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In Sala

‘Sbatti il mostro in prima pagina’ la spregiudicatezza della stampa

In versione restaurata, torna al cinema un film di Bellocchio che ha una sua importanza storica

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Presentato nel vasto programma della XXXVIII edizione de Il Cinema Ritrovato, arriva in Sala  Sbatti il mostro in prima pagina (1972) di Marco Bellocchio. Il film torna al cinema dal 4 Luglio distribuito 01 Distribution, Minerva Pictures Group.

Il regista piacentino è stato presente al Festival emiliano per due masterclass, e sorprende un po’ che, tra i molti film da lui diretti, si sia scelto questo, diciamo di seconda fila.

Un’opera non del tutto personale, in cui però si nota il tocco, a quel tempo ancora rabbioso, di Marco Bellocchio. Una pellicola che è frutto del suo tempo, un “documentario” su cosa era l’Italia politica e giornalistica (e terroristica) dei primi anni Settanta.

Sbatti il mostro in prima pagina attinge pienamente agli umori di quel tempo, alla cronaca e anche, in un certo qual modo, al genere poliziesco, non ancora poliziottesco.

Sbatti il mostro in prima pagina, la trama

Milano, inizio anni ’70. Nel pieno delle elezioni politiche, e nel pieno degli anni di piombo, il quotidiano Il giornale, di matrice reazionaria, preferisce focalizzarsi su un delitto a sfondo sessuale. La vittima è una studentessa.

Il redattore capo, Giancarlo Bizanti (Gian Maria Volontè), intima ai giornalisti di occuparsi soltanto di questa vicenda, tralasciando le altre problematiche del Paese. Le notizie devono corroborare le indagini che vedono come accusato un militante extraparlamentare di sinistra.

La campagna mediatica sortisce l’effetto sperato e il “mostro” viene condannato sulle prime pagine del giornale. La condanna, in primis morale, aiuta l’area reazionaria a screditare gli ambienti della sinistra nella fase elettorale. Alla fine, Bizanti viene informato dal giovane giornalista Roveda (Fabio Garriba) che il vero colpevole è un’altra persona.

Bizanti minaccia quindi l’assassino, inducendolo a non rivelare niente alle forze dell’ordine. In una discussione conclusiva con l’ingegner Montelli (John Steiner), un industriale finanziatore del giornale, i due concordano di tenere segreta la vicenda fino a quando si conoscerà l’esito delle elezioni, per poi deciderne l’eventuale utilizzo.

Lo spietato e rabbioso sguardo sugli anni ’70 italiani

Quarto lungometraggio per Bellocchio, realizzato appena dopo il personale e corrosivo Nel nome del padre (1972). È un film su commissione, nel quale il regista è entrato a produzione iniziata. Doveva essere diretto dallo sceneggiatore Danilo Donati, autore anche dello script, ma la produzione ha poi deciso che Donati non era ancora pronto per questa mansione.

Della sceneggiatura originale rimane poco, lo scheletro, perché lo stesso Bellocchio, insieme al critico Goffredo Fofi, imbastisce una storia differente. Pertanto da un lato Sbatti il mostro in prima pagina è stato accettato dal regista per riavere credito dopo l’apprezzato ma poco remunerativo Nel nome del padre, e dall’altro per analizzare la società italiana di quel preciso periodo storico.

Le prime immagini, di matrice documentaristica, evidenziano ciò. Scene nelle quale si vede la spietata e incitante campagna elettorale. E tra queste prime immagini, si vede anche un giovane Ignazio La Russa parlare in maniera arrabbiata a un comizio del MSI.

Un clima malsano, non solo politicamente. Ci sono persone ciniche in questa vicenda, in primis l’industriale Montelli, che ha un cognome che fa assonanza con Agnelli. Bellocchio celia metaforicamente i cognomi. Mentre Bizanti, incarnato sempre magnificamente da Volontè, è un mercenario, un uomo che ha ormai lasciato alle spalle ogni ideologia.

Ma come spiega il titolo, il film racconta soprattutto la spregiudicatezza dei media. Sbatti il mostro in prima pagina si riferisce a quanto accadde all’anarchico Pietro Valpreda, a ridosso della strage di Piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969. Sebbene le indagini fossero ancora incerte, servizi deviati e la stampa reazionaria, sbatterono in prima pagina come colpevole Valpreda, in quel momento soltanto indagato.

Un truce delitto femminile può essere strumentalizzato a fini politici. L’uccisione di una giovane ragazza cattura l’attenzione dei lettori, e indirizzare l’opinione pubblica su un extraparlamentare di sinistra, aiuta a screditare quell’ala politica.

Quello che però risulta interessante è come il fittizio quotidiano Il Giornale, due anni dopo esisterà realmente. Fondato da Indro Montanelli nel 1974, è un periodico che intercetta i lettori di destra. Volontè si è in parte ispirato anche al noto giornalista, ma principalmente Bizanti (rimando a bizantino, sofistico) è un sunto di tutti quei giornalisti arrivisti e spietati.

La curiosa casualità anticipatrice si spiega che dando a un quotidiano il nome de “Il Giornale”, si vuole evidenziare come quel periodico deve essere la “Bibbia”. Non avrai altro giornale al di fuori di me.

Differente, in questa società crudele, il personaggio di Roveda. Giovane giornalista che crede nell’etica dell’informazione, vive questa realtà mediatica in maniera sofferta. Una figura che anticipa quella del giovane soldati Passeri (Michele Placido) del successivo Marcia trionfale (1976). Ambedue, capiscono che bisogna lasciarsi alle spalle quei mondi.

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Sbatti il mostro in prima pagina

  • Anno: 1972
  • Durata: 83 minuti
  • Distribuzione: 01 Distribution, Minerva Pictures Group
  • Genere: politico
  • Nazionalita: italiana
  • Regia: Marco Bellocchio
  • Data di uscita: 04-July-2024