Presentato al Dieciminuti Film Festival, concorso internazionale per cortometraggi, animazioni e documentari della durata massima di dieci minuti, El “Making of” de Utopía è una deliziosa finestra sulla digitalizzazione video.
Una piccola fiaba lunga quarant’anni autoprodotta dal regista e creativo José Díaz-Alejo Negro.
40 anni dopo…
Nel 1982, a Madrid, José Díaz-Alejo Negro, insieme a un gruppo di prodigi e coraggiosi amici, girava un cortometraggio in Super8.
Doveva essere una storia di magia, principesse ed eroismo: della fuga di un adolescente dal traffico costante della grande città verso un mondo tutto suo tra libri, canzoni e fantasie.
Il progetto rimase incompiuto e le Super8 di gioventù lasciata immobile tra gli scaffali.
Poi, nel 2022, il regista recupera quel sogno giovanile affamato già di Spielberg e Star Wars.
Riprende in mano le bobine del Super8 e vi inizia su un processo di digitalizzazione: è l’ingresso nel laboratorio dello stregone (non è un caso forse che Negro abbia con sé le orecchie di Topolino lungo il processo), ove la musica ci fa zampettare verso la rinnovata versione digitale di quella lontana ricetta a metà tra un film e una pozione magica.
Unendo tra loro in un dialogo fluido e vivace animazione digitale, stop-motion, live action e archivio in Super8, Negro ci porta non nella sua infanzia ma nella sua infanzia mediale e nel nostro presente potenziale, ove tutto può essere rimaneggiato e recuperato.
Il focus però non è il cosa può essere recuperato, ma “come”.
Come finiscono quei Super8 abbandonati sugli scaffali di casa?
El “Making of” de Utopía è una piccola scatola cinese ricolma di easter eggs e riferimenti che la fa rientrare nel nutrito gruppo audiovisivo della “nostalgia anni ’80”.
A questo aggiunge un pezzettino in più: una visualizzazione romantica di un processo spesso invisibile ma che ricopre oggi la pratica documentaria come quella di finzione: la digitalizzazione del materiale in pellicola e la sua rielaborazione creativa.
In breve – brevissimo – il digitale diventa fiaba di possibilità impensabili e magie impossibili alla mente del giovane Josè degli anni ’80. Eppure queste stregonerie digitali ce l’abbiamo. Sono realtà.
Chissà se Merlino aveva visto anche questo nel suo viaggio nel 2000 a Honolulu…
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