In concorso all’Ortigia Film FestivalOrtigia Film Festival 2024, nella sezione Film Off16, Internal Abyss di Heléna Antonio è un cortometraggio dalle profonde suggestioni, che fotografa uno spaccato di vita (giovanile) tragicamente vero. L’opera è presentata alla kermesse in anteprima nazionale.
Internal Abyss – Ortigia Film Festival
Internal Abyss| La trama
Mia (Charlotte Fenton) sta affrontando un periodo difficile della sua vita. Mentre a scuola tutto sembra filare liscio, per quanto liscia possa essere l’esistenza di una teenager, a casa le cose si fanno sempre più pesanti. I genitori sono in crisi: la madre continua a “commettere errori”, che il padre punisce con urla e aggressività.
Mia non può far altro che fuggire, ma finisce tra le braccia di un giovane uomo che somiglia pericolosamente al genitore. Aaron (Simon Jefferson) ci prova a essere un bravo fidanzato, a renderla felice e farla sentire importante, ma gli impulsi della sua età lo spingono a ferirla e a crearle altre ansie e preoccupazioni.
L’unica con la quale la ragazza ha un bel rapporto, riuscendo a confidarsi e a sentirsi al sicuro, è la nonna. E sarà proprio lei la chiave di volta affinché Mia cambi prospettiva.
La potenza di un dramma
Internal Abyss ha la potenza di un dramma che si consuma tra le mura domestiche e che avviluppa tutto e tutti nelle sue spire, senza possibilità di salvezza. In circa 20 minuti viene raccontato, in maniera semplice ma mai banale o noiosa, il dolore e il coraggio di una giovane donna, alle prese con qualcosa di più grande di lei. Il destino ha riservato a Mia una sfida impegnativa, dalla quale uscirà inevitabilmente cambiata, forse migliore. Le ferite, con le quali vive e di cui non si libererà mai, formeranno la sua identità, sebbene quella fragilità e insicurezza probabilmente non spariranno.
L’opera della Antonio possiede quindi una potenza narrativa e stilistica degne di nota. Lo spettatore entra subito nella storia e ne viene avvolto, schiacciato, emozionato. L’acqua, elemento fondamentale per l’esistenza, compare in momenti nevralgici a cancellare i segni della sofferenze e a suggerire una speranza possibile, seppur complicata da raggiungere. Insieme a tale elemento, l’oscurità che caratterizza gran parte del corto, richiama “l’abisso interiore” della protagonista, maestosa e indelebile nella sua performance. Da sottolineare, l’apporto della stessa Fenton al progetto, di cui ha curato la sceneggiatura (a quattro mani con Simon Jefferson).