Il richiamo della foresta è l’ultimo di una serie di adattamenti del romanzo omonimo scritto da Jack London e pubblicato nel 1903. Il film vede Chris Sanders alla regia e la co-produzione della 20th Century Studios, la TSG Enternaiment e la 3 Arts Entertainment. É uscito al cinema nel 2020; dal 15 luglio 2024 è disponibile sulla piattaforma streaming Netflix.
Il richiamo della foresta: la trama
Alla fine dell’Ottocento, il cane Buck viene rapito dalla sua calda California per essere venduto come cane da slitta per i cercatori d’oro dell’Alaska. Qui si deve ambientare in un mondo a lui ostile, fino all’incontro con John Thornton (Harrison Ford). Con lui condividerà un’avventura e un’amicizia del tutto particolare.
Il rapporto tra Buck e John
Il legame che si crea tra i due protagonisti è un’amicizia inaspettata quanto profonda. Entrambi stanno vivendo un momento particolare della loro vita.
Buck è stato sradicato da un mondo familiare per essere immesso all’improvviso in uno a lui del tutto estraneo, di cui non conosce le regole. Lentamente comprende come sopravvivere nella foresta, ma un nuovo ostacolo è dietro l’angolo. John, al contrario, ha abbandonato volontariamente la civiltà, preferendo l’isolamento alla convivenza con altre persone. Entrambi devono perciò fare i conti con la solitudine, che sia voluta o indotta.
Il richiamo della foresta è una storia di abbandono, ma anche di ritrovamento. Grazie al loro incontro e alla reciproca compagnia, Buck scoprirà un posto dove poter essere finalmente libero e felice, mentre John riacquisterà la voglia di agire e di inseguire un obiettivo.
Il richiamo della foresta: la fotografia
L’ambientazione in Alaska – sebbene le riprese siano state girate in Canada – permette a Janusz Kamiński, direttore della fotografia, di inserire numerose immagini di paesaggi. Montagne, foreste, prati, fiumi, laghi si susseguono per tutto il film, dando voce alla meraviglia della natura selvaggia e incontaminata, in cui l’uomo è solo un inquilino passeggero.
L’uso della CGI
Gli animali non sono veri. Tutti sono stati creati dalla tecnologia digitale, probabilmente per questioni di budget e di semplificazione. L’uso della CGI (computer-generated imagery, letteralmente in italiano “immagini generate al computer”) permette di conferire agli animali, soprattutto a Buck, delle espressioni quasi umane. D’altro canto, l’effetto risulta un po’ straniante, con la camminata bizzarra di Buck e il pelo che in certe angolazioni risulta palesemente finto.