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Itziar Ituño: Sarebbe interessante fare uno spin-off su Lisbona

Considerando il successo ottenuto dalla serie 'La casa di carta', non è difficile pensare a un sequel nel futuro, un po' come Star Wars. Magari non con gli stessi attori

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Ha un minuscolo piercing al naso e un’energia che conquista. Esattamente come il suo ispettore, Raquel Murillo, nella serie La Casa di Carta. Ma le similitudini non finiscono qui per Itziar Ituño, perché, come il personaggio che interpreta, è forte, decisa e inarrestabile.

Divertente, impegnata in tematiche importanti, amante del teatro, Itziar Ituño è una delle protagoniste assolute della serie tv La casa de papel distribuita da Netflix, nei ruoli rispettivamente dell’ispettore Murillo e di Lisbona. L’attrice è stata l’ospite di punta della dodicesima edizione di Etna Comics, e ha aperto alla possibilità di una sesta stagione, non escludendo che la serie, ufficialmente conclusa, possa invece continuare.

Il personaggio di Raquel Mourillo de La casa di carta

Incredibile ma vero, il personaggio di Raquel Mourillo era stato ideato solo per le prime due stagioni: l’ispettrice della polizia doveva catturare Il Professore e, dopo che i due si erano innamorati, lei doveva lasciarlo. Era stata questa l’idea iniziale degli sceneggiatori della serie “La casa di carta“, relativamente al personaggio interpretato da Itziar Ituño ma, dopo l’esito mondiale della serie, tutto è cambiato e si è pensato a sviluppare il personaggio.

«Con il proseguo della storia e l’assalto alla Banca di Spagna», afferma l’attrice, «Raquel diventa Lisbona e diventa un membro della banda. Questo mi ha permesso di interpretare, all’interno della stessa serie, due ruoli differenti. Ho preso parte a tutti gli scenari, e questo non succede quasi mai. É stata un’esperienza molto interessante che mi ha arricchito tanto»

Itziar Ituño ha di fatto visto evolvere il suo personaggio: «Mi sentivo a mio agio nei panni di Lisbona, – racconta l’attrice basca – con la tuta rossa e la maschera di Dalì, pronta a combattere e lottare per la Resistenza; però se penso a Raquel non posso non pensare a una donna forte e determinata, piena di conflitti interiori, una donna che ha potere in un mondo in cui di solito lo hanno gli uomini».

Ma quali sono stati gli ingredienti che hanno creato una serie dal successo mondiale?

Gli elementi sono stati tanti. «A partire dai personaggi, che sono degli stereotipi tipo avatar: chiunque può scegliere il suo e immedesimarsi» dichiara l’attrice. «E poi la storia, che è molto simile a quella di Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri. E il simbolo, la maschera di Dalì, che diventa emblema della rivoluzione, con quella tuta rossa che rappresenta la passione e la forza. É una storia molto rock and roll, piena di ritmo che ti lascia impaziente di vedere un altro episodio».

Lavorando per così tanto tempo insieme, i protagonisti della Casa di carta sono diventati una piccola famiglia e questo li ha anche aiutati a sostenere e gestire l’incredibile successo che hanno avuto, unendoli ancora di più.

«Avrei voluto interpretare Nairobi… un altro personaggio che amo alla follia. Anche se cattivo e pieno di rabbia, è Palermo. Trovo che Rodrigo De La Serna sia un attore di straordinario talento»

Itziar Ituño ha conquistato i fan con la sua bravura, e ha anche raccontato un retroscena divertente capitato sul set alla sua ispettrice Raquel Murillo alias Lisbona.

«É accaduto nella prima parte della serie La Casa di carta. C’è stata una scena in cui Raquel doveva inseguire il Professore (Alvaro Morte) verso un deposito  per sfasciacarrozze. Secondo il copione, dovevo raggiungere il deposito con delle pattuglie della polizia che mi seguivano, e una volta lì, dovevo lasciare l’auto e inseguire il Professore. Mi fecero usare un’auto della polizia che aveva il cambio manuale e io so guidare solo con il cambio automatico. Così, raggiunto il deposito, scendo dall’auto, come indicato nel copione e inizio a correre. Ad un certo punto vedo che i miei colleghi e la troupe vengono verso di me. E non capisco il motivo. Poi ho visto le loro facce, mi sono voltata e ho capito che la macchina era sparita in quanto non avevo messo il freno a mano. Hanno riso tutti veramente tanto, io un po’ meno», conclude l’attrice.

Il casting iniziale e il trasferimento a Madrid

Itziar Ituño, originaria di Bilbao, ha raccontato della sua iniziale titubanza nell’accettare il ruolo di Raquel Mourillo, perché non era molto entusiasta del trasferimento a Madrid.

«Sono di Bilbao, e quando ho passato il casting per entrare nella serie “La casa di carta”, ho capito che avrei dovuto trasferirmi a Madrid. È stata mia madre a spingermi ad andare, la ringrazieró per sempre».

«Sarebbe divertente, quando noi attori del “La Casa di carta” saremo vecchietti, assistere a una reunion della banda per fare un nuovo colpo, magari molto più soft»

Uno, nessuno e centomila

Un bravo attore inizia spesso il suo percorso facendo teatro. Questa è stata anche la strada di Itziar Ituño, che ha raccontato la sua formazione artistica e mostrato la sua preoccupazione riguardo il cinema.

«Io ho iniziato a recitare in una scuola di teatro perché credo che il teatro sia la base e l’origine di tutto. Una volta che ti trovi di fronte alle persone e riesci a recitare allora sei davvero pronta a recitare. Il teatro è dramma, commedia, tragedia, apprendi ogni cosa: è l’arte dell’improvvisazione, è la base. Credo che ciascuno di noi possa recitare perché lo facciamo già nella vita di ogni giorno, nella quale interpretiamo il ruolo di tanti personaggio: madre, figlia, moglie, sorella, capo».

«Credo che la piattaforma stia un po’ uccidendo il cinema», commenta l’attrice. «E questo mi dispiace tanto perché adoro andare al cinema e vedere la sala piena di gente che si emoziona davanti allo schermo. C’è quel rituale collettivo di ridere o piangere insieme che unisce, diventa un luogo di aggregazione, un modo per non restare chiusi in casa. É altresì vero che le serie televisive mi piacciono, ma il cinema è qualcosa di più bello e non bisogna perderlo. Per un’attrice – continua Itziar – lavorare in una pellicola cinematografica piuttosto che in una serie è diverso, perché quando fai un film lavori 2,3 mesi e poi ti fermi, invece la serie è molto più impegnativa. A volte stai anche anni a recitare sempre lo stesso personaggio. Come in ogni cosa, ci sono i pro e i contro».

«Adoro “Nuovo cinema paradiso” di Tornatore, è un film classico bellissimo e sarebbe bello lavorare con un grande regista italiano»

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