Così affiatati da sembrare quasi una vera coppia, (cosa che invece sono nel film “L’invenzione di noi due”), Lino Guanciale e Silvia D’Amico raccontano i loro personaggi, Milo e Nadia, nell’ultimo film di Corrado Ceron.
L’elemento temporale è fondamentale nel film L’invenzione di noi due. Sembra quasi che ci siano una Nadia e Milo del prima e del dopo. Che differenza c’è e che trasformazione fanno i personaggi?
Silvia D’Amico. «La Nadia del prima ha un’istintività e un entusiasmo probabilmente anche dovuti alla giovane età, per cui per lei passano in secondo piano tante cose come, ad esempio, la precarietà della sua situazione lavorativa. All’inizio di un amore è tutto molto entusiasmante, poi col passare del tempo, si diventa maturi e la storia d’amore viene messa a dura prova anche dal passare degli anni. Di conseguenza, inizia a guardarla con gli occhi del cambiamento. É qualcosa di diverso che si è evoluto e sarà Nadia a decidere se questa evoluzione vorrà accettarla oppure no.»
Lino Guanciale. «E’ stato sano affrontarli all’inizio come se fossero due personaggi diversi, il Milo giovane e quello maturo, però è anche vero che poi, mettendosi nei loro panni, si scopre che tante cose mutano ma, tante restano le stesse. Crescendo scopri che quello che poi creano l’amarezza, la delusione e il fatto di avere finito per esasperare cose che già ti portavi dietro, sono come dispositivi nascosti del tuo fallimento. Milo è così: è l’incarnazione della profezia che si autoavvera riguardo se stesso e l’impossibilità di raggiungere certi obiettivi, caratteristica che Nadia, nonostante tutto il male che la vita le faccia con il passare degli anni non ha. E per questo resta fedele ai suoi sogni. Credo che questa sia una delle ragioni per cui Milo prende il coraggio a due mani pensando che valga ancora la pena inventarsi qualcosa per salvare questo amore.»
La scrittura in questo film è fondamentale, diventa il luogo in cui Milo si nasconde e poi si rivela.
Lino Guanciale. «Sì, è il gioco della maschera: da un lato nasconde il tuo volto ma ti consente di tirare fuori delle cose che altrimenti resterebbero nascoste e che non sveleresti mai. E’ un tema forte. Milo arriva a imbracciare questa tecnica, che di norma starebbe nel campo professionale di Nadia, malgrado se stesso. Ci arriva per estenuazione, perché di fronte a un vicolo che sente davvero cieco e di fronte al pensiero che valga ancora la pena tentare, non ci pensa su molto e per la prima volta fa una cosa veramente dettata dall’istinto. Indossa la maschera di Cyrano e inizia a scrivere lettere d’amore con un alter ego. É una vera e propria prova di coraggio.»
L’invenzione di noi due affronta tanti elementi importanti: dal precariato alla trasformazione dell’amore. Qual è il messaggio fondamentale?
Silvia D’Amico. «Il messaggio fondamentale è quello di dire la verità, di raccontarla sia al proprio partner che a se stessi. Molto spesso ci si dimentica di chiedersi cosa si voglia, non ci si domanda mai se ci si sente realizzati o lo si dà per scontato. Ed è proprio questo quello che poi mette in crisi Nadia e, di conseguenza, il rapporto che ha col suo compagno.»
Una storia che racconta la difficoltà della quotidianità. Cosa avete apprezzato del vostro personaggio?
Lino Guanciale. «Siamo stati contenti che sia emersa una cosa che io ritengo fondamentale: l’ammissione di fragilità maschile. Proprio questa fragilità mi ha consentito di avvicinarmi molto a Milo che, tra l’altro, incarna un modello maschile diverso dagli stereotipi a cui siamo abituati. Un’altra cosa importante che va sottolineata è quella del gioco. Ad un certo punto, se qualcosa riparte avviene perché riparte un gioco. Questo desiderio può apparire ovvio ma non lo è. E’ quel valore che non passa mai e che non va perso in un passo a due come un amore.»
Questo amore è dedicato a chi si ama e non ricorda più il perché.
Silvia D’amico. «Nell’amore non esistono domande o tanti perché. A un certo punto della storia, Nadia dice è bello innamorarsi delle cose che ti piacciono nella persona sbagliata. Ecco, questo è un po’ il messaggio. E’ un’alchimia, una forza misteriosa e la cosa più importante è vedere negli anni come si evolve questo tipo di compatibilità e come, se si vuole, si possa riuscire a coltivarla.»
Il finale è aperto. Secondo voi, Milo e Nadia scriveranno assieme quel libro?
Silvia D’Amico. «Non lo so… Sai, ognuno segue la sua strada e trae le sue conclusioni.»
Lino Guanciale. «Secondo me c’è una forma di corresponsabilità. Però è bello avere il finale aperto, portare avanti quel dubbio, che poi è proprio quello che insegna la scrittura.»
Editing Sandra Orlando.
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