Dal 29 giugno al 6 luglio, Ischia è stata l’isola del cinema. Con film proiettati al Castello Aragonese, in luoghi attraversati da secoli di storia e per tetto un cielo di stelle. Le immagini del cinema di oggi hanno dialogato con le lontane radici umanistiche del posto, immerso in una natura di abbagliante bellezza.
Ischia Film Festival. I premi
La 22a edizione dell’Ischia Film Festival premia come miglior lungometraggio Rosinante del regista turco Baran Gunduzalp. Riconoscimento per la miglior regia a Gondola del tedesco Veit Helmer. Migliore fotografia Masud Amini Tirani per Cold Sigh di Nahid Sedigh.
Miglior cortometraggio Empty Rooms della scrittrice e regista russa Zhenia Kazankina. Per la sezione Location Negata, che riguarda film di denuncia, il Premio BPER Banca va a The Strangers’ Case di Brandt Andersen. Premio del pubblico per la categoria Best of a Caracas di Marco D’Amore.
Una magnifica edizione dell’Ischia Film Festival, impreziosita dagli incontri con pezzi di storia del cinema internazionale e italiano come Charlotte Rampling, Stellan Skarsgård, Susanne Bier, Neri Parenti, Alessandro Gassmann, Maurizio Nichetti, Piero Messina.
Rosinante
Per approfondire tutti i temi di questa edizione, abbiamo intervistato il suo appassionato direttore, Michelangelo Messina.
Qual è la specificità di una manifestazione come l’Ischia Film Festival?
Cercare di raccontare l’identità culturale dei territori attraverso il cinema. Io credo che il mondo abbia sempre più necessità di dare un valore aggiunto all’identità del territorio, nonché alla sua salvaguardia. Bisogna conservare le proprie radici, ma anche aprirsi. Fare un Festival come il nostro significa dare voce a un dialogo interculturale, uno scambio di conoscenza, una sorta di forma di pace, di cui oggi abbiamo grandissima necessità. Il luogo spesso diventa protagonista di un’opera cinematografica, la connota in ogni parte del mondo in cui è vista. Questo è il punto di partenza dell’Ischia Film Festival. Ecco perché si svolge in una cittadella come il Castello Aragonese. Non l’ho mai voluto fare nelle usuali sale cinematografiche, perché mi piace che lo spettatore abbia un momento di riflessione pensando alla storia del passato e a quella del presente.
Io nasco come location manager e questo ha influito sulla costruzione di questo Festival. Moltissime persone scelgono la loro vacanza in base a un’emozione filmica e questo ha un indotto enorme sull’economia di un luogo. Per me il cinema resta l’arma più potente. È un’enorme opportunità, non solo per condividere insieme gioie e dolori di una storia, ma anche per l’economia di un territorio.
Che bilancio puoi fare di questa 22a edizione?
Devo dire un’edizione pazza. Non a caso, secondo la Smorfia napoletana, il 22 è il numero del pazzo. Un’edizione pazza perché ho osato e rischiato e sono stato fortunato, perché la risposta è stata eccellente. L’Ischia Film Festival non è una manifestazione da gossip o da red carpet, ma ha la forte specificità culturale di cui parlavo prima nella selezione delle opere e degli autori. Inoltre annoveriamo quattordici premi Oscar ospitati nel corso di questi anni e un’attenzione sempre più internazionale, non solo su questo meraviglioso luogo, ma anche sull’entità di questo Festival.
Charlotte Rampling
Quali sono i momenti che più porterai dentro di te di questa 22a edizione dell’Ischia Film Festival?
Sicuramente il volto di Charlotte Rampling ferma a guardare la tomba di Luchino Visconti, seppellito proprio nella sua villa ischitana. Ho sentito di dover fare un passo indietro rispetto a lei, ho capito che doveva chiudere un cerchio in quel determinato momento, visto che non era mai riuscita ad accettare l’invito del regista a venire a trovarlo qui, finché è stato in vita. Ma porterò senz’altro con me anche la straordinaria umanità, la gioiosità, la curiosità di Stellan Skarsgård. Anche quello con Alessandro Gassman è stato un incontro importante, abbiamo subito sposato le sue tematiche ecologiche, una visione che è sempre stata la nostra.
Che prospettive vedi per le prossime edizioni dell’Ischia Film Festival?
Vedo sempre più la necessità che i Festival diventino un’esperienza, così come il cinema. Oggi la gente non va in sala, soprattutto gli italiani hanno perso quest’esperienza. I social ci hanno fatto diventare singolarità, lontani l’uno dall’altro. Prima la necessità di stare in gruppo ci portava insieme anche al cinema e, così, diventava un’esperienza, perché dopo dopo ne discutevi, facevi delle riflessioni. L’Ischia Film Festival ha una formula che non cambierò, perché ne sono convinto: a me più che il Q&A che va tanto di moda, piace la presentazione del film, perché immerge lo spettatore in un dialogo diretto con l’autore, rispetto a quello che tu stai andando a vedere. Ti fa capire perché e come è stata creata la sua opera d’arte. È un po’ simile alla prefazione del libro che vai a leggere. Aggiungo anche una proposta: con i potenti mezzi tecnici di oggi, cosa costa che un regista o un attore facciano un’intervista da collocare all’inizio del film che si sta per guardare? Cinque/dieci minuti per immergere lo spettatore nell’esperienza di visione che andrà a fare.
Nelle prossime edizioni dell’Ischia Film Festival costruiremo una proposta ancora più corposa. Faremo sempre più focus su temi importanti del nostro tempo, cercando di dare ogni anno un contributo ai nuovi linguaggi cinematografici, ma attraverso un’attenta analisi di quello che ci circonda. Unire cuore e ragione.
Alessandro Gassman