Quest’anno la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, giunta alla 60ª edizione, ha realizzato due retrospettive. Una dedicata all’autore Franco Maresco, l’altra al duo comico Ficarra e Picone. Quest’ultima scelta ha inizialmente destato perplessità. Cosa c’entrano due comici, metto in televisione, con un Festival riconosciuto come attento propositore di cinema d’autore?
Scorrendo gli annali del Festival, questo imbarazzo può facilmente sparire, perché la kermesse in passato ha avuto il merito di rivalutare certe pellicole erroneamente stroncate o trattate con sufficienza, e ha realizzato una retrospettiva su Dino Risi, uno dei maestri della Commedia all’italiana.
Un cinema popolare
Ficarra e Picone, da un quarto di secolo attori e registi in cima al Box-Office, realizzano certamente un cinema marcatamente popolare, ma scorrendo la loro filmografia si nota una coerenza di contenuti.
Questa scelta è stata motivata con la pubblicazione del libro collettaneo, curato da Pedro Armocida e Giulio Sangiorgio, Ridere è una cosa seria. Come evidenzia il titolo, la loro comicità è sempre legata al presente, agli aspetti socio-economici, ai problemi che martoriano la Sicilia. Mali, vizi e furbizie che, in ogni modo, sono presenti anche nel resto dell’Italia.

Ficarra e Picone: la conferenza stampa
La presentazione del volume saggistico è avvenuta con la presenza del duo siciliano, in una conferenza stampa spumeggiante, rimasta in bilico tra le analisi serie del loro operato di attori/autori fatte dai critici, e il loro rispondere faceto. Moderatori dell’incontro sono stati gli stessi curatori del libro.
L’ Italia in miniatura
Mentre Ficarra ha sfoggiato il suo solito look, Picone si è presentato con un aspetto garibaldino, e spiegherà il perché durante la conferenza. Prima dell’inizio del dibattito, però, è stato proiettato un piccolo documentario riassuntivo che enuclea la particolarità e la coerenza della loro comicità. Il cortometraggio s’intitola L’Italia in miniatura, ed è stato realizzato da Andrea Miele e Giulio Sangiorgio.
Terminata la proiezione, che ha raccolto alcune scene che ben esemplificano la loro comicità “seria”, a tratti politicamente scorretta, ben accolta dal pubblico in sala (giornalisti e spettatori), inizia la conferenza.
I curatori del libro specificano subito le motivazioni di questa scelta che può sembrare inusuale, per poi fare una panoramica sulla struttura del libro, comprensivo di una corposa intervista a Ficarra e Picone, l’analisi dei film, e i ricordi delle persone che hanno lavorato con loro. Inoltre, con una preziosa introduzione scritta da Marco Müller.
Ficarra e Picone: seri e ironici
Ma sebbene Armocida e Sangiorgio spieghino come la loro comicità non sia scontata, che c’è dietro un’attenta osservazione e anche un messaggio, Ficarra prende la parola:
Lo sapevo che non dovevamo venire qua. Ci stanno rovinando.
Ci saranno altre esternazioni sardoniche da parte dei due, quasi a voler scalciare un’incoronazione ad autori che poi potrebbe divenire rischiosa. Una promozione genere sempre maggiori aspettative. Ma Ficarra e Picone rispondono, non tralasciando l’usuale filo d’ironia, anche in maniera seria.
A proposito di Marco Müller, Picone ricorda con grande piacere e stupore quando nel 2014 Müller, a quel tempo Direttore della Festa del cinema di Roma, come film di chiusura mise Andiamo a quel paese.
E Ficarra aggiunge che è stato certamente un punto d’orgoglio, una prima promozione, sebbene a quel tempo, e ancora oggi, il mondo della critica li guarda al massimo con sufficienza. Ma l’importante è:
Per noi la cosa più bella è sentire la risata in sala. Infatti spesso in tutti i film noi andiamo nei cinema di nascosto proprio per sentire dove la gente ride, come ride… Perché tu sulla carta puoi pensare una cosa e invece ne fa ridere un’altra.
Picone, allacciandosi a quanto ha detto il suo compare, specifica criticamente:
È chiaro quando uno vede una cosa propria poi deve avere anche la capacità di capire se una cosa poteva essere fatta meglio. E soprattutto, non sai mai cosa succede. Tu puoi pensare tutto quello che vuoi, però poi non è detto che accada quello che tu pensavi.
Un cinema in crescita
Il loro cinema, d’attori e poi d’autori, è stato un lento crescendo. Comici che hanno preso sul serio il lavoro cinematografico. Non la facile risata, ma il riso come arma per amplificare la critica alle storture della Sicilia e dell’Italia intera.
In questo percorso di miglioramento, hanno di molto contribuito le collaborazioni con altri registi. Giuseppe Tornatore offrì loro il primo ruolo drammatico nel kolossal Baaria (2009). Le partecipazioni nei film di Aldo, Giovanni e Giacomo hanno consentito di limare la comicità.
E se Nati stanchi (2000), diretto da Dominick Tambasco è poco riuscito, come loro stessi ammettono, con Il 7 e l’8 (2007) co-diretto assieme a Giambattista Avellino, hanno cominciato a essere loro a proteggere i progetti che proponevano.
Picone:
Abbiamo cominciato una collaborazione con Giambattista Avellino, e poi piano piano abbiamo curato noi stessi la regia. Negli ultimi anni, invece, ci siamo sperimentati facendoci dirigere da altri. Prima con Roberto Andò con La stranezza e ora L’abbaglio. Per questo sono così [indicando i folti basettoni che si è fatto crescere], sono un garibaldino che cerca di fare l’Italia. E poi abbiamo deciso, e questa è la cosa assolutamente inedita del nostro percorso, abbiamo deciso che Santo Cielo venisse girato proprio da Francesco Amato.
Certamente queste collaborazioni hanno fatto maturare il duo come attori. Le loro interpretazioni in La stranezza (2022) sono state molto apprezzate dalla critica. E registicamente, come ha fatto notare la saggista Ornella Sgroi, si è evoluta, fino a raggiungere l’autorialità ne Il primo Natale (2019).
Un cinema spiccatamente comico che, però, si riallaccia alle stilettate critiche di Pietro Germi, nei suoi film d’ambientazione siciliana. Luca Bove (Taxi Drivers) ha posto la domanda su questa connessione con Germi, in particolare nel finale di Andiamo a quel paese, simile a Sedotta e abbandonata (1964). Quello che però li differenzia, è che mentre Germi punta sul grottesco, loro virano verso la favola, con loro due personaggi simili a dei Peter Pan.
Il paragone a Pietro Germi
Picone, sorridente, ringrazia:
Essere paragonati a Pietro Germi è per noi un onore. È stato forse l’unico regista, non siciliano, a rendere magnificamente le contraddizioni e i luoghi comuni della Sicilia. Si, noi cerchiamo di affrontare, attraverso i personaggi, la realtà in maniera bambinesca. Facciamo degli ingenui che, si, cercano di essere furbi, facendo ruberie e peccatucci, però rimaniamo dei candidi che non lo fanno con cattiveria.
Terminata la conferenza stampa, Ficarra e Picone vengono rapidamente avvolti dal pubblico, che chiede autografi e foto insieme. Un ulteriore premio di stima per questo duo comico.
