Animazione

‘The Skytrain’: un’animazione sperimentale

Le mani: personaggi della narrazione

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Proiettato per la prima volta a gennaio 2024 e disponibile per la visione il 18 luglio al SiciliAmbiente Film Festival 2024The Skytrain di Joe Chang è il primo corto d’animazione in 8K al mondo. Prodotto in Canada, una delle due case del regista nativo cinese, il corto è una sperimentazione della durata di 8,5 minuti, che fa uso di mani come personaggi della narrazione.

Il concept di The Skytrain

Il soggetto del corto è molto semplice ed è, per questo, un ottimo presupposto su cui costruire un’animazione. L’idea del regista è quella di rappresentare tutte le varie sfaccettature della società odierna e lo fa a partire dallo Skytrain di Vancouver, una linea metropolitana canadese che è per sua stessa natura un crocevia umano. Sul treno di Vancouver si incontrano persone provenienti da ogni background e Joe Chang cerca di far assurgere il particolare a universale prendendo quello che si presta come un emblema della società: un treno per l’appunto.

Tuttavia, estremamente importante è anche un’altra scelta compiuta dal regista: anziché rappresentare semplicemente delle persone, queste divengono sineddoticamente le proprie mani. Del treno ci è dato vedere solo i corrimani orizzontali e verticali, senza mai uno sguardo al resto dei corpi delle persone. Le mani sono quindi le reali protagoniste di questo corto, ed è una scelta volutamente simbolica che darà modo al regista anche di esplorare alcuni temi particolari.

Una grafica deludente

Se l’aspetto grafico del film è sicuramente ricco di particolari guizzi creativi, la sperimentazione in 8K sembra più una scusa che un reale traguardo. Se da un lato, infatti, va oggettivamente riconosciuto l’obiettivo raggiunto da The Skytrain, non si può dire che le animazioni sfruttino appieno l’elevata risoluzione del corto. Le animazioni sono davvero molto semplici ed essenziali e fanno uso di tecnologie superate, tutt’altro che impressionanti.

Sebbene possa essere senz’altro una scelta consapevole del regista, francamente un progetto più ambizioso avrebbe potuto essere auspicabile per un corto che si propone di inaugurare il raggiungimento della risoluzione 8K. Certo, va riconosciuto che un corto in cui figurano unicamente delle mani non pone, comunque, un obiettivo semplicissimo in termini di animazione: riuscire a rendere “emotive” delle mani è estremamente complesso ed esse sono anche fra le le parti del corpo notoriamente più difficili da disegnare e animare. Comunque, lo stile grafico volutamente grossolano, con bordi spessi e piuttosto imprecisi non aiuta a far passare l’idea che si sia voluto puntare su una complessità particolare. Sfortunatamente, disegni e animazione sono forse uno degli aspetti più problematici di questo corto.

Colonna sonora: scelte interessanti e scelte discutibili

La colonna sonora di The Skytrain dispone di una musica per lo più adeguata, frutto di un uso consapevole dell’accompagnamento musicale. La parte finale è senz’altro quella più incisiva e degna di nota, dove lo spettatore rimane sospeso nelle immagini che anticipano i titoli di coda. Il comparto degli effetti sonori, d’altro canto, fa per lo più uso di quelli che sembrerebbero essere stock sound. Non sarebbe di per sé un problema, ma questi suoni risultano, in certi momenti, davvero troppo caricaturali o anche fuori luogo rispetto a ciò che sta venendo animato. Di fatto, non riesce difficile percepirli, a volte, come anche un po’ posticci, lasciando a desiderare, forse, delle soluzioni più interessanti che disturbino meno l’attenzione dello spettatore.

La “storia” di The Skytrain

In termini di sceneggiatura, con The Skytrain siamo di fronte ad un corto sperimentale che, per suo stesso concept, non si propone di mettere in scena una storia; piuttosto una serie di avvenimenti per lo più scollegati fra di loro. C’è una sorta di filo conduttore nelle vicende di una coppia che avvengono a più riprese in apertura e al centro del corto, nelle quali un uomo salva una donna da un molestatore e poi i due finiscono per sposarsi. Rimangono, tuttavia, vicende poco significative e semplicemente incastonate in mezzo alle altre, per quanto il fatto che siano le uniche a essere riprese in due momenti separati le metta comunque in primo piano.

Per il resto, si può assistere alle più svariate scene di vita che plausibilmente possono accadere all’interno di un treno, dalle più positive alle più negative. Abbiamo un bambino che si dondola sul corrimano così come uno scambio di droga o una lite che evolve in uno scontro violento.

La velata critica all’IA

La parte che spicca maggiormente rispetto a tutto il resto in The Skytrain è, però, quella finale. Dopo la scena di lite che culmina in uno spargimento di sangue, abbiamo un momento di pausa da cui emerge una mano che dice

Hey, you! What are you waiting for? Christmas?

(Ehi, tu! Che cosa stai aspettando? Natale?)

Dopodiché, inizia una sequenza di immagini di mani poste nelle più varie posizioni all’interno proprio di un treno, che transita poi nei titoli di coda. Ad un occhio più inesperto potrebbero sembrare delle mani realistiche e non disegnate, ma sicuramente tutti, nella rapida successione di immagini, percepiranno qualcosa di strano, di sbagliato. Le dita innaturalmente affusolate e poste in posizioni improbabili e, talvolta, l’occhio potrebbe sentirsi ingannato dalla presenza di sei dita su un’unica mano. La velocità con cui le immagini scorrono non aiuta a cogliere certi dettagli, ma non si sarà in torto a pensare che non siano mani umane. Quelle sono, infatti, immagini generate dalla IA, che progressivamente viene sempre più smascherata finché, nelle immagini finali, arriva a riprodurre delle mani cibernetiche.

Questa sequenza, pur non dando alcun contesto, è forse quella con uno dei messaggi più forti da parte del regista: per quanto l’intelligenza artificiale possa evolvere, non sarà mai in grado di imprimere un’anima alle proprie creazioni. Ed è questo che contraddistingue l’arte, il suo essere intrinsecamente umana. La scelta di usare le mani per riprodurre la società umana rende questo messaggio ancora più geniale, poiché l’IA è tipicamente incapace di rappresentare delle mani umane credibili, laddove con il resto del corpo mostra molte meno difficoltà. La contrapposizione emerge chiaramente. Da un lato vi è il corto effettivamente realizzato e animato da Joe Chang che con le mani si propone di rappresentare l’umanità. Dall’altro vi è la IA che fallisce a conferire umanità alle sue rappresentazioni di mani umane.

Conclusioni

Senz’altro un messaggio davvero ben concepito e messo in scena. Tuttavia, la parte che lascia un po’ perplessi è che, probabilmente, non è questo il messaggio di punta di The Skytrain. È piuttosto evidente che più di sette minuti di corto non possano essere solo un’unica costruzione funzionale alla realizzazione di un messaggio che si esplica nei titoli di coda. Sicuramente, dovrebbe trattarsi più di un messaggio aggiuntivo, mentre il centro motore del corto dovrebbe rimanere, comunque, la rappresentazione della società all’interno dello Skytrain di Vancouver. Ed è forse questo che lascia un po’ perplessi sulla messinscena totale.

Nel complesso, infatti, pur non proponendosi grande originalità, The Skytrain riesce a trovare dei guizzi creativi molto interessanti ed efficaci. Ma non mancano, comunque, certe criticità che facciano pensare a come avrebbe potuto essere un altro corto a raggiungere il traguardo dell’8K. Nondimeno, un corto assolutamente da vedere in virtù della sua forte sperimentazione e delle idee interessanti che il regista propone al pubblico.

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