Ischia Film Festival

Ischia Film Festival ritorna con un programma ricco di novità

Annunciati i lungometraggi e cortometraggi in concorso per il “BPER Location Negata”

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L’Ischia Film Festival dimostra sempre di più una grande capacità di interrogarsi sui grandi temi sociali che investono l’attualità, senza fermarsi ad una visione periferica ma allargando la propria attenzione a tutto il mondo.

Infatti Michelangelo Messina, direttore ideatore e direttore artistico dell’Ischia Film Festival, ha annunciato nella conferenza stampa del 14 Giugno i lungometraggi e i cortometraggi concorreranno per il premio BPER Location negata della 22esima edizione, che si terrà nel Castello Aragonese dal 29 giugno al 6 luglio 2024.

Il significato della rassegna

La rassegna non rinuncia ad aprire una finestra su opere accomunate da uno spirito di denuncia di ingiustizie e diseguaglianze disseminate in ogni angolo del pianeta. La violazione dei diritti umani, la parità di genere, l’emarginazione, sono solo alcuni dei temi a forte valenza sociale della selezione.

Le parole del direttore artistico Michelangelo Messina

I film che accendono i riflettori sulle contraddizioni del nostro mondo, dimostrano il potenziale del cinema di sensibilizzare le coscienze degli spettatori. Se la maggior parte delle opere selezionate all’Ischia Film Festival raccontano la bellezza di paesaggi e territori, attraverso la sezione “Location negata” non intendiamo sottrarci al dibattito su tematiche scomode ma necessarie per smuovere l’opinione pubblica internazionale”, ha spiegato così Michelangelo Messina, il direttore artistico del festival.

I film in concorso:

Buffer zone (Savvas Stavrou) racconta la storia di due giovani soldati, oltre le linee nemiche. Si innamorano e fuggono dalle loro opprimenti paure attraverso la musica. Attraverso sguardi, silenzi e mimica del viso, il cortometraggio cerca di delineare un amore ostacolato dall’ambiente militare in cui si ritrovano i protagonisti.

Invece, Empty Rooms (Zhenia Kazankina) cerca di testimoniare o di rielaborare il dramma derivato dal conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Un progetto che nasce per tentare di riempire un vuoto, di dare voce a chi ha dovuto abbandonare tutto, o di rievocare la presenza di coloro che non faranno mai ritorno.

Segue I Come From the Sea (Feyrouz Serhal) vede al centro una piccola trasgressione puerile, nobilitata dallo sguardo ricco di magia che solo la fanciullesca anima dei bambini riesce a veicolare. Un godibile ritratto della spensieratezza giovanile, in cui i tre piccoli protagonisti accompagnano lo spettatore lungo i vari angoli della città di Tripoli.

Il mare nascosto (Luca Calvetta) è un’opera ibrida che, mescolando teatro, documentario, poesia e pittura, affronta con grande originalità la tematica dell’immigrazione e dell’identità dei luoghi. Un narratore (Ascanio Celestini) in dialogo con un ragazzo venuto dal mare, sullo sfondo la Calabria e il Sud.

Non finisce qui

Si continua nella società del futuro di Itu Ninu (Itandehui Jansen), i migranti climatici sono tenuti sotto rigorosa sorveglianza. Monitorati attraverso braccialetti elettronici, è impedito loro di conversare. Sofia e Angel, i due protagonisti appartenenti a un’etnia indigena messicana, sognano di fuggire da un mondo distopico, dai chiari riferimenti orwelliani, comunicando attraverso poetiche lettere.

Con Non piangere, Niccolò Corti cerca di sensibilizzare gli spettatori in merito ad una profonda ingiustizia culturale così il corto fa riflettere sul tema della morte e del perché sia importante per chi resta avere un luogo in cui seppellire il proprio caro.

Pele de vidro (Denise Zmekhol) ci porta a San Paolo. Lì dove il padre della regista, importante architetto, costruì un capolavoro dell’architettura, oggi risiedono senza tetto che hanno occupato la struttura. Una fotografia delle disuguaglianze sociali del Brasile contemporaneo.

Segue Susurro (Gabriel Gonzalez Acosta),un film soprattutto visuale, con paesaggi mozzafiato, impreziositi ulteriormente dalla nitida fotografia, a rappresentare i veri protagonisti del corto. Le due donne in scena appaiono come un medium, un veicolo per accompagnare lo spettatore. Attraverso dei luoghi capaci di esaltare la magnificenza di Madre Natura.

Le ultime opere in concorso all’Ischia Film Festival

The annoyed (Mehdi Fard Ghaderi) si presenta come un film metalinguistico a episodi. Tre registi, divisi tra l’arte e i problemi sociali del loro paese, l’Iran. La battaglia per evitare l’esecuzione capitale di un giovane attore, la denuncia delle violenze domestiche contro le donne, realizzare il più bel film della propria vita da parte di un cineasta malato terminale.

The lake (Yangkyi Tsering) racconta la storia di Reva, giovane pastore tibetano, alle prese con il desiderio non esaudito della nonna di vedere i laghi di Lhasa. I versi di una canzone popolare forniranno al ragazzo l’ispirazione per portare a termine la missione.

Invece, The Strangers’ Case (Brandt Andersen) è ambientato ad Aleppo, nel mezzo della guerra civile siriana. Amira, un chirurgo pediatrico, esegue un’operazione salvavita durante i giorni più bui del conflitto. Attraverso uno scherzo inaspettato del destino, lei e sua figlia diventano i personaggi centrali di una storia pericolosa. Quest’ultima intreccia le vite di cinque famiglie sparse in quattro continenti e ridefinisce tutte le loro esistenze.

Titanic, versione adatta alle famiglie iraniane di Farnoosh Samadi è stato girato in un unico piano sequenza con inquadratura fissa. Documenta con chiare intenzioni metaforiche la prima proiezione pubblica del kolossal di James Cameron da parte della tv di stato dell’Iran. Una messa in onda edulcorata, con immagini fantastiche e un audio intramontabile.

Si continua con Tundra (Andrea Borgo), che si svolge lungo il confine militarizzato tra Finlandia e Russia. Qui, nel silenzio della più abbondante nevicata dell’inverno, un nonno insieme al nipote vanno a caccia di un nemico invisibile.

Ambientato in Indonesia, Where the wild frangipanis grow (Nirartha Bas Diwangkara) instaura un curioso rapporto visuale. Al suo interno le location e la dimensione rituale risultano le vere protagoniste del cortometraggio. La limitata presenza di battute di dialogo lascia ai luoghi incontaminati e all’antica tradizione il compito di coinvolgere lo spettatore. Il risultato è una vera e propria esperienza sensoriale.

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