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Ischia Film Festival

‘Amanece’: l’alba che ci riporta al luogo delle origini.

Un film che è un viaggio individuale e familiare, fra memoria, nostalgie e relazioni difficili: ma ad ogni giorno che finisce segue una nuova alba. Presentato nel Concorso Lungometraggi all’Ischia Film Festival 2024.

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La XXII edizione dell’Ischia Film Festival, ha selezionato e presentato 8 opere nel Concorso dei Lungometraggi, fra anteprime italiane ed internazionali.  Tutte affrontano tematiche etiche, sociali, familiari ed ambientali, con un particolare sguardo attento  a valorizzare i luoghi dove sono state girate. Tra queste da segnalare il film Amanece (Alba), del regista spagnolo Juan Francisco Viruega girato ad Almeria,  nel sud-est della Spagna, fra mulini a pale eoliche, montagne e mare dalla luce dorata. Location a metà fra il far west e la vecchia Spagna, luoghi dell’anima e delle origini, della fuga e del ritorno a casa.

La storia

Il film si apre con una storia d’amore che sta finendo e termina con la fine di una vita. Amanece è un’opera che parla delle tempo, del susseguirsi delle generazioni e delle costellazioni familiari in modo intimo e forte, toccando tutti i temi che sono cari al regista e che sono presenti nei suoi progetti. Il  ritorno a casa, le relazioni spesso difficili tra genitori e figli e il conflitto vissuto da quelle persone che si trovano a metà strada tra la loro città natale e la città in cui invece vivono e dove hanno sviluppato la propria attività professionale.

Nel cast un gruppo di attrici ed attori spagnoli giovani, intensi e belli, emblema di vigore e possibilità da esplorare: fra questi Aura Garrido, Iria del Río, Rebeca Sala, Isabel Ampudia, Sebastián Haro, Rafa Jiménez, Antonio Gómiz, Antonio Araque.

Il film è stato presentato in anteprima mondiale grazie al programma “Made in Spain” del 71esimo Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián il 28 settembre 2023. Distribuito da Syldavia Cinema, Amanece è uscito nelle sale in Spagna il 17 novembre 2023.

Amanece: Alba, Candela e i fantasmi del passato

Alba (Amanece) torna nella sua città natale mentre sta finendo il suo tormentato rapporto d’amore con Martín. Durante il loro viaggio incontrano un uomo che vive isolato in una fattoria in mezzo al nulla vendendo cianfrusaglie e racconta di un paese e di un territorio in cui la guerra ha contaminato il suolo lasciando come unica risorsa il sale, anch’esso contaminato. Tutto sembra in completo abbandono.

Superato lo strappo con il fidanzato, Alba si riunisce con la sorella Candela, artista e fotografa, che vive nella grande casa con la madre malata terminale. Le due giovani donne ricordano e ricuciono le ferite dell’infanzia, mentre compaiono di quando in quando personaggi di contorno.

Fra nostalgia e memorie, belle e tristi, come quelle di un cavallo bianco portato dal padre, le due sorelle torneranno a riconoscersi e ritrovarsi ancora unite e riusciranno ad accompagnare la madre nei suoi ultimi giorni, avendo come testimoni privilegiati terre desertiche, spianate di sale, acqua di mare.

L’atmosfera del film, sospesa e densa, fa percepire gli antichi attriti fra la madre e le sorelle e le incomprensioni passate fra le due sorelle. Tutto sembra però  potersi comporre di fronte alla morte imminente della madre, che, serena, fa promettere a Candela di non farle foto una volta morta. A questa richiesta la ragazza trasgredirà fotografando solo una mano della madre. Ogni giorno, anche il peggiore, volge al termine – questo l’insegnamento della nonna e poi della mamma – e giunge l’alba di un nuovo giorno. Mentre suona una canzone triste, accade ciò che doveva accadere e la natura fa il suo corso.

Un’opera al femminile, cercando l’essenza dei territori

L’intero film è costruito intorno alle tre protagoniste, che vengono presentate una dopo l’altra nel corso della narrazione, prima la figlia che aveva già lasciato i luoghi nativi, poi la sorella che è rimasta con le sue inquietudini, entrambe rappresentate in cerca del vero amore, al quale per un momento, il fermo immagine del loro ritrovarsi e sentirsi vicine mentre la madre sta morendo, anteporranno comunque la sorellanza e la loro sia pur complessa vicenda familiare (il padre, a suo tempo, aveva avuto un figlio con un’altra donna del posto) alle proprie esigenze e ricerche identitarie.

“Per me è stato un processo bello e importante quello di realizzare un lungometraggio dopo i tanti corti – racconta il regista in un’intervista – per sviluppare tutte le tematiche e le storie che avevo già affrontato, ed ho potuto farlo con totale libertà creativa, avendo il tempo di sviluppare una coscienza del lavoro di scrittura e di regia, e anche il copione l’ho cambiato e riscritto continuamente in base ai luoghi dove giravo, luoghi che per me sono una parte fondamentale del film. Infatti ho cercato di trovare l’essenza dei territori, Almeria è la mia terra, ed è quello che ha dato pace ai personaggi nell’incontro finale, nonostante un’eredità familiare non poi così buona”.

Biofilmografia di Juan Francisco Viruega

Il regista (Almería, 1982) è Dottore cum laude in Cinematografia e possiede una laurea in Regia Cinematografica, con un premio di eccellenza dalla sua classe. È direttore del Corso Ufficiale in Cinematografia presso la TAI University School of Arts dal 2014. I suoi cinque cortometraggi, Estocolmo (2010), Postales desde la luna (2012), Solsticio (2014), Domesticado (2018) e La cicatriz (2019), hanno raccolto più di 300 selezioni in festival internazionali. Sono stati premiati in oltre 25 paesi. Ha vinto il Premio RTVA e il Premio ASECAN-SGAE quattro volte.  Premio Talento Andaluso dal Festival Iberoamericano di Huelva e il Premio ASFAAN dall’Associazione dei Festival Andalusi (entrambi nel 2020). Ha partecipato come relatore e ricercatore in diverse conferenze nazionali e internazionali.

 

  • Anno: 2023
  • Durata: 90'
  • Distribuzione: Moira Pictures
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Spagna
  • Regia: Juan Francisco Viruega

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