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‘Agonia’ Il cinema usato come pura arte visuale

Júlio Bressane si muove fra sperimentazione e Nouvelle Vague, andando oltre i temi cari al Cinema Novo brasiliano. Un opera che supera il cinema di narrazione a cui siamo abituati. Disponibile su RaiPlay

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Agonia - Un frame della pellicola brasiliana

Agonia fa parte della storia cinematografica brasiliana. Il regista Júlio Bressane – che si occupa di quasi tutta la parte tecnica del film – sperimenta utilizzando tutto ciò che ha a disposizione per ottenere un’opera significante oltre la mera narrazione. A ragion di ciò, questa pellicola si contraddistingue per l’assenza di un finale.

Bressane si discosta dalle tematiche del Cinema Novo, pur condividendone alcune modalità espressive. Proprio per mantenere la sua indipendenza espressiva e artistica, il regista ha fondato la sua casa di produzione, la Júlio Bressane Produções Cinematográficas.

Il titolo ha come significato originario quello di lottatore, che combatte con tutte le sue forze. Agonia è disponibile, in versione originale sottotitolata, su RaiPlay.

Antena ed Eva, un amore fra visioni e realtà

Antena è un assassino disincantato che viaggia in Chevrolet. Eva è una veggente – anche se la sensazione che sia una prostituta è forte – che accetta un passaggio dall’uomo appena conosciuto.

Inizia così il loro amore, segnato dalle visioni inquietanti di lei, dal passato di lui e dall’inedia che li travolge. Una noia che li porta a scavare nelle loro anime, che poi non si discostano da quelle di tutti i personaggi che incontrano. La vita, con i suoi momenti tragici e allegri, viene messa in primo piano, mentre Antena ed Eva lottano per poter sganciarsi dall’inevitabile.

La rappresentazione oltre la narrazione

Júlio Bressane non ha avuto vita facile come artista, più per le tematiche affrontate che per le modalità artistiche utilizzate. Se a livello tecnico si avvicina molto a ciò che richiama la Nouvelle Vague, sono invece proprio le tematiche affrontate che lo hanno portato prima all’allontanamento dal Cinema Novo brasiliano e poi a un rifiuto quasi istintivo da parte della critica.

Il regista brasiliano ha come obiettivo ultimo quello di rendere la modalità raffigurativa protagonista assoluta. Cavalca l’onda dell’avanguardia e non si fa scrupoli a usare metodi e espedienti già visti in altre opere. Agonia è un richiamo al cinema dell’epoca, oltre che un messaggio anarchico.

Le sue opere hanno una paternità facilmente identificabile e per questa ragione il cinema di Bressane lascia il segno. L’artista si occupa di quasi tutta la parte tecnica, eccezion fatta per la fotografia, spesso cupa e al limite dell’accettabilità, affidata a Renato Laclete.

Agonia modellato come una scultura

Nulla è lasciato al caso in questo film. Una gran sequenza di long take, spesso lenti fino all’inverosimile, è solo una delle molte sue caratteristiche. La colonna sonora è infarcita di canzoni popolari e privata di qualsivoglia suono ambientale. Il recitato, fra fuori sincrono e fuori campo, rende evidente come la sua registrazione sia avvenuta in studio, per evitare imperfezioni che avrebbero minato il lavoro dell’autore.

Le angolazioni di ripresa, l’uso di cartelli descrittivi, finanche una transizione manuale – resa con un cartoncino sull’obiettivo che scopre la lente gradualmente: tutto indica una forte modalità raffigurativa. Questa connotazione così marcata non inficia il testo: pregno di significato e volutamente recitato in maniera quasi alienante, in un forte richiamo avanguardistico teatrale.

Il bacio è la vigilia dello sputo (cit. dal film)

In un’opera così calibrata, gli attori riescono a essere parte integrante, dando priorità al fine registico più che al proprio ego. Joel Barcellos, interprete di Antena, con il suo fisico secco e nervoso, dosa bene le intemperanze del suo personaggio. Anche Maria Gladys, alias Eva, è completamente asservita alla messa in scena. La donna ricorda Giulietta Masina, fra l’allampanata Gelsomina di La strada (1954) e la prostituta di Le notti di Cabiria (1957). La caratterizzazione data dall’abito e dal trucco non sminuiscono la sua potenza interpretativa.

Lo stesso vale per i personaggi secondari, fra cui Sinhô, interpretato da Grande Otelo, e Mudo, interpretato da Wilson Grey, che regalano un’espressività quasi macchiettistica ma confacente al progetto di Bressane.

Un film da osservare come un quadro

Agonia non è una pellicola semplice né confortevole. Non vi accompagna per mano nell’intricata storia della strana coppia, ma vi getta nella mischia, sperando di creare quella giusta confusione che porta l’osservatore a porsi delle domande.

Bressane non è interessato a dare delle risposte, tanto che il film non ha un finale, ma vuole innescare un meccanismo refrattario, stimolato in tanti modi diversi, utile ad attivare l’aspetto non solo critico ma anche estetico. Non è un’opera per tutti, come i quadri di Picasso o la musica di Schönberg, ma è sicuramente stimolante.

Il trailer originale di Agonia

A agonia

  • Anno: 1978
  • Durata: 100'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Brasile
  • Regia: Júlio Bressane

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