Presentato in occasione del Giffoni Next Generation, il cortometraggio di Domenico Onorato è ora in concorso al Dieci Minuti Film Festival (1-6 luglio 2024).
Guidato da una visuale roteante lo spettatore è invitato in qualche modo a partecipare a una cena imbandita insieme a signorotti eleganti e tracotanti. Dopo aver introdotto il commensale principale, un gattopardesco padrone di casa, la macchina da presa si ferma e sulle note di un tango inizia l’abbuffata. L’indugiare sul cibo e la messa in scena grottesca richiamano alla memoria la cena traballante sulla nave in Triangle of Sadness o il cenone di capodanno demenziale di Polanski in The Palace.
Quel che resta non sono rifiuti
Il tavolo resta pieno di cibo, gli avanzi sono spazzatura, così tuona il padrone di casa, entrano in scena gli inservienti che a malincuore accatastano il cibo sprecato. Per fortuna intervengono i bambini che non visti cerano di salvare più cose possibili. Dal tango si passa a un’allegra ballata sulle note di una fisarmonica, il cuoco della ricca dimora interpretato da Andy Luotto interviene e con gli avanzi inizia a preparare nuovi piatti. Il messaggio è chiaro e forse fin troppo. La sceneggiatura scarna fa della retorica contro lo spreco il suo leitmotiv, lasciando poco spazio a altro. Le musiche originali di Flavio Gargano danno ritmo al corto, attraversando più registri.
Il cibo e il cinema
Quel che resta si apre e si chiude con la sequenza di una tavolata, con la situazione iniziale ribaltata. Ora il padrone si siede sorridente con gli inservienti. Le differenze sociali sono azzerate. Questo piccolo progetto dal forte messaggio etico, si inserisce anche in quel ricco catalogo di opere che pongono enfasi in qualche modo sul cibo.
Il cibo è dopotutto un elemento fondamentale della nostra vita. Lo stesso maestro Franco Piavoli ha affermato che un suo desiderio è poter realizzare un film sull’importanza che il cibo ha nella nostra vita quotidiana. Pensiamo anche al successo di The Bear o all’ultimo film di Tran Anh Hung Il gusto delle cose. L’immagine di una tavola ricca di pietanze diverse con commensali pronti a divorare ogni cosa incuranti dei resti è per di più un’ efficace metafora del cinema stesso.