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Sole Luna Doc Film Festival

‘The soil and the sea’: la potenza dei dettagli, la sofferenza delle parole

Daniele Rugo restituisce le immagini di un Libano inedito, fatto di corpi e suolo, dove si ricorda solo ciò che si vorrebbe dimenticare

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É stato presentato al Sole luna doc Festival, The soil and the sea, il documentario del regista Daniele Rugo. Il doc ricostruisce gli eventi della devastante guerra civile libanese che ha costretto un milione di persone ad abbandonare il paese.

“Anche se è solo un osso, lo vogliamo, solo per onorarlo e seppellirlo.”

Fotografie e ricordi che si intrecciano

Tutto apparirà sotto una luce diversa dopo aver visto The Soil and the Sea, che racconta, attraverso le fotografie, le fosse comuni senza nome risalenti all’epoca della guerra civile libanese (1975-1990) e che apre una vera e propria riflessione sulla miriade di morti che giacciono senza nome.

A più di trent’anni dalla fine della guerra civile libanese, le famiglie non sono riuscite a scoprire la verità su ciò che è accaduto ai loro cari. Diciassettemila persone sono scomparse durante il conflitto e sono più di cento le fosse comuni intatte che giacciono nel sottosuolo. Il documentario The Soil and the Sea mostra la dura verità di ciò che è nascosto in questi spazi.

Attraverso le testimonianze, che sono semplici voci disperate di chi ha visto una persona cara scomparire, si scopre un mondo sommerso, fatto di ossa e resti nascosti. Una pagina di storia che punta i riflettori su uno dei momenti più oscuri della turbolenta storia del Libano. Passato e presente che si intrecciano attraverso ricordi fatti di tortura e uccisioni, in cui le uniche voci che contano sono quelle delle vittime. E in cui viene raccontata un’altra storia, quella di coloro che sono stati cancellati.

La guerra civile raccontata dalle voci

The soil and the sea, ricostruisce la devastante guerra civile del Libano, che ha costretto quasi un milione di persone a fuggire dal paese. A differenza di altri documentari, in questo non c’è un unico narratore e non c’è il volto della vittima.  L’introduzione, un monologo lirico di Khoury, è pervaso di una malinconia che cela un pizzico di rammarico. È uno stato emotivo molto forte. Il film diventa un viaggio nel passato, e ogni fotogramma racconta una storia nascosta. La telecamera si sofferma sull’immagine il tempo necessario a suscitare disagio e rabbia nello spettatore. Viene svuotata e riempita con la voce. Utilizzando questa tecnica, il Libano diventa protagonista indiscusso del film, rivelando come il paese ha sofferto a causa del conflitto. La colonna sonora di Yara Asmar riesce a creare un’atmosfera drammatica capace di coinvolgere dall’inizio alla fine del film.

Storie di vite spezzate

Le storie raccontate nel documentario sono tante, e hanno tutte un denominatore comune: la sofferenza. Perché nemmeno gli scomparsi riemersi sono stati risparmiati dal trauma. Storie dure. Quella di una madre che, ripetutamente, aspetta il ritorno del figlio e chiede all’altro figlio di bussare alla sua tomba se l’uomo tornerà dopo la sua morte. L’uomo che viene rilasciato e ricorda che, al ritorno a casa, non è stato riconosciuto dalla madre, tanto era cambiato. E ancora, un’altra donna che racconta come, alla ricerca del fratello scomparso, si è ritrovata in Siria, davanti a una prigione. E lì, sentiva le voci dei prigionieri che urlavano.

Curiosità sul documentario “The soul and the sea

The Soil and the sea è il secondo film che il regista Daniele Rugo ha realizzato in Libano, dopo About a War. Il film racconta di un ex miliziano che ha combattuto nella Guerra Civile. E il documentario The soil and the sea nasce proprio dalle conversazioni iniziate durante la proiezione di About a War in Libano nel 2019.

Il trailer di The soil and the sea

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The soil and the sea

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