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‘Tutti i sospetti su mio padre’: Un film troppo televisivo

Vediamo insieme perché quello di Annie Bradley è un prodotto del piccolo schermo che non riesce a liberarsi dalla sua stessa gabbia televisiva. Disponibile su RaiPlay

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Tutti i sospetti su mio padre, thriller drammatico del 2021 diretto da Annie Bradley, con Tom Everett Scott nei panni del protagonista, tratto da una storia vera. Gli ingredienti per un film interessante e avvincente ci sono, soprattutto in un periodo storico che vede il true crime come uno dei generi preferiti persino tra i podcast.

Eppure, The Good Father (The Martin MacNeill Story in originale), risulta un prodotto cinematografico figlio di un modo di fare cinema vittima della sitcom televisiva, che rimane intrappolato in scrittura, ritmo, musica e recitazione tipici del piccolo schermo.

Di cosa parla Tutti i sospetti su mio padre e come ne parla

La vicenda ruota intorno al dottor Martin MacNeill, medico rispettato e padre di famiglia, la cui vita apparentemente perfetta viene sconvolta dalla morte della moglie Michelle. Alexis. La figlia maggiore, insospettita dal comportamento del padre, comincia a indagare sulla morte della madre.

Il soggetto di partenza sarebbe interessante, oltre a prendere spunto da una storia vera. Un uomo apparentemente virtuoso e di successo si rivela un bugiardo patologico, abile tessitore di menzogne e macchinazioni in ogni ambito della sua vita.

Tom Everett Scott è molto abile nella restituzione di un personaggio illeggibile, costantemente nascosto dietro ai veli opachi che egli stesso cuce per non essere visto (o meglio, scoperto). Martin MacNeill è un freddo calcolatore che deve rimanere distante per poter risultare impalpabile e imperscrutabile.

Ciò nonostante, la regia troppo televisiva e una direzione del casting teatrale e melodrammatica, contrappongono la sua recitazione asettica e straniante a personaggi femminili iper-drammatizzati che fanno esattamente l’opposto. La moglie prima e la figlia poi (Charisma Carpenter e Anwen O’Driscoll) esasperano ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo.

Il risultato è un thriller che si allontana dai toni tipici del genere per sfociare, involontariamente, nel comico e nella parodia. La colonna sonora è inadeguata, opprimente, onnipresente e talmente banale da risultare buffa. Il montaggio è impreciso, tagli e accordi sono inadeguati al ritmo che il film vorrebbe sostenere, visibilmente pensati per essere inframezzati da interruzioni pubblicitarie.

Tutti i sospetti su mio padre, infatti, è un film per la televisione, prodotto per il canale canadese Lifetime. Della televisione questo lungometraggio ha tutto: tempi, sceneggiatura, musiche, stile recitativo, scelte registiche, scenografie e ritmo.

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Tutti i sospetti su mio padre: l’esempio di come un film non dovrebbe essere

Ridondante in scrittura e in realizzazione, quello di Annie Bradley può tuttavia essere un ottimo esempio di come un film non dovrebbe essere.

La banalità dei dialoghi, e spesso l’assurdità iperbolica della sceneggiatura, sono molto più idonee ad una sitcom a puntate. I personaggi enunciano, e purtroppo ripetono, le svolte narrative che lo spettatore dovrebbe essere guidato a comprendere, senza sottolineature eccessive che fanno crollare i meccanismi stessi del thriller.

A volte sembra quasi di trovarsi di fronte ad un “riassunto delle puntate precedenti” inopportuno in un film che dovrebbe essere incalzante e ricco di suspence. Una delle regole più importanti della suspense, che lo stesso Hitchcock amava ribadire, è il non essere didascalici. Lo spettatore crea da sé la propria paura, proprio quando non sa in maniera preventiva cosa sta per succedere. 

Se allo spettatore viene costantemente ricordato tutto ciò che ha fatto il villain della storia, e cosa potrebbe fare, viene a mancare la tensione, perché ci si aspetta ogni sua mossa successiva.

Per spezzare una lancia a favore del film, questa è una storia vera; quindi i fatti sono, almeno a livello ipotetico, noti. Rimane però il grande postulato della settima arte: non esistono storie nuove, la differenza sta nel come le si racconta.

Tutti i sospetti su mio padre

  • Anno: 2021

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