Dentro le mura dell’Istituto Sant’Ignazio
Da qualche parte vicino a Venezia
All’alba del 1800
Margherita Vicario, sin dalla didascalia iniziale, intende fare una dichiarazione di intenti ben precisa. Ci troviamo a Venezia, “da qualche parte” in un luogo imprecisato, ma siamo dentro uno spazio definito: “dentro le mura dell’Istituto Sant’Ignazio”.
Definendo il tempo e il luogo dell’azione, la regista decide di introdurci nel mondo di Gloria! raccontando una storia di sorellanza, femminista fin nell’ossatura della partitura, un manifesto di emancipazione da un sistema annoso e patriarcale.
Per il suo esordio alla regia, Margherita Vicario riempie le immagini di note. Costruisce un’ouverture iniziale, basata su un perfetto incastro tra sonoro e visivo, in un crescendo di piccoli suoni che danno vita a una musica liberatoria e visionaria. Così restituisce il ricordo di tutte le donne cancellate dalle narrazioni maschili della Storia.
brochure2024.pdf (saturniafilmfestival.it)
La regista realizza un film in costume, un racconto corale con richiami pop che affondano le radici in una storia per troppo tempo messa da parte, restituendo alle donne “una stanza tutta per sé”, come scriveva Virginia Woolf, un luogo in cui poter creare ed esprimere la loro arte liberamente, una melodia giocosa e scherzosa che nasconde un grido di libertà.
Clicca qui per leggere la nostra intervista alla regista.
Gloria!, un manifesto femminista
In Gloria!, le protagoniste, ribelli ognuna a suo modo, ci conducono in un viaggio di riappropriazione del sé, dei propri spazi e del proprio corpo. Le figure femminili smettono di essere assoli, per diventare parte di una sinfonia, intessendo loro stesse i fili della trama e decidendo di diventare parte di un ordito più ampio.
Sono donne con aspirazioni, musiciste, artiste, compositrici, forti e fragili allo stesso tempo. Tutte bisognose di affermarsi, di farsi riconoscere. Le vediamo mentre imparano a dire “no”, a opporsi al “potere forte” che tenta di zittirle, oscurandole. Ogni figura femminile viene descritta con grande attenzione nei dettagli, sia nei costumi che nei caratteri, dando l’impressione che la regista abbia voluto rappresentare non cinque donne distinte, ma piuttosto le varie sfumature della personalità di una sola.
L’ambientazione del lungo Ottocento diventa terreno utile per mettere al centro della scena, la musica, vera protagonista del film, capace di costruire, attraverso la sua forza dirompente, un legame puro e liberatorio tra le protagoniste. La musica muove il mondo, è intorno a noi, in ogni piccolo gesto quotidiano.
Gloria!, il ritmo della narrazione
L’atmosfera triste e grigia dell’Istituto musicale per orfane, vittime di violenze carnali quanto psicologiche, diventa una sorta di gabbia, da cui sembra impossibile trovare una via di fuga.
Sarà un pianoforte a dare il “La” a queste donne disilluse, tradite, amareggiate dal senso di vergogna per le prese in giro di uomini meschini, per l’abbandono delle famiglie, per sfuggire al triste destino di buio a cui sono condannate.
Il nuovo strumento salvifico si fa fulcro del ritmo della narrazione che le porterà a uscire dai ruoli precostituiti dalle strutture sociali dominanti. Come canta Bettina (Veronica Lucchesi – La Rappresentate di Lista), abbandonata dalla sua compagnia di musicisti itineranti perché dal corpo malato. Adesso si trova a dover affrontare ogni giorno l’onta della promessa disattesa.
A me non piace niente, e non mi piace nessuno, questo corpo che è stato una festa, pieno di falsi amori, pieno di peli, proverò con tutto il mio cuore a dirti “Cosa credi?”, questo corpo che mi vuole bene anche se cade non succede niente, è una promessa che faccio a me stessa. Io mi riprendo quello che mi hai portato via.
Clicca qui per ascoltare Aria, il singolo tratto dalla colonna sonora.
La “diabolica” partitura della trama
In Gloria!, Margherita Vicario omaggia la figura di Antonio Vivaldi, sia nel titolo, sia nei riferimenti storici della vicenda. Le musiche del compositore riescono a dare un effetto dissonante con ciò che viene suonato da Teresa (Galatea Bellugi), di estrazione popolare, serva dell’Istituto Sant’Ignazio. Analfabeta, non conosce la musica, non sa leggere uno spartito; eppure è capace di percepire il mondo attorno a sé in musica, facendo di ogni suono, di ogni rumore, una melodia scanzonata, ribelle e leggera accompagnata dalle sua sorelle di viaggio.
Ancora una volta la musica salvifica riesce a restituire la voce a Teresa. La ragazza diventa, in questo modo, archetipo di quel femminile messo in ombra dagli uomini, a cui è stata tolta la parola e ogni forma di aspirazione personale, nonostante debba continuare a sopportare i continui soprusi della controparte maschile, rappresentata qui dall’abate Perlina (Paolo Rossi).
L’uomo privo di ispirazione, ossessionato dall’imminente visita di Pio VII. Eletto pontefice, insieme ai cardinali del conclave, deve trasferirsi a Venezia a causa dell’occupazione di Roma a opera delle truppe dell’esercito francese.
Don Perlina, in questa occasione, viene incaricato di comporre un soave concerto, fallendo miseramente. Ormai non c’è più bellezza o armonia in lui, che, cattivo insegnate, non può nulla contro la musica dissacrante, dalle forti sonorità blues e jazz del gruppo di donne, che faranno urlare “al peccato!” gli astanti, a loro volta ingabbiati in un mondo senza passione. Un mondo bigotto e non ancora pronto a dare memoria e dignità a tante di quelle musiciste, sfruttate per il loro talento, costrette a sparire, solo perché non hanno accanto a sé un uomo che possa definire il loro status, rendendole degne di essere considerate esseri umani capaci di definire, vivere e pensare.
Gloria! è dedicato a tutte le compositrici, che, come fiori messi a seccare, sono rimaste nascoste tra le pagine della Storia.
Clicca qui per il trailer del film.