fbpx
Connect with us

Ischia Film Festival

‘Cold sigh’ all’Ischia Film Festival, rompere il ghiaccio col padre assassino

La regista iraniana Nahid Sedigh, tra road e (potenziale) revenge movie, racconta il viaggio di un figlio col padre che uccise la madre

Pubblicato

il

La vendetta è un piatto che si serve freddo, forse. In Cold sigh della regista iraniana Nahid Sedigh, in concorso all’Ischia Film Festival, c’è di certo tanto freddo nel cuore di Baha, la cui madre è stata uccisa per adulterio dal padre Bahram. Ora che, inaspettatamente, Baha viene a sapere che con uno sconto di pena il padre condannato all’ergastolo si appresta a essere scarcerato, qualcosa gli ribolle dentro. Come un sentimento in punta di coltello. Lo andrà a prelevare all’uscita della prigione, chaffeur tra lande innevate di confine, ai confini di una rabbia sul punto di tramutarlo nel killer che vendica la madre.

Cold sigh di Nahid Sedigh è un riuscito dramma a cielo aperto e a bocca chiusa tra padre e figlio, costruito tra sconfinati silenzi ed emozioni thriller pronte a spezzarsi come fragili lastre di ghiaccio.

Il trailer di Cold sigh

La trama di Cold sigh

Baha, un giovane ragazzo di una città di confine, scopre che suo padre, Bahram, è stato rilasciato dal carcere dopo vent’anni. Bahram ha ucciso sua moglie (la madre di Baha) in passato, accusandola di averlo tradito. Baha, che non ha mai superato questo trauma ed è ancora pieno di rabbia e risentimento, decide di andare a prendere suo padre in prigione di persona. Bahram e Baha iniziano il viaggio mentre nessuno dei due riesce a trovare le parole. (Fonte: distribuzione MADAKTO pictures)

Cold case – lutti irrisolti

Tanto dolore e poche parole. Così è possibile introdurre Cold sigh di Nahid Sedigh. Per quanto l’uccisione della madre da parte del padre risalga a vent’anni prima, per Baha (Iman Sedigh) è tutt’altro che un cold case: il colpevole c’è, e purtroppo è suo padre (Ali Bagheri). Ma qualcosa di irrisolto, probabilmente c’è: più che l’elaborazione del lutto, quella del perdono. Che, se dovesse restare congelata, finirebbe per sciogliersi nel suo contrario: la vendetta. L’animo di Baha è quasi estrinsecato dalla palette (fotografia di Masud Amini Tirani), condannata nei campi lunghi a vagare per una trappola di cristallo di tonalità grigiognole, biancastre, acciarine, tutte virate sul freddo della neve. Su questo scenario, da fondali di studios storditi dall’inverno, Baha viaggia col padre, indeciso se toccare il fondo dei propositi punitivi.

Il revenge inesploso

In questo revenge inesploso, la rabbia di Baha è lasciata affiorare, punta di un iceberg emotivo affilato e pericoloso, nelle reticenze a oltranza della sceneggiatura. Non si tratta dei soli silenzi tra figlio e padre , che trascorrono su quello che è diventato un road movie impossibile verso casa: il focolare domestico è spento da un pezzo. Nella traversata di Cold sigh, prima di tutto interiore, c’è una strategia di trasversalità. Il figlio non parla col padre, ma gli si rivolge idealmente ad alta voce mentre è fuori per fumare una sigaretta (come rivela un’ingannevole piano sequenza verso il sedile vuoto). Non basta: Baha sembra quasi voler avvelenare il mondo col blob irrisolto del proprio rancore addolorato, aizzare l’universo contro il padre: è il grilletto che non ha il coraggio di premere, il coltello che non sa affondare.

Cold sigh, uomo al volante con due passanti raccolti per strada

Cold sigh, Baha in un freddo battibecco con due cugini raccolti per strada. Fonte: Madakto Pictures (tutti i diritti riservati)

Così, litiga col secondino che definisce suo padre un buon uomo; similmente ha da ridire, con angustia tagliente, con i due cugini raccolti a bordo strada, quando questi hanno parole di gratitudine per Bahram, che ha ceduto loro il posto sul sedile di fronte, viaggiando sul retro del furgoncino aperto:

È un buon uomo solo perché vi ha ceduto il posto? (…) Ha ucciso qualcuno. Può un assassino essere una brava persona?

Se vendetta dev’essere, sarà vendetta trasversale.

Crocevia della morte?

Per essere palpabile, la tensione dev’essere anche fisica. Ecco, allora, che nelle tappe obbligate del percorso, con la benzina che scarseggia, il figlio cerca sistematicamente di produrre uno scontro fisico: con gli altri, tra gli altri e il padre, tra lui stesso e il genitore.

Il culmine, pienamente indicativo del calore autoriale di Nahid Sedigh, è nell’incrocio con due uomini (e le loro storie) in un capanno a mo’ di stazione di servizio. Le interazioni tra i quattro vertici del quadrato sono il vertice della tensione: un dramma da camera a cielo aperto, con scambi alternati che sembrano avere il tempismo di una pièce teatrale di bordo strada. Il crescendo, a qualcosa deve preludere: che sia ricongelare tutto, o sciogliere affondando il colpo. Non serve svelare il detour finale, né se ci sia, o meno, deviazione per l’inferno. A quel punto, anche sotto la nuvolaglia greve ed ermetica del confine, è già chiaro a prescindere che Cold sigh, implacabile nella sua rotta, colpisce, eccome.

Segui l’Ischia Film Festival su Taxi Drivers!

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Cold sigh

  • Anno: 2023
  • Durata: 87'
  • Distribuzione: Madakto Pictures
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Iran
  • Regia: Nahid Sedigh