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Animazione

‘Machine Boys’, il documentario di Karimah Ashadu al Sole Luna Doc Filmfest

Karimah Ashadu dipinge il ritratto di una gang di motociclisti pronti a mettersi al lavoro, nonostante il divieto ufficiale

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Immagine dal film "Machine Boys", in concorso al Sole Luna Doc Filmfest

In nigeriano pidgin, “okada“, si riferisce al servizio informale di moto-taxi a Lagos. Il documentario di Karimah Ashadu dipinge il ritratto esplosivo di una gang di motociclisti pronti a mettersi al lavoro, nonostante il divieto ufficiale. Questa corsa selvaggia e performativa crea collegamenti tra la rappresentazione della mascolinità e la vulnerabilità di questa classe lavoratrice precaria. Il film è in concorso nella nuova edizione del Sole Luna Doc Filmfest.

Chi è Karimah Ashadu

Karimah Ashadu (nata a Londra nel 1985) è un’artista nigeriana di origine britannica che vive e lavora tra Amburgo e Lagos.

Le sue mostre ed esposizioni includono la 60ª Biennale di Venezia, la Kunsthalle Bremen, la Tate Modern di Londra, la Secessione di Vienna, il Kunstverein di Amburgo, la South London Gallery di Londra e il Museum of Modern Art di New York.

Ha ricevuto premi come il Leone d’Argento per un giovane partecipante promettente alla Biennale di Venezia (2024); il Premio della Botterstrasse di Brema (2022) e il premio ars viva (2020). Le collezioni pubbliche includono il MoMA e la Collezione Federale di Arte Contemporanea della Germania.

Machine Boys: tra gang, mascolinità e motociclette

Il documentario (in concorso al Sole Luna Doc Filmfest) si presenta come una raccolta di pensieri e riflessioni dei protagonisti inquadrati da Karimah Ashadu, che raccontano con semplicità e realistica crudezza, ciò che fanno per vivere. 

Ciò che stupisce di più del cortometraggio è la regia estremamente caotica e graffiante, che si presta a racimolare solo immagini di copertura per le parole pronunciate. Il film, creando una correlazione molto forte e simbolica tra frase e video, mostra una sua poesia intrinseca costruita sui movimenti di street art e di underground

I corpi dei motociclisti di Lagos sono mostrati quasi come intrecciati alla scocca di metallo dei bolidi che cavalcano. Le loro gambe nient’altro che un prolungamento delle gomme che sfrecciano sul terreno, sfregiandolo. I loro volti sono spesso coperti da grossi occhiali da sole o distorti in smorfie che tentano di mascherare, forse, la loro reale fragilità. D’altronde, il titolo parla chiaro: Machine Boys, ragazzi macchina.

Il documentario di Karimah Ashadu rappresenta con un’immediatezza disarmante ciò che la regista voleva far emergere dal suo racconto: un gruppo sociale emarginato, costretto alla fuga, confinato in una perenne e necessaria corsa per sfuggire dalla morte e dalla legge che li bracca.

“Attualmente sto mettendo su del capitale. Per avviare una mia attività. E quando sarà avviata non farò mai più Okada. Mai più.”

Queste le parole emblematiche del film. Un ritratto realistico ed empatico di ciò che provano sulla loro pelle le persone che si ritrovano, per un motivo o per un altro, a svolgere un lavoro pericoloso e illegale per sostenere sé stessi e le loro famiglie.

Vite complesse, raccontate da una moltitudine di punti di vista. Chi si paga gli studi con l’Okada, chi ha trovato finalmente un’identità. Altri invece sono stanchi del perenne inseguimento, ma non possono lasciare il loro lavoro. 

Machine Boys è un documentario breve ma potente, che racconta magistralmente le vite, le emozioni e le sfaccettature di questi pirati su due gomme.

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Machine Boys

  • Anno: 2024
  • Durata: 8' 56''
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Nigeria, Germania, Italia
  • Regia: Karimah Ashadu