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Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

‘Allonsafàn’ il Risorgimento fu il proto 1968

Il Festival di Pesaro omaggia Mastroianni e i Taviani, con una pellicola dallo sfondo storico, ma con contenuti prettamente politici e rivoluzionari

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Con la proiezione/riproposizione di Allonsafàn (1974) di Paolo e Vittorio Taviani, la Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro ha operato un triplice omaggio. Innanzi tutto la pellicola fa parte della piccola retrospettiva che il Festival dedica a Marcello Mastroianni per il centenario dalla sua nascita. Rende memoria a Paolo Taviani (1931-2024), scomparso nel febbraio di quest’anno. E ossequia, per il cinquantenario dalla sua uscita, una delle pellicole più note dei fratelli Taviani.

Registi definiti utopisti, che sin dal loro esordio hanno portato avanti un cinema d’impegno legato alla letteratura e alla poesia. E quest’opera non fa eccezione, perché rievoca il Risorgimento con uno stile poetico. Marcello Mastroianni, attore versatile e magnetico, fornisce un’ottima interpretazione.

Allonsafán, la trama

Il rivoluzionario Fulvio Imbriani (Marcello Mastroianni), ha origini nobili. Uomo colto e con seguito di donne, durante la Restaurazione del 1816, dopo esser stato incarcerato, Imbriani cerca in tutti i modi di tradire la causa e abbandonare i compagni. Ma per quanto cerchi di fuggire, è sempre coinvolto nella lotta dei carbonari. Si ritroverà suo malgrado nel Regno delle due Sicilie, e cercherà nuovamente di scappare.

Verso la fine, credendo che i compagni hanno vinto realmente, Imbriani si ricrede. Ma il suo è stato un abbaglio, e verrà ucciso.

Allonsafàn, il passato per trattare il presente

Sesto lungometraggio dei Taviani, quarto realizzato soltanto da loro senza la co-regia di Valentino Orsini. Il film è  stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes nel 1975, e sebbene presenti, come in molte opere degli autori, delle “cadute di stile”, Allonsafàn resta una delle opere più lucide dei Taviani.

Il titolo è una storpiatura di Allons enfants, che sono i primi versi de La marsigliese, canto rivoluzionario francese. Prime due parole che incitano al riscatto, alla rivoluzione dei figli, ossia i giovani che possono cambiare il mondo.

E il Risorgimento fu una grande occasione per ribaltare le sorti di un’Italia schiava, in cui i poteri erano in mano ai monarchi. Un primo tentativo di instaurare la democrazia per parte di compagni dediti alla lotta. Piccoli gruppi, ossia i carbonari, che decisero di sacrificare le loro vite per dare una società migliore al popolo.

Però i tempi non erano maturi. Mancava una certa coesione e non tutti credevano fermamente nella lotta, come ad esempio Fulvio Imbriani. È un intellettuale, un individuo che sulle prime si è speso per far evolvere la carboneria; però poi si trasforma in un pavido. Preferisce fuggire e non essere coinvolto.

I Taviani trattano il Risorgimento, non per operare una precisa ricostruzione storica, come fece Luchino Visconti con Senso (1954), ma per creare una metafora sul presente. Il Risorgimento è stato un proto-Sessantotto. I carbonari, usualmente gente colta di media borghesia, come gli studenti del 1968.

Gruppuscoli idealisti che hanno cercato di abbattere la società del ‘900 ancora arretrata civilmente, con una classe dirigente, plutocratica, scollata dalla realtà. Il Sessantotto è stato l’anno degli utopisti, in cui pareva che tutto sarebbe cambiato. Diverse cose sono cambiate, ma altre, anche per compagni che sono fuggiti, sono restate uguali.

E in Allonsonfàn, dietro l’ambientazione ottocentesca, emerge la visione utopica post 1968 dei Taviani, in cui per un attimo si è creduto che l’Italia sarebbe cambiata. Imbriani altro non è che uno di quei colti studenti che ha mollato gli ideali. E molti di quei compagni immortalati nella pellicola, altro non sono che studenti non completamente consapevoli della difficoltà della lotta.

La scelta di Mastroianni, come intellettuale che rifugge dalla lotta politica, diviene anche una citazione al contrario de I compagni (1963) di Mario Monicelli. In quello sfortunato film, Mastroianni interpretava il Professor Sinigaglia, un tenace intellettuale che fino alla fine porta avanti i suoi ideali di lotta.

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Allonsafàn

  • Anno: 1974
  • Durata: 100 minuti
  • Genere: Storico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Paolo e Vittorio Taviani