Blackout è il cortometraggio di Martin Arnold presente nella sezione Concorso Pesaro Nuovo Cinema della terza giornata della 60° edizione del Pesaro Film Festival.
La città, che quest’anno è Capitale Italiana della Cultura 2024, ospita la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema con un programma di oltre una settimana, ricco di eventi e di ospiti da non perdere.
Blackout la trama
Blackout è un cortometraggio di breve durata che lascia intravedere zampe, occhi e lingua di gatti intervallati da lacrime e da un sonoro. Dallo sfondo nero emergono poi delle luci simili a dei fuochi d’artificio che sembrano danzare nel vuoto e che lasciano intravedere il busto di una figura umana. L’assenza quasi totale del sonoro e lo schermo nero lasciano vagare lo spettatore nel ricomporre con la mente ciò che sembra intravedere.
Delle mani simili a delle zampe animalesche si muovono nel vuoto, gesticolando alacremente per poi dirigere un concerto immaginario. Lo sfondo vuoto e il disegno ricordano i cartoon di una volta, le prime sperimentazioni della Disney su Topolino in bianco e nero. Fiotti di lacrime scorgano da un paio di occhi allungati e creano un’atmosfera alienante e grottesca, totalmente immersa nel silenzio e nello spazio vuoto. Il tutto sembra però riprendersi da luci e musica che disegnano delle costellazioni immaginarie, mappe cosmiche che lasciano intravedere un essere umano colorato di rosso. Le zampe animalesche diventano poi quattro e lo spettatore assiste a una lotta immaginaria tra due animali, quasi divertente e ironica.
L’apparente significato del titolo
Chi vede Blackout per la prima volta si trova immerso in una situazione di estraneità e di aspettativa, senza capire la direzione in cui dirigere il proprio stato d’animo. Ma è proprio questo l’effetto che ha voluto suscitare il regista di origine austriache Martin Arnold che spiega il significato che ha deciso di attribuire a partire dal titolo del suo cortometraggio:
“Ho scelto la parola Blackout come titolo unico perché significa o troppo o nulla: un vuoto di memoria, uno svenimento, un’interruzione dell’elettricità, un crollo della borsa ecc. Pare derivi dal mondo del teatro, con riferimento a uno spegnimento improvviso dei riflettori con effetto drammaturgico oppure semplicemente per allestire una scena o cambiare la scenografia”.
La scelta di rappresentare un vuoto, uno spazio nero che non rappresenta un luogo preciso richiede di sospendere il giudizio e di abbandonare la razionalità e i sistemi della logica a favore del lapsus mnemonico, dell’assenza totale di ogni forma di pensiero per dare spazio all’inconscio soggettivo e personale, in cui ogni spettatore vede ciò che vuole.