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FESTIVAL DI CINEMA

‘2G’ il documentario di Karim Sayad

A seguito del divieto di trasporto irregolare di migranti emanato dal governo del Niger, quattro ex trafficanti lottano per guadagnarsi da vivere.

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2G

In concorso al Sole Luna Doc Film Festival, 2G il documentario scritto e diretto dal regista Karim Sayad e prodotto da Close Up Films, SRG SSR e RTS Radio Télévision Suisse

Sinossi

Agadez, 2021. A seguito del divieto di trasporto irregolare di migranti emanato dal governo del Niger, quattro ex trafficanti lottano per guadagnarsi da vivere. Di fronte all’assenza di prospettive, Ibrahim, Abdelsalam, Daouda ed El Bak intraprendono un viaggio attraverso il Sahara per unirsi a decine di cercatori d’oro persi in mezzo al deserto. Tra speranze e disillusioni, questi uomini combattono per sopravvivere in un ambiente ostile e instabile. 

“Non temono altro che Dio”

Karim Sayad ha scelto di avvalersi della collaborazione di Patrick Tresch come direttore della fotografia, entrambi formati a Losanna. Questa scelta ha prodotto un documentario, 2G, dal forte impatto visivo, come estensione non solo territoriale, ma anche del pensiero.

Nella prima inquadratura, in cui per un minuto e mezzo la mdp è solo testimone immobile, si vede un uomo risalire un pendio roccioso. La macchina è alla base di questo pendio, così da forzare maggiormente la prospettiva, in una spinta verso l’alto. Il colore ocra è dominante, solo il calare del sole, consente l’unico cambiamento cromatico. La mpd alterna campi lunghi e medi che rimandano al western americano, primissimi piani che svelano le inquietudini negli occhi dei protagonisti.

La storia raccontata dai quattro uomini, è una voce fuori campo. Ognuno declina le proprie “dichiarazioni d’intenti”, le loro parole stridono con le immagini che osserviamo. La ricchezza narrata, desiderata, inseguita ha come sfondo un territorio ostile alla vita.

I protagonisti, Ibrahim e suo figlio Adbesalam, Dauda e El Bak, sono ex trafficanti di esseri umani, costretti a trovare un nuovo “business” dalla stretta governativa. Questa nuova possibilità dà spazio alla riflessione, raccolta con imparzialità da Karim Sayad e offerta al pubblico.

Nella prima parte del documentario, tutte le inquadrature declinano un’attesa. Dalla preghiera di Ibrahim, immerso nella luce crepuscolare e nella voce del muezzin che recita l’adhān dal minareto, al filo teso tra due pali, dove si poggia un piccolo uccello, scopriamo i particolari che costruiscono il panorama, umano e naturale.

2G è un documentario struggente, dove la vastità territoriale non è descrivibile da una linea come l’orizzonte, dove tutto è reso indefinibile dalla sabbia del deserto e dalla sua crudeltà, affascinante e letale.

Questa costante contraddizione è il leitmotiv dell’intero documentario. Le musiche di Vuk Vukmanovic, ci consentono di respirare in alcuni momenti, dove il documentario diviene soffocante. Tutto è soffocante e ricoperto di polvere. Le mani, i volti, gli abiti e i tagelmust, la comunità dei cercatori d’oro e il loro accampamento, un solo elemento si distingue: una piccola piantina protetta da una corona di rocce e annaffiata nella speranza illusoria, che un giorno diventi un meraviglioso fiore.

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