fbpx
Connect with us

Il Cinema Ritrovato

‘Omicidio a luci rosse’ il thriller cinefilo di Brian De Palma

Un classico del thriller e uno dei migliori film di Brian De Palma, ripresentato in tutto il suo splendore su grande schermo

Pubblicato

il

Il titolo dato dalla distribuzione italiana è un fulgido esempio di come per creare un titolo accattivante si elimina l’originale, ben più pregnante e affascinante. Omicidio a luci rosse (Body Double, 1984) segnava il ritorno al thriller di Brian De Palma, dopo la fortunata parentesi gangster di Scaface (1983).

Fu proprio l’enorme successo dell’omonimo remake del film di Howard Hawks del 1932, con un arcigno e magnetico Al Pacino, a dare la possibilità a De Palma di avere carta bianca per il successivo film.

Con Body Double il regista italo americano realizza il suo thriller più compiuto, nel quale le tematiche e le ossessioni ben si amalgamano da Hitchcock fino al cinema di serie B-C-Z. E rivederlo su grande schermo, grazie a Il Cinema Ritrovato, rinnova la grandezza di questa pellicola.

Omicidio a luci rosse, la trama

Jake Scully (Craig Wasson) è un mediocre attore con problemi di claustrofobia, che gli creano anche difficoltà sul lavoro. Tornando anticipatamente a casa, trova la sua compagna con un altro uomo. Ha perso contemporaneamente lavoro, casa e amore.

Durante un casting, conosce Sam Bouchard (Gregg Henry) il quale gli offre un alloggio temporaneo nel suo lussuoso appartamento mentre lui è via per impegni lavorativi. Bouchard gli mostra l’appartamento e gli svela che c’è una bellissima ragazza dirimpetto, Gloria Revelle (Deborah Shelton), che si esibisce ogni sera davanti alla finestra in un numero di spogliarello. Consiglia a Jake di guardarla tramite telescopio.

Così Jake Scully ogni sera la spia, fino a quando non nota che nell’appartamento entra un indiano per rubare nella cassaforte. Vede anche che l’uomo la uccide violentemente.

Interrogato e rilasciato dal detective Jim McLean (Guy Boyd), non del tutto convinto della sua innocenza, Scully vede per caso il trailer televisivo di un film porno, dove una celebre pornostar, Holly Body (Melanie Griffith), si esibisce in un numero identico a quello di Gloria.

Convinto che ci sia un nesso, Skully decide di indagare per proprio conto, e s’intrufola nel mondo della pornografia, facendo un provino e ottenendo la parte.

Terminate le riprese, Jake si finge un produttore emergente e invita a casa Holly, per poi scoprire da lei di un ingaggio per dei numeri erotici nell’appartamento di Gloria indossando una parrucca che la renda somigliante alla padrona di casa.

A questo punto, Jake capisce che è stato tutto un piano ideato da Bouchard, che lo ha usato come testimone ed alibi.

La controfigura, Hitchcock, il cinema di serie Z

Il titolo originale, Body Double, fa riferimento alla controfigura. È un riallacciarsi all’incipit onirico e sessuale di Vestito per uccidere (Dressed to Kill, 1980). La protagonista, Angie Dickinson, doveva girare una scena molto erotica nella doccia. Sullo schermo vediamo lei che si tocca eroticamente le parti del corpo, mentre il suo viso assume espressioni di piacere.

È una scena che è stata girata con due attrici: il viso è della Dickinson, mentre il corpo è di una giovane controfigura. Se non si sapesse che sono due figure femminili distinte, il trucco cinematografico risulterebbe perfetto. Com’ è stato realizzato?

Nel finale di Omicidio a luci rosse ci viene rivelato, in maniera divertente. Il cinema è finzione. Non tutto quello che vediamo è reale. E questa metafora è presente anche all’inizio, quando Jake con l’auto entra negli studi cinematografici. Pare dirigersi verso una strada che solca il deserto; invece è soltanto un fondo scenografico che viene spostato da due attrezzisti.

E l’occhio è facile da ingannare. Anche tutto quello che vede Jake con il telescopio non è la verità. Quella donna che sensualmente si spoglia, non è Gloria, ma è una controfigura.

Questa riflessione era presente anche in Hitchcock, nel mirabile La donna che visse due volte (Vertigo, 1958), di cui Body Double prende uno dei due spunti thriller. De Palma è un conclamato ammiratore del cinema di Sir Alfred. Già con Complesso di colpa (Obsession, 1976), con sceneggiatura di Paul Schrader, De Palma aveva ripreso la storytelling di quel film.

In Omicidio a luci rosse non solo viene ripreso il tema della controfigura, ma anche quello della “malattia” che frena il personaggio: lì le vertigini, qui la claustrofobia.

In Omicidio a luci rosse, però, si aggiunge anche la citazione de La finestra sul cortile (Rear Window, 1954), ossia il voyeurismo. Citare il maestro Hitchcock ha sempre creato stilettate da parte della critica. Le sue sono citazioni, omaggi, oppure scopiazzature?

De Palma non copia, omaggia con accorgimenti più tecnici uno dei più grandi registi della cinematografia. E molti altri hanno attinto dalle trovate tecniche e dalle trame dei film di Hitchcock. Per fare qualche esempio, Spielberg voleva chiudere Lo squalo (Jaws, 1975) sulla falsariga del finale de Gli uccelli (Birds, 1963), nel quale molte minacciose pinne affioravano dall’acqua. Oppure l’utilizzo combinato di carrellata in avanti e zoom all’indietro per creare la vertigine, riutilizzata da Martin Scorsese per Toro scatenato (Raging Bull, 1980).

Da un lato Sir Alfred, dall’altro il cinema basso (altra ossessione presente in De Palma). Con lo sfortunato Blow Out (1981), il regista aveva mostrato, in maniera divertita, lo scalcinato mondo del cinema trash. E molto tempo prima con Hi, Mom! (1970), nel quale il protagonista è intenzionato a girare filmini porno amatoriali. Con Omicidio a luci rosse si diverte a fare una piccola incursione nel vero mondo della pornografia degli anni ’80, con produzioni infime e trame banalissime.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Omicidio a luci rosse

  • Anno: 1984
  • Durata: 114 minuti
  • Genere: thriller
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Brian De Palma