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Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

Kamal Aliafari: “Il mio film è un’azione sabotatrice”

Il regista palestinese racconta il suo film in concorso alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema

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Kamal Aliafari

Kamal Aliafari è in concorso alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro con A Fidai Film, un’opera che, come scrive Antonio Maiorino, se non è una battaglia di archivi, almeno è sabotaggio. O resistenza.

Kamal Aliafari ha studiato alla Kunsthochschule für Medien Köln e attualmente vive a Berlino. Ha insegnato regia a The New School (New York) e alla Deutsche Film- und Fernsehakademie (Berlino). È stato borsista all’Università di Harvard. Nel 2021 Olhar de Cinema – Curitiba International Film Festival (Brasile) ha dedicato un Focus alla sua opera. Nel 2024 il suo  UNDR è stato selezionato all’IFFR e A Fidai Film a Visions du Réel. Aljafari sta lavorando a un film di finzione da girare a Jaffa.

L’autore di A Fidai Film, dopo la proiezione del suo film, ha dialogato con il pubblico di Pesaro, in un incontro moderato da Raffaele Meale.

A FIdai Film, foto di gruppo in bianco e nero con cancellature rosse

Il saccheggio della memoria del popolo palestinese

L’inizio dell’incontro è stato caratterizzato dalle parole del regista che rammentano il saccheggio effettuato dall’esercito di Israele, durante l’invasione del Libano e della sua capitale Beirut, nel 1978.

Il saccheggio, a cui fanno riferimento le parole di Kamal Alifari, riguarda quello relativo alle immagini del Centro di Ricerca della Memoria Visiva, Culturale e Storica del Popolo Palestinese.

Quello subito durante l’occupazione del ’78 è solo uno dei tanti attacchi dalle forze di occupazione. Un’opera di distruzione fisica e morale che ha avuto inizio almeno nel 1948, se non prima. Un periodo storico complicato e tragico che ha sottratto al popolo palestinese la propria terra.

Come ben ricorda Kamal Aliafari, i palestinesi hanno pagato a caro prezzo gli anni di occupazione da parte d’Israele e non solo per l’alto numero di vite umane stroncate dalla guerra. Mentre venivano uccisi uomini, donne e bambini ai palestinesi è stata strappata memoria e storia.

Il Centro di Ricerca della Memoria del Popolo Palestinese

Kamal Alifari ripercorre le tappe fondamentali che hanno portato alla nascita del Centro della Memoria del Popolo Palestinese e gli innumerevoli atti di violenza subiti da parte di Israele. Il regista di A Fidai Film ricorda l’attentato subito dal direttore del Centro di Ricerca del Popolo Palestinese che perde la vista a causa dello scoppio di una bomba. Il Centro di Ricerca della memoria palestinese, insieme al suo direttore, resistono e continuano l’opera di conservazione della Storia.

Ma poi arriva il momento più tragico. Si arriva agli anni Ottanta e precisamente nel 1982, quando avviene il più brutale saccheggio sulla memoria, come viene mostrato in A Fidai Film, che riunisce parte delle immagini, non distrutte, messe insieme dal Centro di Ricerca della Memoria Palestinese. È questo uno dei momenti più tragici vissuti da questo popolo.

Una volta che l’esercito d’Israele si ritira dal Libano, inizia una nuova fase. Il Centro della Memoria Visiva, Culturale e Storica del Popolo Palestinese  cerca di rinascere dalle macerie. Inizia a  tutelare i pochi microfilm non distrutti dal periodo di occupazione. Purtroppo, come rammenta Kamal Alifari, anche in questa fase, di relativa pace, un nuovo attentato colpisce l’attività del Centro di Ricerca Palestinese, negando il diritto di preservare la memoria.

Un secondo e brutale saccheggio

“Fotografie, mappe dell’antica Palestina e tanto altro materiale visivo molto prezioso è perso per sempre”.

Il regista palestinese, però, ricorda anche che, per fortuna, non tutto il materiale è stato distrutto. Una piccola parte è stato catalogato dall’esercito israeliano e smembrato in diversi luoghi, accessibili solo ed esclusivamente per motivi militari.

È in questo modo che, secondo il regista di A Fidai Film, il popolo palestinese ha subito un secondo e probabilmente più brutale saccheggio. Il materiale visivo superstite non è mai stato riconsegnato al suo legittimo proprietario, ma utilizzato dagli occupanti per annientare maggiormente i diritti. L’intelligence israeliana ha analizzato tutto il materiale visivo prodotto dal Centro di Ricerca della Memoria Visiva, Culturale e Storica del Popolo Palestinese allo scopo di intraprendere una nuova escalation di violenza.

Kamal Alifari: “Il mio film è un’azione sabotatrice”

Kamal Alifari manifesta tutto il suo disgusto dinnanzi a questi atti, ammettendo di aver realizzato un’ azione sabotatrice, e lo fa con il suo film in concorso al Film Festival di Pesaro.

“Solo in questo modo il materiale visivo non distrutto potrà avere la sua funzione originaria”.

L’incontro di Kamal Aliafari con il pubblico della 60esima Edizione della Mostra del Nuovo Cinema si conclude ricordando Ghassan Kanafani, il più celebre intellettuale palestinese dal secondo dopoguerra a oggi, come ricorda Raffaele Meale. In A Fidai Film ci sono diversi riferimenti allo scrittore, giornalista e portavoce del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, come quello a Lettere a Gaza e altri componimenti, tutti accomunati da un sentimento di nostalgia nei confronti di una terra strappata al proprio popolo.

Kamal Alifari e Ghassan Kanafani

Il regista sottolinea il fondamentale ruolo di Ghassan Kanafani per quanto riguarda la narrazione di ogni singolo palestinese. Quando l’intellettuale attivista viene ucciso a soli trentasei anni, la sua morte è assimilabile al saccheggio dell’archivio visivo della memoria. Entrambi sono tentativi per impedire il formarsi di una narrazione sulle origini del popolo palestinese.

“Ghassan Kanafani non faceva altro che raccontare il nostro popolo. Si recava di persona nei campi profughi e raccoglieva testimonianze. Per me è stato necessario inserire le sue citazioni nel mio film. Con questo film, e non solo, cerco di creare un legame tra lui e la mia narrazione.”

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