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Prime Video Film

‘Federer – Gli ultimi dodici giorni’, una stella al suo glorioso crepuscolo

Un documentario sul ritiro dal tennis del campione svizzero Roger Federer a 41 anni, ripreso da una troupe che ha immortalato gli ultimi, applauditi giorni di una storica carriera, nel tentativo, sfuggente, di carpirne la grandezza

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Solo su Prime Video dal 20 giugno,  Federer – Gli ultimi dodici giorni di Asif Kapadia e Joe Sabia documenta l’arco finale della storia tennistica di un campione che è diventato simbolo eponimo del suo sport, l’emblema più classico e moderno insieme (come il suo stile di gioco) del tennista vincente che propaga eleganza motoria e fair play dentro e fuori dal campo. Il ritiro, avvenuto per ovvie ragioni d’età e dopo un importante infortunio – Federer è nato nel 1981 – si svolse in forma celebrativa il 25 settembre 2022 in occasione della Laver Cup di Londra, torneo a gironi di esibizione, con due squadre – una europea e una di giocatori del resto del mondo – capitanate dalle leggende Björn Borg e John McEnroe.

Dall’annuncio via social dell’imminente addio agonistico, con il supporto della numerosa famiglia, all’ultima partita alla Laver Cup in coppia in doppio con l’eterno avversario e amico fraterno Rafael Nadal: i due documentaristi attuano un’operazione nostalgia insidiosa, dove nella commozione insistita per la fine inevitabile di una carriera ventennale che ha appassionato il mondo intermezzano immagini di repertorio che non riescono a scavare dietro l’icona e oltre l’atleta, a favore di un taglio didascalico più mainstream. Ne consegue, più che un glorioso ritratto in piedi a cui si ambisce, il capitolo scarnificato di un progetto potenzialmente più ampio, dove l’appiattimento dell’immagine filmica sacrifica persino la parentela ontologica tra tennis e cinema.

Mitologia di un maestro

Roger Federer, soprannominato King Roger o The Swiss Maestro: 103 titoli vinti in singolare, 20 vittorie ai tornei del Grande Slam, l’unico tennista ad aver vinto 8 volte nel prestigioso feudo di Wimbledon, 28 titoli del circuito ATP Masters, campione olimpico da medaglia d’oro nel doppio, vincitore della Coppa Davis, più di 1500 partite disputate in carriera, al secondo posto per numero di settimane complessive come numero uno al mondo nella classifica ATP.

Ma il campione svizzero, oltre al palmarès da firmamento tra i più grandi (condiviso nella sua era con Nadal e Novak Djokovic) e al di là delle statistiche e degli innumerevoli record, ha inciso il suo nome nella storia dello sport e la sua icona nell’immaginario collettivo come influente e plurigenerazionale modello di stile tennistico (per varietà di colpi, eleganza di equilibrio, fluidità di movenze, classe nel gioco su erba, eccellente tattica in difesa e in attacco), un maestro di correttezza e umiltà con giocatori e tifosi, un fuoriclasse di fascino prestato con successo al mondo della moda (con il benestare dell’amica e mentore Anna Wintour).

Immagine concessa da Amazon Prime Video. Tutti i diritti riservati.

Il lungo addio

Federer – Gli ultimi dodici giorni lo coglie nel momento della predisposizione dell’annuncio su Instagram del ritiro, in famiglia, con l’inseparabile moglie e manager Mirka, ex tennista, e negli ultimi allenamenti in vista della partita conclusiva di fronte al pubblico della Laver Cup e agli spettatori di tutto il mondo.

Qui, alla presenza dei colleghi e ricorrenti rivali come Nadal, Djokovic, Andy Murray (con cui ha costituito i cosiddetti Fab Four del tennis) e affermati giocatori più giovani (tra cui l’italiano Matteo Berrettini), i due documentaristi registrano il dietro le quinte intessuto di incoraggiamento, stima professionale e affettuosa nostalgia dei campioni verso King Roger, che trovò il suo acme con il profluvio di lacrime di commozione al termine dell’ultimo match, con a fianco un altrettanto piangente Nadal, in quello che fu di fatto l’epitaffio di un’età d’oro e per alcuni un improvviso melodramma al maschile di rara amicizia e bellezza.

Immagine concessa da Amazon Prime Video. Tutti i diritti riservati.

Un documentario accomodante

Le riprese, con la regia di Asif Kapadia (già collaudato autore di altri documentari come il premiato Amy, Senna, Diego Maradona) e Joe Sabia, nascono, secondo le dichiarazioni di intenti, come materiale audiovisivo destinato all’home video o alla registrazione  d’archivio, dopo l’autorizzazione concessa alla troupe da parte di Roger Federer di avere accesso esclusivo ai giorni conclusivi della sua carriera, tra le mura di casa con moglie, figli e genitori, in palestra, nei retroscena della Laver Cup. Il girato, tuttavia, non è esente dal sospetto di una destinazione a più ampio raggio, prontamente poi infatti confluita nel documentario distribuito direttamente in streaming su Prime Video.

Tra i documentari dedicati al tennis Federer – Gli ultimi dodici giorni si colloca sul solco dell’instant movie che scivola in retoriche agiografiche (non in modo dissimile dall’insoddisfacente Break Point su Netflix), in un’impalcatura complessiva patinata che non rende giustizia alle sfumature più recondite del campione e che non riesce, o forse non vuole, sviscerare le segrete opacità, lo stress mentale, gli sforzi fisici, gli infortuni, le increspature dell’esposizione mediatica via social, il magma emotivo di una vita sempre in tensione tra estenuanti e periodiche competizioni professioniste, sradicamento in giro per il mondo, strategie di marketing della propria immagine, fin troppo pulita e vincente, lavoro di bilanciamento interiore tra idolatria delle folle e protezione della propria privacy e identità.

Sotto le scorie della perfezione

In un confronto immancabile tra prodotti similari sul tennis, il documentario è molto lontano da un film magistrale come John McEnroe – L’impero della perfezione, questo sì nato genuinamente da filmati in 16 mm girati nel 1984 senza un originario intento cinematografico e poi utilizzati da Julien Faraut per studiare la psicologia e la tenuta fisica di gioco del grande tennista statunitense.

McEnroe appare del resto, per sua natura, il poeta della racchetta più prestante al dispositivo filmico e il film brilla per la capacità, debole in Federer, di concentrare nelle riprese di una singola partita (la storica e scioccante finale tra McEnroe e Ivan Lendl al Roland Garros del 1984, con l’inaspettata vittoria in rimonta del tennista cecoslovacco) il ritratto chiaroscurale, e per questo più avvincente, del celebre ribelle americano per studiarne e restituirne la statura sportiva. Con due meriti aggiuntivi: quello di restaurare la portata dell’impero della perfezione di The Genius in un regno per giunta avverso al campione, in quella fatale e ancora bruciante sconfitta sulla terra rossa a un soffio dal titolo del Grande Slam, e quello di saper imbastire una riflessione linguistica e filosofica sulla relazione tra cinema e tennis, già teorizzata da Serge Daney.

Immagine concessa da Amazon Prime Video. Tutti i diritti riservati.

Ritorno alla letteratura

Federer – Gli ultimi giorni si discosta da un altro documentario monografico, più contemporaneo, ruvido, sincero, ancora una volta dedicato all’ex SuperBrat: McEnroe di Barney Douglas, disponibile su Sky, che intervistando il tennista ormai ultrasessantenne per rievocarne la carriera tra intemperanze, inventiva sul campo, amicizie (con Borg e Vitas Gerulaitis) e asperità (con Jimmy Connors), integra con fluidità vette e sconfitte nella vita privata.

Se quindi Federer si circoscrive come prodotto meglio destinabile a chi si approccia per la prima volta al tennis per essere iniziato ai suoi protagonisti tra un’epoca al tramonto e una di nuove promesse, forse la chiave d’accesso ancora imprescindibile, anche se per alcuni troppo ovvia, per inoltrarsi nel ‘mistero Federer’ di apollinea armonia e achillea e dirompente tenacia fisica, rimane ancora il saggio di David Foster Wallace, Il tennis (nel titolo originale Federer) come esperienza religiosa. Lì il grande autore statunitense, irriducibile appassionato del tennista svizzero, scriveva con il suo stile analitico unico tra spassosa provocazione, mordace ironia, saggia lucidità:

“La particolarità di Federer è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo.”

Federer - Gli ultimi dodici giorni

  • Anno: 2024
  • Durata: 100'
  • Distribuzione: Amazon Prime Video
  • Genere: documentario, biografico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Asif Kapadia, Joe Sabia
  • Data di uscita: 20-June-2024

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