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Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

Francesco Pannofino e Forrest Gump

La voce italiana di George Clooney, Denzel Washington, Kurt Russel e Tom Hanks alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

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Francesco Pannofino

Francesco Pannofino interviene alla 60esima Edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, ricordando un cult della cinematografia mondiale, Forrest Gump, realizzato precisamente trent’anni fa.

Il film, con la regia di Robert Zemeckis, esce nelle sale cinematografiche statunitensi il 6 luglio del 1994 e arriva in Italia nell’ottobre dello stesso anno. L’attore romano presta la sua voce al protagonista Tom Hanks.

Francesco Pannofino ricorda come è nata quella entusiasmante avventura. Si racconta, toccando i più svariati temi. Da come ha assimilato il difficile mestiere del doppiatore, a come, oggi, l’intelligenza artificiale stia cambiando il mondo del teatro e del cinema.

Forrest Gump Robert Zemeckis

 

Francesco Pannofino:” Non ero stato perfetto, ma ero quello più adatto”

In quel 1994, l’attore e doppiatore romano non è celebre come adesso, ma ha la fortuna di essere scelto per prestare la voce in due film. Il primo è I Flintstones, dove dà la voce a John Goodman e il secondo è appunto Forrest Gump, vincitore di sei Premi Oscar.

“Prima di quel film Tom Hanks veniva doppiato sempre da Roberto Chevalier, ma in quel caso serviva un’interpretazione diversa. Dopo alcuni provini, tre per la precisione, fui scelto. Mi dissero che non ero stato perfetto, ma ero quello più adatto”.

Una volta scelto, trascorre tutto il mese di luglio del 1994 in sala per doppiare il film. Lavora prima alla voce narrante e poi a tutte le altre scene. Un’esperienza vissuta con estrema cura, ma che oggi, probabilmente, affronterebbe con un bagaglio di esperienza molto più vasto.

Il celebre attore e doppiatore di star dello spessore di George Clooney, Denzel Washington e Kurt Russel, solo per fare qualche esempio, racconta al pubblico di Pesaro come è nata quella sua particolare dizione, per un personaggio che, con il trascorre del tempo, è riuscito a staccarsi dal suo interprete. Così ha preso vita a sé, come avviene solo in rari e fortunati casi.

Il tutto è dipeso dalle scelte recitative di Tom Hank che decide di seguire il particolare accento di Michael Conner Humphreys, il Forrest Gump bambino. Il giovane attore, oggi militare dell’esercito statunitense, proveniva dal sud e aveva una parlata, che Francesco Pannofino ricorda come simile al brasiliano. Si poteva optare per una cadenza regionale italiana, ma ciò avrebbe stravolto l’originale. L’attore romano sceglie di trasformare quel particolare accento in una difficoltà verbale. Il risultato lo possiamo ammirare ancora oggi.

Un doppiaggio trasgressivo

A Francesco Pannofino, poi, viene chiesto se durante il lavoro di doppiaggio su Forrest Gump avesse la consapevolezza di trovarsi dinnanzi a un film che avrebbe fatto storia.

La voce italiana di Tom Hank risponde che quando si viene coinvolti in una produzione americana così grande si avverte sicuramente l’importanza dell’opera. Poi, ricorda come all’uscita del film qualcuno commentò in modo negativo il doppiaggio, ritenuto dallo stesso Pannofino trasgressivo. Ma arrivò il successo al botteghino, che resta la cosa più importante.

“L’emozione è stata restituita. Il film divertiva quando si doveva ridere e commuoveva quando si doveva piangere”.

L’inizio di carriera

Una volta chiuso il capitolo Forrest Gump, Francesco Pannofino racconta l’inizio della sua carriera. Era difficile trovare un lavoro e il doppiaggio rappresentava una delle poche possibilità per entrare nel mondo del cinema. I doppiatori erano pochissimi. Poi sono arrivate le televisioni private e le richieste aumentarono. “Da duecento diventammo più di duemila”.

“In quel periodo ho doppiato tanti prodotti audiovisivi che non avevano nessuna qualità artistica, come le telenovele, ma non rinnego nulla, è stata la mia palestra”.

In questo modo ha appreso i trucchi del doppiaggio. Erroneamente, si pensa che sia un’attività molto facile, e che sia sufficiente avere una bella voce. È, invece, un mestiere che necessità tanto studio e sacrificio. Non esiste una vera scuola, nessuno ti insegna ciò che devi sapere. Occorre osservare e carpire i segreti, come è accaduto all’attore romano all’inizio della sua carriera, quando si trovava davanti al leggio, accanto al maestro Pino Locchi, lo storico doppiatore di Sean Connery.

Il mediocre copia, il genio ruba

 Francesco Pannofino affronta anche l’attualissimo tema dell’applicazione dell’intelligenza artificiale in ambito artistico. Una procedura che, secondo lui, ben presto raggiungerà la perfezione e sarà necessario regolamentare e governare questa prassi, che non potrà mai sostituire del tutto la creatività umana.

Prima di congedarsi dal pubblico della 60esima Edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, Francesco Pannofino rammenta come nella sua carriera di doppiatore ha sempre rispettato il film originale, nel tentativo di restituire al pubblico italiano il film così concepito dai suoi autori e interpreti.

“Cerco di adeguarmi all’attore che doppio e molto spesso riesco ad apprendere qualcosa da loro. É il caso George Clooney, perché il mediocre copia, il genio ruba!”

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