Su Paramount+la miniserie How Music Got Free diretta da Alex Stapleton tratta dal libro di saggistica del giornalista Stephen Witt. Nel cast diverse interviste a star della musica qui anche in viste di produttori, come Eminem, Timbaland, e Rhymefest.
Il TRAILER – How Music Got Free
Non è una storia di finzione – How Music Got Free
C’è una vicenda nota. L’ascesa dell’MP3 e la crisi del CD. Un’altra invece attende le cause della crisi dell’industria globale degli anni duemila. Responsabili di ciò dei ragazzini nella loro cameretta, hackers impiegati annoiati di belle e brutte speranze. L’intento meritevole, nella sostanza rendere la musica libera e aperta a tutti, rapidamente vede la sua mutazione in un cortocircuito della pirateria informatica. I grandi colossi dell’industria americana inspiegabilmente non erano preparati, poco addestrati all’imminente rivoluzione dell’anarchia musicale. Di questo si occupa la miniserie di Stapleton embrionalmente coadiuvato nella scrittura da Witt. Quest’ultimo nel 2015 scrisse un libro mirabile nel genere del giornalismo musicale investigativo. Documentando l’ascesa dei Warez, una rete mondiale e sotterranea di pirati informatici specializzati nella diffusione illegale dei media digitali prima del rilascio ufficiale.
Ma How Music Got Free è soprattutto la storia di Davide che amputa le gambe a Golia. Arti che ovviamente l’industria musicale ha saputo in breve tempo ricomporre per rimettersi in sella, con una fatica però non indifferente. E che il docu di Witt e Stapleton spiega bene. I due riescono in un’operazione strana ma riuscita nei primi episodi. Mettere sullo stesso piano i Warez con le varie star che in teoria dovrebbero essere entrambi su fronti contrapposti. Teoria che non è pratica se non si conosce la storia di fine anni novanta. Il rap iniziava ad imporsi sulla scena commerciale ma essendo ancora visto come un genere frivolo al pari della tragicommedia del quattrocento. Le grandi major, in primis con l’ex CEO della Universal Doug Morris, non riconoscevano alla nuova scena musicale il rispetto e soprattutto le royalty che avrebbero meritato. Non è quindi difficile pensare quanto l’intento del libro di Witt abbia voluto esporre , ed esponga attraverso la serie di Stapleton, due poli che si uniscono contro il potere dell’industria. Incredibilmente forte e fragile nel contempo.
Il costo gratuito della musica – How Music Got Free
How Music Got Free, nel solco del tradizionale docu seriale, fonde immagini di repertorio con l’espediente dell’intervista. Se da un lato esplora la scena della pirateria con i Warez nella figura dell’hacker Dell Glover, dall’altro è uno straordinario documento revival post millennio con i rapper americani come epigono. La figura di Eminem è pienamente dentro questo progetto. Non solo in qualità di intervistato ma specie in quella di produttore col suo manager Paul Rosemberg. Le testimonianze dei vari 50 Cent e Timbaland certamente sono piene di risentimenti verso la pirateria e i milioni di perdite ricevute. Ma c’è qualcosa che unisce un impiegato annoiato della Universal come Glover e i gangster rapper milionari. Lo dice proprio Eminem col suo cappello. Pur constatando il primato di essere l’artista più piratato al mondo, il musicista americano non riesce a nascondere una fierezza nei confronti di Glover e soci. Aver trollato l’industria si dimostra essere più fondamentale dei dollari non fatti. Anche perché il concetto di fondo viene espresso alla fine dallo storico rapper Rhymefest. “La pirateria ha danneggiato gli artisti o l’industria?”.
L’industria e il crollo del potere
How Music Got Free infatti più che essere un docu d’inchiesta sulla pirateria musicale, appare, sottotraccia, una denuncia contro la musica come prodotto. Come osserva giustamente Stapleton, il disco andava bene per le major ma molto meno per i lavoratori dello stabilimento pagati otto dollari e per il consumatore che ne spendeva venti. La serie , o mini film se volete, di Witt e Stapleton si occupa quindi anche di indagare i risvolti industriali della musica e lo scenario conseguenziale alla pirateria. Perché se è vero che i ricavi per le società hanno visto un danno ,tra il 2005 e il 2006, di ricavi crollati del 60%, paradossalmente la strategia involontaria degli hackers ha attivato una rivoluzione che ha indebolito l’industria ma reso anche la musica più libera e fruibile. Ciò che emerge con forza da How Music Got Free è il crollo dell’industria come detentore del potere. Un guardiano indebolito e senza mezzi di difesa che per una breve fase musicale ha dovuto accettare le nuove regole del mercato illegale. La musica a portata di tutti.
How Music Got Free si dimostra un documentario ambizioso sulla fragilità dell’industria musicale. Il crollo di chi controlla il prodotto confezionato su misura del pubblico medio americano, in una breve fase ha liberato la musica da qualsiasi logica industriale permettendo ai gusti del pubblico di poter accedere alla storia della musica, passata e in evoluzione, senza gabbie e restrizioni.