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Il Cinema Ritrovato

‘Made in England’, Scorsese racconta Powell e Pressburger

Un documentario dedicato al duo formidabile costituito da Michael Powell ed Emeric Pressburger, tra i più importanti esponenti del cinema britannico a partire dagli anni Quaranta, a cui si devono ‘Narciso nero’ e ‘Scarpette rosse’. Una filmografia narrata dal loro più illustre estimatore: Martin Scorsese

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Made in England: the Films of Powell and Pressburger, presentato in anteprima alla 38a edizione del Festival del Cinema Ritrovato di Bologna e dal 28 giugno disponibile su MUBI, documenta la grandezza di due gentiluomini inappuntabili e con un vertiginoso senso visionario per la settima arte; insieme realizzarono buoni film e inimitabili capolavori che resero grande il cinema inglese. Il regista David Hinton ci illustra il percorso creativo e produttivo, dal successo altalenante ma alieno da compromessi, del britannico Michael Powell e dell’ungherese Emeric Pressburger con le parole di Martin Scorsese, che qui è più di una voce narrante, diventa lui stesso documentarista per inquadrare con passione analitica una filmografia che lo ho formato e ispirato, l’oggetto d’amore di varie generazioni.

Fotogrammi, spezzoni di pellicole, video di backstage, stralci di interviste, estratti dai film dello stesso Scorsese: in Made in England, così intitolato dal marchio finale apportato nei titoli di coda dai due autori, rivive la quintessenza dell’universo di Powell e Pressburger, immaginifico, eccentrico, avventuroso quasi quanto le resistenze altrui e gli ostacoli realizzativi che dovettero affrontare. Hinton e Scorsese cesellano il dovuto lustro a una coppia professionale entrata a buon diritto nella storia del cinema (ma negli annali della critica solo dagli anni Settanta), proseguono un’opera di proselitismo della loro arte che non deve essere più scalfita dall’oblio o dall’indifferenza, danno testimonianza di un cinema che oggi non c’è più ma che non cessa di istruire gli aspiranti cineasti e affascinare gli spettatori.

Due per la strada (del cinema)

Anche se esiste un Michel Powell (1905-1990) regista prima di Emeric Pressburger (1902-1988), riscoperto dal Cinema Ritrovato nel 2023, Made in England si concentra soprattutto sulla nascita del duo The Archers, il nome della loro casa di produzione, come il celebre logo della freccia conficcata del bersaglio con cui si aprono i film realizzati insieme. Così, pur dando il dovuto spazio all’apprendistato di Powell nel cinema muto inglese e a uno dei suoi primi film, il fantasioso e già personalissimo Il ladro di Bagdad (tra i primi che affascinarono Scorsese da bambino), il documentario fa emergere l’eccezionalità di The Archers. Spiega infatti Scorsese che mai si era vista prima al cinema la dicitura d’apertura “scritto, prodotto e diretto da Michae Powell ed Emeric Pressburger”, con una libertà e un’indissolubilità artistica unica a quel tempo, che essi cercarono di mantenere non senza fatica per impedimenti esterni.

I due insieme realizzarono quattordici lungometraggi, tra cui capolavori conclamati come Duello a Berlino, Scala al paradiso, Narciso nero, Scarpette rosse, realizzati dal 1943 al 1946, in un triennio per loro irrepetibile, seppur non conquistando immediatamente il successo di pubblico (Scarpette rosse) o attirandosi polemiche religiose (Narciso nero). Se Powell si occupava della regia e della produzione, Pressburger invece si dedicava alla sceneggiatura, senza tuttavia una netta linea di demarcazione. Ne nacque un cinema visionario, onirico, grottesco, inquietante, passionale, romantico, debordante, antinaturalistico, sovversivo, ricco di invenzioni registiche, forte di un’avvincente tenuta narrativa, di sperimentazioni tecniche. Non manca un’inquadratura di queste pellicole che non emozioni o stupisca, dal dolly aereo durante la sfida di Duello a Berlino alla lacrima di Kim Hunter in Scala al paradiso, dalle labbra truccate di rosso di Kathleen Byron in Narciso nero alla celebre sequenza di teatro ‘cinematografico’ di Scarpette Rosse.

Made in USA

Made in England fa vibrare l’unicità dei mondi paralleli inventati dai due cineasti proponendo sequenze chiave e inoltrandoci nel dietro le quinte dei set, con la voce di Scorsese profonda e suadente, sincera e partecipe, che da imprescindibile storico del cinema e collezionista (di sua proprietà le scarpette rosse dell’omonimo film) testimonia come queste opere non solo abbiamo foggiato la sua immaginazione infantile, ma ricostruisce anche l’intertestualità tra i capolavori di Powell e Pressburger e i suoi (sommi) film. Taxi Driver, Toro Scatenato e L’età dell’innocenza risentono di quel cinema nella definizione dei personaggi e nei conflitti latenti alle loro azioni, nelle soluzioni di ripresa (tra cui, aggiungiamo noi, una in Shutter Island, dove Scorsese incastona in un fotogramma una citazione diretta di un particolare di Scarpette rosse).

Terminata la guerra, esaurita la vena antimilitarista che soggiace nei primi film del duo, arenata anche la fantasia per l’esotico, il perturbante, la fiaba nera di Narciso nero e Scarpette rosse, di fronte a un’industria filmica nazionale in precarie condizioni, non si ripete più la magia creativa di quel triennio, ma gli autori non mancano comunque di realizzare buoni film (spesso incompresi o recisi da importanti produttori come David O. Selznick e Alexander Korda), come La volpe, o di ritrovare i codici espressivi a loro più congeniali come ne I racconti di Hoffman. Seguì poi una parabola discendente, anche per il divorzio artistico tra i due alla fine degli altri Cinquanta, con l’eccezione del magistrale (e all’epoca scandaloso) L’occhio che uccide del 1960, ad opera però del solo Powell.

L'occhio che uccide

Happy ending d’autore

Made in England è una lettera d’amore firmata da Scorsese che ciascuno dovrebbe sottoscrivere a Powell e Pressburger, un paragrafo di storia del cinema britannico in forma di didascalico e appassionante intrattenimento. Emerge un sodalizio professionale che fu anche un’amicizia di sentimento fraterno e rispetto reciproco (“fondamentale è volersi bene”), persino immune dalle divergenze di idee che furono alla radice di conclusivi percorsi disgiunti (Pressburger si dedicherà alla letteratura).

Made in England è anche una storia di rinascita e di mite riscatto, fortuito ma meritocratico, con la riscoperta negli anni Settanta da parte di Scorsese di questi autori dimenticati (con Powell ridotto a vivere in campagna in condizioni quasi indigenti). Il cinema (Scorsese) che salva il cinema (P&P) dalle sue trappole interne (i mutamenti dell’industria e le variazioni dei gusti del pubblico). Mentore sui set di Scorsese, Powell troverà negli Stati Uniti una nuova linfa vitale, sposando anche la montatrice storica di Scorsese stesso, Thelma Schoonmaker, con 35 anni di differenza.

Soprattutto il cinema di P&P sarà rivalutato, omaggiato, citato dagli altri esponenti della New Hollywood come Francis Ford Coppola e Brian De Palma. Ma sarà stimato anche da Bernardo Bertolucci e da Aki Kaurismäki, che didicherà alla memoria di Michael Powell Ho affittato un killer. Made in England confluisce poi inevitabilmente, grazie alle interviste ai due cineasti, in un’affettuosa malinconia nostalgica, per un modo di fare cinema che è anche un modo di stare al mondo, con un’intersezione tra arti all’insegna dell’artigianalità più innovativa (dove confluiscono pittura, fotografia, letteratura, danza). Trasmette un paradigma di coerenza e perseveranza sotto l’ala protettiva della sinergia intellettuale che ha conosciuto pochi eguali, sempre votata a un garbo signorile e a un’ironia vellutata, così made in England da diventare un marchio artistico oggetto di culto per i cinefili di tutto il mondo.

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  • Anno: 2024
  • Durata: 131'
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Regno Unito
  • Regia: David Hinton