La sezione Contemporary Lives di Biografilm 2024 ci fa scoprire ed attraversare un unicum: Alterlaa, il più grande parco di edilizia popolare dell’Austria. 27 Storeys, opera prima documentaristica di Bianca Gleissinger, è un ritorno alle origini per la giovane regista.
La sua famiglia ha abitato per molti anni dentro Alterlaa, isola felice di 27 piani, monumento iconico dell’utopia sociale viennese. Una vera e propria città nella città. L’ambizione del suo ideatore, l’architetto Harry Glück, era rendere accessibile il lusso residenziale attraverso un uso condiviso delle risorse.
“Vivere come i ricchi per tutti”
Il parco residenziale Alterlaa si trova nel 23° distretto di Vienna. Si estende su 250.000 metri quadrati, conta 10.000 abitanti. Costruito negli anni ’70, è nato con l’obiettivo di far sentire felici chi lo avesse abitato. Harry Glück non voleva far mancare due elementi imprescindibili per creare armonia abitativa: acqua e natura. Ha aggiunto 8 piscine sul tetto delle torri residenziali di 27 piani, costruito piscine coperte, realizzato spazi verdi, campi da tennis. Ha reso accessibile un modello apparentemente destinato solo ai super-ricchi. Alterlaa non ha fatto mancare ovviamente le polemiche. Harry Glück fu accusato di utilizzare i soldi delle tasse per costruire piscine per il proletariato.
I genitori di Bianca Gleissinger si sono trasferiti nell’edificio C a metà anni 80′: dalla nascita, la regista è rimasta fino all’adolescenza ad Alterlaa , abbandonata dopo il divorzio tra il padre e la madre.
Tra ricordi e il presente, una bolla naïf
27 Storeys, per ammissione di Bianca Gleissinger, è mutato come idea e realizzazione man mano che il progetto visivo avanzava. Motore primo del film documentario, la curiosità di rivedere un luogo della propria infanzia, di raffrontare i ricordi ad una realtà sicuramente diversa. A cui ha aggiunto un’indagine sulla vita delle persone, sul senso profondo di abitare uno spazio quotidiano, sul concetto di casa. Di felicità abitativa.
Attraversando le torri e l’area circostante, l’isolamento e il comfort dei singoli appartamenti (con il design unico delle terrazze, negli spazi privati con viste panoramiche) si amalgamano al mood di un vero e proprio villaggio verticale. Alterlaa svela piano piano le sue risorse: dal centro commerciale, agli spazi verdi e alle aree gioco per i bambini, ai vari club dove gli inquilini si riuniscono per coltivare hobbies, per gestire i problemi pratici come la sicurezza.
27 Storeys entra ed esce da uno sguardo che soggettivizza il racconto. La regista ne diventa protagonista in crescendo: da cicerone, incalza (e dirige) la eterogena e bizzarra popolazione di Alterlaa, mutata nel frattempo e per la maggior parte avanzata negli anni. Ogni inquilino ha una sua storia, simboleggiata dall’appartamento che popola, scrutato dalla macchina da presa come un altrove sospeso ed isolato. Alterlaa sembra davvero bastare a se stessa. Bianca Gleissinger tenta di contemporaneizzare un ‘tempo fermo’ con domande che vogliono scavare dentro quelle vite. I ruoli di genere, i compromessi, i sogni, l’oggi… I pochi giovani che incrocia in cima alla torre, in piscina, approcciano Alterlaa non sentendosene completamente inglobati. O forse, con la volontà di reinventare il rapporto con questo mondo.
Lei stessa non può evitare la tappa all’appartamento di un tempo, completamente cambiato: “La mia camera era tutta rosa, adesso esiste solo il blu nelle case”. Bianca Gleissinger al termine del proprio viaggio residenziale e spirituale, si riappropria completamente della sua Alterlaa: la vive come un vero e proprio parco giochi, gridando, saltando, rotolandosi sull’erba.
“La gente lì in genere è felice e credo che ciò debba restare la premessa di questo posto”
Rimaniamo sbalorditi di fronte a un tale esempio, anche datato, di equilibrio architettonico tra intimità e comunione, inimmaginabile nelle realtà residenziali del nostro Paese-