Il corto della regista tedesca Hilke Rönnfeldt è un esperimento sul rapporto che l’essere umano ha con le emozioni. E con la nudità del suo interlocutore
Vincitore nel 2023 del Pardo d’oro al miglior cortometraggio internazionale al Locarno Film Festival, A Study of Empathy, scritto e diretto da Hilke Rönnfeldt, è prodotto dalla Asbjørn H. Kelstrup e distribuito dalla Shortcuts. Nei ruoli principali Emilie Krause e Sara Klein Larsen.
IL TRAILER – A Study of Empathy
Disattivare e attivare l’emozione – A Study of Empathy
La brillante regista Hilke Rönnfeldt realizza un corto, A Study of Empathy, che è nei fatti un esperimento sociologico attraverso il cinema. Rönnfeldt si chiede quale potrebbe essere l’effetto su un soggetto difronte alla nudità fisica e interiore della sua interlocutrice. Quale la reazione di fronte ad un corpo nudo e alla lettura di un fatto privato. Apatia o Empatia? Indifferenza o assoluta immedesimazione? Dana è un personaggio in regressione che sembra vivere la sua solitudine nella noia delle mura della sua abitazione. L’oggetto del corto è il suo donarsi ad un esperimento attuato dall’artista performativa Penelope, giunta nel suo appartamento per riprendere la reazione di Dana al suo progetto. Quest’ultima verrà fotografata nella sua reazione all’esperimento in corso. Reagire al copro nudo dell’artista e alla lettura di un suo fatto privato. Il suo desiderio di essere madre nella sua relazione contorta col padre.
Fin da subito si dimostra estremamente interessante l’approccio di Penelope nei confronti di Dana. Un linguaggio asettico, con poche risposte, quasi nessuna confidenza, che segna la distanza tra l’esperimento e la sua cavia. L’artista performativa si comporta come un medico, quasi una psichiatra giunta nell’ambiente naturale di Dana, la sua casa, pe registrare ogni reazione a quell’arte concettuale in movimento. La reazione della donna a ciò che Penelope mostra. A Study of Empathy è concretamente uno studio sull’empatia. E nel breve ma intenso rapporto tra chi mostra e chi vede, il corto mira a lasciare Dana inesorabilmente sconvolta da quella vista. Ferma sulla sedia inizialmente, si copre il viso un secondo dopo non sapendo come reagire. Mentre dietro la macchina fotografica riprende l’assenza di controllo emozionale di Dana. Instabile difronte a quel corpo nudo, imbarazzata nel contrasto tra fisico e rivelazione intima di Penelope.
La regia di Hilke Rönnfeldt – A Study of Empathy
L’estraniazione verso l’esperimento dell’artista performativa combacia con lo spaesamento e la fragilità del tutto incontrollata da parte di Dana. Merito di una regia fredda e ben studiata nelle geometrie registiche. Per tutto l’esperimento Dana e Penelope sono difronte all’altra. La prima seduta sulla sedia, l’altra in piedi. Avrebbe potuto la Rönnfeldt optare per un campo e contro-campo classico. Invece preferisce riprendere entrambe nella stessa inquadratura. Di quinta Dana mentre il corpo di Penelope mostra una sensazionale distanza e un’eccellente profondità di campo, mentre la luce del giorno fa da contrasto con il semibuio della stanza. Dall’alto Penelope, come una forza superiore quasi immanente, guarda come una divinità l’umano mortale, Dana, sottoposto al suo insindacabile giudizio.
Un’impotenza umana nell’ambiente in cui l’empatia si rivela essere il parametro di uscita dal rapporto umano e divino. Infatti Dana, accecata dalla vista della vergogna del corpo e dei sentimenti provati, scappa via rifugiandosi davanti alla finestra. L’esperimento è riuscito nella dimostrazione che Penelope ha dato al suo progetto: rendere instabili le sue cavie dinnanzi alla mancanza del libero arbitrio delle emozioni. La macchina fotografia alla fine si dimostra un medium tra l’immagine compiuta dall’artista performativa. Dana, ribellandosi a quella composizione dettata da Penelope, sblocca il suo senso di vuoto e di noia in un piano sentimentale mosso dalla novità. Qualcosa che costringe l’essere umano a ribellarsi, contorcersi, riattivando una sfera empatica rinvigorita dal diverso sconosciuto.
Arte è cinema – A Study of Empathy
A Study of Empathy pone l’attenzione su come il cinema sia uno dei mezzi più potenti per porre l’attenzione sulle emozioni. Il mezzo cinematografico, come dimostra bene Hilke Rönnfeldt, consente un’espressione sfumata dei sentimenti. Il punto del corto della regista tedesca è racchiuso, e in parte rinchiuso, nel come l’empatia sia del tutto soggettiva. Lo sviluppo empatico, come accade a Dana, può sconvolgere o lascarci indifferenti. Pur utilizzando il mezzo della finzione, A Study of Empathy, smussa il lato più intimo di Dana, costringendola a rapportarsi a ciò che con conosce e a reagire nell’immediato.
E Penelope, riprendendo lo schema della psicologa Norma Feshbach, costringe la protagonista a rispondere in modo affettivo alle emozioni provate da un’altra persona, condividendo il suo stato emotivo. Ma l’artista performativa, come si vedrà nel party espositivo per la rilevazione delle sue fotografie, si dimostra incredibilmente priva di emozioni. Comparendo come una sorta di transfert da persona a persona, da Penelope a Dana. In uno scambio spietato e asettico tra empatia e apatia.
A Study of Empathy rende l’empatia affascinante, individuale ma anche una componente complessa che alla fine riguarda i soggetti e non la relazione tra essi. Dimostrando che è facile immedesimarsi nei sentimenti degli altri. Più difficile invece farlo assieme.
Anno: 2023
Durata: 14'
Distribuzione: Shortcuts
Genere: dramedy
Nazionalita: Danimarca
Regia: Hilke Rönnfeldt
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers