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‘MaXXXine’, scie di sangue sulla strada per il successo
Mia Goth torna nei panni di Maxine Minx nel capitolo conclusivo della trilogia horror
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4 mesi agoon
MaXXXine, l’ultimo capitolo della trilogia slasher di Ti West, iniziata con X- A Sexy Horror Story e Pearl, era una bomba annunciata da tempo e, complice un’annata finora sterile per i film di genere, ha causato un gran terremoto. L’ascesa della stella di Mia Goth, si lega a quella del suo personaggio, Maxine Minx, in un gioco meta-cinematografico in cui ad uscirne vincitrice è sempre e comunque lei che con un’interpretazione tagliente è anima, corpo e ingrediente non così segreto di una saga già cult.
Ti West trasporta la narrazione a metà degli anni ’80, quelli del decadimento artistico di Hollywood, sorretta dal Brat Pack e che coincide con l’epoca d’oro dell’horror di serie B di cui lo stesso regista è, per usare un eufemismo, grande estimatore. Le atmosfere artefatte e i colori sgargianti, uniti ad una colonna sonora trascinante e ad un’oculata scelta di cast e costumi, rendono MaXXXine un viaggio nel tempo fresco e intrigante, capace di sbancare al box office statunitense, giocando con i cliché e fregandosene dei boriosi giudizi, proprio come fatto con i primi due capitoli.
Ma la strada verso il successo è tortuosa, l’agghiacciante passato di Maxine si ripresenta e dovrà sbarazzarsene in un crescendo di suspense e violenza, consapevole che, come diceva Bette Davis, ‘in questo business, finché non vieni conosciuto come un mostro, non sei una star‘ e allora è giunto il momento di sbattere il mostro in prima pagina o sul grande schermo.
Trama e Cast di MaXXXine
Los Angeles, 1985: una scia di efferati delitti a sfondo satanico, compiuti da quello che i notiziari chiamano ‘night stalker‘ conduce a Maxine Minx, una nota attrice pornografica che tenta di sfondare a Hollywood. Le morti ravvicinate di diversi suoi conoscenti minacciano di rivelare il suo sinistro passato e porre fine alle sue aspirazioni.
Nel terzo film della trilogia di X, oltre all’assoluta protagonista Mia Goth nei panni della femme fatale Maxine Minx, emerge un cast eccezionale con Elizabeth Debicki (Lady D in The Crown), Kevin Bacon, qui nel ruolo del viscido detective privato incaricato di trovare Maxine, Giancarlo Esposito, Lily Collins, Michelle Monaghan, Bobby Cannavale, Moses Sumney e un sorprendente cameo di Halsey.
La regina di Babilonia
Nella Hollywood nera e perduta di Kenneth Anger, Maxine Minx si muove spavalda senza guardare in faccia nessuno, sicura delle sue capacità ma tormentata da un passato agghiacciante che sembra non volerla abbandonare. Maxine è una star, lo sa e aspetta solo che il resto del mondo lo scopra. In una ritmata sequela di momenti al cardiopalma, in bilico tra l’allucinazione hollywoodiana e la sua cruda realtà.
Maxine combatte per il suo sogno in una città corrotta e allo sbando, in cui non c’è religione ma dove chiunque si crede profeta, una giungla di cemento e scenografie in cui è necessario saper guardare oltre la facciata per evitare di perdersi in un vicolo cieco. L’immagine che West dà di Hollywood è sporca, marcia nel profondo, suggerendo allo spettatore che non sarà mai possibile trovare una morale nella storia che viene raccontata, incarnando questo sentimento in un antieroe senza remore, capace di qualsiasi cosa al futile scopo di raggiungere una mera e idealizzata fama.
Mia Goth è semplicemente iconica, la scream queen perfetta. Nella trilogia di X evolve da confusa e istintiva a belva spietata, determinata e consapevole, senza mai perdere di vista l’obbiettivo, indottrinato nella sua mente fin da quando era bambina dal padre, un predicatore folle e amante dell’esoterismo, uno dei tanti cliché dei film di genere presenti in MaXXXine.
Come fosse un mantra o un passo della Bibbia, Maxine ripete sempre: ‘i will not accept a life i do not deserve’, ‘non accetterò una vita che non merito’. Detto, fatto, e così anche la Babilonica Hollywood fa meno paura.
Terrore, delirio e anni ’80
Intorno alla sua protagonista viene costruito un mondo surreale e perso nel tempo. Le atmosfere fumose e i tanti momenti gore che colpiscono per quanto cruenti e talvolta inaspettati accrescono un sentimento di angoscia e impazienza nello spettatore, riportando alla memoria il cinema di Brian De Palma e altri grandi maestri della suspense. Allo stesso tempo riesce a mantenere lo stile inconfondibile dei precedenti capitoli prendendosi maledettamente sul serio, pur sfruttando un’evidente ironia di fondo, ricetta spesso vincente come Wes Craven insegna. Orrore a parte, la trilogia di X è il frutto dell’anima Indipendente di West che, riluttante verso lo star system, decide di sfidarlo.
Attenendosi fedelmente al copione, West si serve dei più classici cliché dell’horror anni ’80, guidando il pubblico per le strade di Hollywood. Si sa cosa sta per succedere, o quantomeno lo si può sospettare, ed è proprio qui che MaXXXine stupisce con scene spiazzanti realizzate a regola d’arte e un comparto sonoro volutamente esagerato suscitando dapprima terrore, strozzando in gola un urlo che si tramuta un istante dopo in sano divertimento. Si può assistere così a Maxine, macchiata di rossosangue, infrangere ogni codice della strada ignorando i notiziari che diffondono la notizia dell’ennesima ragazza uccisa dal night stalker, al ritmo della hit del momento St. Elmo’s Fire.
Attori più che affermati come Kevin Bacon o Giancarlo Esposito interpretano personaggi freddi e autorevoli in maniera grottesca e, in certi momenti, semplicemente troppo assurda per risultare ‘reale’, adattandosi alla perfezione al contesto e rendendo la successione degli eventi sempre più caotica mano a mano che ci si avvicina al finale, teatrale, che Maxine brama.
Morbosa Nostalgia
La follia dei personaggi si riflette quindi in una storia a tratti semplice, leggera e prevedibile, ma mai realmente noiosa grazie a una buona dose di splatter e una Maxine Minx vulcanica, che non lascia spazio a troppe riflessioni. Ed è proprio questa totale e folle imprudenza che ha contraddistinto la protagonista fino ad ora il principale filo conduttore tra i capitoli della saga, vicende di trama a parte, e che rende MaXXXine la perfetta conclusione di una storia che, se ridotta ai minimi termini, è quella di una silenziosa ragazza dal profondo del Texas, accecata da un desiderio di successo tale che la porterà a rinnegare se stessa, vendendo la propria anima alla diabolica fabbrica dei sogni.
Una nota di merito va all’attenzione che West riserva al contesto storico in cui il film è ambientato. Dal tentativo di riportare l’Exploitation nelle sale scadendo spesso in opere grottesche e mal riuscite, passando per il fenomeno suggestivo ed inquietante del ‘Satanic Panic‘, ovvero la paura ossessiva negli Stati Uniti degli anni ’80 che alcuni giochi di ruolo, cabinati o gruppi musicali diffusi tra le giovani generazioni portassero al satanismo, ricollegando direttamente il fenomeno ad efferati fatti di cronaca commessi da ragazzi e ragazze in quegli anni.
In MaXXXine c’è questo e altro, elementi che, contestualizzati allo stile unico della trilogia, rendono la visione una caccia al tesoro per i cinefili appassionati di quell’epoca, saziando anche chi, provocatoriamente, voleva vedere più spesso rappresentazioni scomode di una Los Angeles meno solare di quanto si voglia far credere, come se C’era una volta a…Hollywood, Licorice Pizza o la grande quantità di opere meta-cinematografiche degli ultimi anni non fossero abbastanza.
Diventare ‘Scream Queen’
Circondata da attori navigati al suo servizio e dopo le prove convincenti in X, pellicola ampiamente ispirata a Non aprite quella porta e nel prequel Pearl, omaggio alla magica Golden Age hollywoodiana, Mia Goth affronta la prova di maturità con un personaggio più complesso e sfaccettato. Apparentemente priva di empatia o qualsivoglia sentimento di umanità, Maxine cela un dramma interiore gravato dal peso dei tanti segreti e menzogne di cui si è servita per costruirsi una reputazione nel cinema a luci rosse portando sul grande schermo una femme fatale d’altri tempi, una moderna Shelley Duvall complessa ed imprevedibile, che non solo non ha paura di sporcarsi le mani, ma ci prova anche gusto.
Ripercorrendone la carriera si possono scovare indizi palesi del talento di Mia Goth per questo tipo di personaggi. Capace di impersonare la pura follia in Mayday (2021), la spettrale apatia in La cura del benessere (2016), mettendosi alla prova in pellicole impegnate, come High Life (2018) a fianco di Robert Pattinson o nel raggelante Infinity Pool (2023) di Brandon Cronenberg. Ma tutto questo era abbastanza per definire Mia Goth la nuova regina dell’horror? No, serviva la proverbiale prova del nove e MaXXXine l’ha dimostrato fugando ogni dubbio.
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Nonostante le innumerevoli sovrastrutture che il film presenta, è impossibile distogliere l’attenzione dalla sua protagonista, complice uno sguardo penetrante e quel fascino ‘cinematografico’ riservato a chi può attrarre la camera semplicemente con la sua presenza. Certo, come MaXXXine dimostra, è impossibile raggiungere il successo senza un pizzico di follia e le recenti vicissitudini legali dovute ai suoi presunti comportamenti sul set confermano la cosa. Forse Mia è Maxine più di quanto si possa credere e ora dovrà essere in grado di evolvere nuovamente, impedendo che diventi lei stessa il suo personaggio.
MaXXXine debutterà nelle sale italiane il prossimo 21 agosto distribuito da Lucky Red e Universal Pictures International Italy e, come annunciato dallo stesso regista, porrà la parola fine alle vicende di Maxine Minx, ma non alla saga, sempre più destinata a rimanere nella storia del cinema di genere e che continuerà con nuove idee che renderanno i fan “piacevolmente stupiti”.
Editing Martina Volpato.