controllo della nostra immaginazione, usandola, e non lasciando che la nostra vita venga dominata da essa.