Una doppia verità è diretto dalla regista Courtney Hunt, professionista con una esperienza prettamente televisiva. In questo lungometraggio, Hunt si affida a un cast di qualità: Keanu Reeves, Renée Zellweger e Jim Belushi su tutti.
L’avvocato Richard Ramsey doveva essere inizialmente interpretato da Daniel Craig, il quale si è sganciato dal progetto poco prima dell’inizio delle riprese e senza una spiegazione. Il suo posto è stato assegnato a Reeves: un cambio che sicuramente ha lasciato il segno.
Il film è disponibile su RaiPlay.
Un marito, una moglie, violenza e …
Boone Lassiter, avvocato di successo e uomo dalla mentalità patriarcale, viene ucciso. Il figlio Mike viene accusato del delitto. Loretta, la madre, chiede all’amico di famiglia Richard Ramsay di difenderlo, ma il giovane si chiude in un mutismo totale.
Ramsey, che assume la collega Janelle Brady per affiancarlo, cerca di ricostruire il rapporto padre e figlio, portando alla luce il carattere irascibile di Boone. Quando Mike decide di parlare, confessa di aver dovuto ammazzare il genitore per salvarsi dai continui abusi che subiva.
Il finale riserva un capovolgimento di fronte e Mike affronterà il suo difensore, percorrendo la ricerca della verità. Una realtà che viene mostrata sul finale e che porta alla luce il vero omicida e la ragione di tale atto.
… tanta noia
Se inizialmente si abbocca all’hook lanciato da sceneggiatore e regista, venendo indirizzati verso la ricerca del colpevole, alla fine non si può evitare di sbadigliare, cullati dalla voce fuori campo che è tanto protagonista quanto efficace sedativo.
Una voce narrante così presente che cerca di coprire tutte le lacune che la pellicola non riesce a nascondere. Courtney Hunt cerca in tutti i modi di darci la mera illusione di assistere a un crime esaltante, ma la sua regia ci porta inevitabilmente a Law & Order e similari. Non bastano i primi piani hitchcockiani piuttosto che inquadrature da angolature non usuali alla Welles: se questi strumenti vengono usati senza coerenza diventano mero esercizio didattico.
Hunt non viene aiutata neanche dalla fotografia di Jules O’Loughlin, che risulta piatta quanto uno schermo lcd con una risoluzione da tubo catodico. Scene e costumi, di cui si sono occupati Mara LePere-Schloop e Abby O’Sullivan, hanno un che di sceneggiato televisivo alla Beautiful. Il montaggio di Kate Williams risulta scontato, non agevolato dalle musiche banali di Evgueni Galperine e Sacha Galperine.
La sceneggiatura di Nicholas Kazan non sarebbe neanche male ma l’autore non è riuscito a mantenere lucidità e a evitare che la voce narrante prendesse il sopravvento. Una scrittura in cui la storia parte già con l’handicap di non essere poi così originale. Ma bruciarsi il finale in quel modo è decisamente un suicidio artistico.
Attori novelli Atlante…
In tutto questo marasma professionale non propriamente all’altezza, non fanno fatica a spiccare gli attori. Boone è interpretato da Jim Belushi in una parte a lui non solita. L’attore è noto soprattutto per i ruoli brillanti, ma riesce a imprimere al suo personaggio quell’aura maledetta per cui si è portati inevitabilmente al disprezzo.
Una doppia verità – Una scena del film
Gugu Mbatha-Raw, nella parte dell’aiuto di Ramsey, non si capisce bene a cosa serva se non, forse, a coprire le oramai famose e imprescindibili quote di colore, genere e quant’altro. Gabriel Basso rimane fagocitato dal mutismo che contraddistingue il suo personaggio, eccedendo nel momento finale. Ma è un peccato veniale, perdonabile vista la giovane età.
Renée Zellweger ha cercato in tutti i modi di allontanarsi dal personaggio che l’ha resa famosa. Loretta, in effetti, è ben distante da Bridget Jones, e Zellweger avrà pensato di usare questa caratterizzazione per dare ulteriormente modo di apprezzarla come interprete. Peccato che Loretta non venga indagata e ciò lascia l’attrice a veleggiare senza particolare incisività.
Fra Keanu Reeves e Daniel Craig c’è una differenza abissale e, probabilmente, l’attore britannico avrebbe marcato in maniera più convincente il ruolo di Richard Ramsay. Reeves riesce comunque a identificare il personaggio, cercando di contenere la sua avvenenza e usando una recitazione molto rigida e composta. Anche nei momenti che dovrebbero essere più intimi, il personaggio di Ramsey risulta essere più distaccato che coinvolto.
… che finiscono come Icaro
Tanta buona volontà e tanta bravura non riescono però a imprimere alla narrazione, e alla pellicola in generale, un’aura interessante. Ogni qualvolta c’è un momento che potrebbe essere di giusta tensione, ci pensa la voce narrante a far crollare l’interesse. E se la storia non è nulla di nuovo, il finale, che invece poteva regalarci qualche sorpresa, viene sprecato.
Grandi autori e registi ci hanno regalato dei finali così descrittivi, ma lo hanno fatto avendo alle spalle una struttura ben solida, sia tecnica che narrativa. Hunt non ha nulla di tutto ciò, quanto meno non in questo film. Una pellicola che si riesce a vedere fra sbadigli – molti – e qualche momento tensivo, probabilmente casuale.