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‘Becoming Karl Lagerfeld’, l’irresistibile ascesa del Kaiser della moda

Una miniserie racconta la prima parte della biografia di Karl Lagerfeld, incontrastato e carismatico couturier al vertice della moda francese per mezzo secolo, che nei vorticosi e dissoluti anni Settanta condivise la scena parigina e gli amori con un celebre amico e rivale: Yves Saint Laurent

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È disponibile su Disney Plus dal 7 giugno 2024 Becoming Karl Lagerfeld, miniserie in sei episodi creata da Isaure Pisani-Ferry, Jennifer Have e Raphaëlle Bacqué e con protagonista Daniel Brühl, scelto anche per le origini tedesche come il suo personaggio. Karl Lagerfeld, nato nel 1933 e scomparso nel febbraio 2019, fu assurto alla storia della moda come il “Kaiser”. Imperatore enigmatico, sfaccettato e inclassificabile, fu direttore creativo della maison di prêt-à-porter di lusso Chloé, poi gloriosamente presso Chanel dal 1983 al 2019 di cui fu audace innovatore, collaborando anche per decenni con Fendi e istituendo una casa di moda che porta tuttora il suo nome.

Una vita da romanzo (o da serie tv)

Becoming Karl Lagerfeld inquadra il fashion designer prima di diventare il Karl Lagerfeld che abbiamo conosciuto negli ultimi vent’anni come icona pop, sagoma da cartoon, severo volto ieratico: il personaggio settecentesco con coda bianca, guanti neri (secondo i codici cromatici di Chanel), pesanti occhiali da sole, gatta Choupette in braccio, nonché fustigatore del puritanesimo e del politicamente corretto, esteta ricchissimo e influente, appassionato bibliofilo, granitico e caustico timoniere di ben tre case di mode, miracolosamente indenne da sostituzioni e rimpasti in un fashion system sempre più vorace di creativi da lanciare e sostituire.

Un talento geniale tra disegno, fotografia e collezionismo, che risollevò negli anni Ottanta l’assopita maison Chanel dopo la morte di Coco, donandole il lustro e l’influenza nel costume che conosciamo oggi, grazie a creazioni seducenti, dirompenti e al contempo rispettose della fondatrice, a sfilate roboanti in scenografie mozzafiato, osando tra nuove tendenze e tradizionale classicità. Becoming Karl Lagerfeld si addentra agli albori del mito costruito tra autenticità e autofiction, quando Karl non era altri che “un mercenario del prêt-à-porter” presso Chloé, desideroso di assumere piena autorevolezza in un ambiente parigino poco cosmopolita e oligarchico. Ma soprattutto di contendersi l’amore per un dandy spiantato di promettenti e sprecate speranze: Jacques de Bascher.

Sinossi – Becoming Karl Lagerfeld 

Parigi, anni Settanta. Jacques de Bascher, giovane bello e maledetto, scrittore mancato di privilegiata famiglia ma di pochi mezzi, si avventura nelle notti parigine da disco music, dove incontra, immune e serafico rispetto ai furori omosessuali circostanti, lo stilista Karl Lagerfeld. Tra i due si instaura una forte e anomala relazione sentimentale, castissima per l’artista tedesco, non avvezzo all’intima fisicità. Presto Jacques viene conteso anche da un tormentato e fragile Yves Saint Laurent, suscitando la gelosia del suo compagno, il potente imprenditore Pierre Bergé.

Un quadrilatero di tensioni, tradimenti, ripicche, dove Lagerfeld e Bergé mal si tollerano e si scontrano in politiche imprenditoriali, oltre che per dissesti sentimentali causati dai loro reciproci compagni fedifraghi. Così, in questo scenario, a suo modo stimolante, di gelosia, competizione, amicizie corrose (tra Lagerfeld e Saint Laurent) si consumano i cambiamenti del mondo della moda, dal tentato lancio di Chloé nell’haute couture alla vestizione di dive capricciose sul viale del tramonto, dall’arrivo chiassoso e spavaldo di talenti più giovani alla crisi esistenziale e creativa di Saint Laurent, fino alle politiche conservatrici di Bergé alla presidenza della Camera del Sindacato dei grandi sarti e dei creatori di moda.

Ma soprattutto si innesca la scalata tra colpi bassi e meriti riconosciuti di Karl Lagerfeld, estroso centro gravitazionale di questo universo colorato e convulso, felpato osservatore e intelligente burattinaio, riformatore proiettato con slancio in un futuro mai nostalgico, sempre in un fluviale e poliedrico divenire.

Gli ultimi fuochi di una ‘belle époque’ 

Appena dopo essere un parziale biopic su Lagerfeld, la miniserie intende proporsi come un affresco non pretenzioso di quegli anni formidabili, di quella fucina di idee creative e passioni divoranti, alimentate da una sana competizione e da un’invidia che include ammirazione, di quel vortice di sregolatezza bohémien alle soglie della malattia (Saint Laurent avrà un esaurimento mentale, Bascher negli anni Ottanta sarà stritolato dall’AIDS).

Becoming Karl Lagerfeld non inquadra la Parigi degli anni Settanta tout court e neppure la sua moda in sé (gli atelier e le sfilate compaiono raramente, in un’operazione inversa quindi a Cristóbal Balenciaga, altra serie recente targata Disney Plus sul rivoluzionario couturier spagnolo). Piuttosto a emergere è il quadro produttivo e sociologico del sistema delle maison, dello scacchiere degli stilisti già affermati o emergenti, per una fauna umana dove ciascuno riveste e rimarca agli altri la solitudine, la fragilità degli affetti, l’incostanza dell’amicizia.

Su questo alone non mesto, ma crepuscolare, alle soglie della fine di un’epoca che è forse l’incenerimento di una civiltà, i creatori della miniserie controbilanciano con una ricostruzione d’epoca accurata ma non ossessivamente filologica; con un french touch si staglia una Parigi dell’alta moda sbarazzina e sommessamente pop, emancipata e non superba, come vogliono già far presagire gli sgargianti titoli di testa della miniserie.

Una messinscena in accordo con il suo protagonista e valorizzata da una scrittura che conferisce ritmo senza strafare in colpi di scena, che dosa verità alle battute dei personaggi, che sa scavare sul non detto. E proprio nelle relazioni tra i personaggi che la miniserie può primeggiare tra i tanti prodotti seriali dedicati recentemente alle grandi personalità della storia della monda, in una sorta di piccola new wave.

Ritratti degli artisti da non giovani

Non una galleria di santini avvolti da bidimensionalità, non mere figure di contorno a corroborare l’affresco di un decennio o ad ampliare la sceneggiatura, ma personaggi ben scritti e altrettanto ben interpretati che, interagendo con il protagonista, ne fanno affiorare i tratti psicologici nascosti, restituiscono schegge di autenticità di quel microcosmo d’élite, esprimono tutta la bellezza perduta di una comédie humaine avvolta dalla nebbia di un passato aureo e si fanno portavoce di un campionario di umanità dove il successo e la fama si sposano inevitabilmente con l’insicurezza, con il disadattamento nei tempi che cambiano e che si rinnovano, con la fatica della sopravvivenza senza un perchè.

Così fa il suo ingresso una Marlene Dietrich in lotta con il suo stesso mito nello sfiorire degli anni, un contraltare maturo di Karl: languida, esperta, altera, bizzosa, ma sempre diva. Appare un Andy Warhol a disagio con la fama e la mondanità, con la sua parrucca bionda come arma di difesa dal mondo (come farà poi Lagerfeld). Attanaglia poi Karl con risoluta e cortese coerenza Gaby Aghion, fondatrice di Chloé, prima interprete del prêt-à-porter di lusso, professionista forte ed emancipata, ma sempre sottoposta ai giochi di potere maschili.

Il mondo secondo Karl

Se il ritratto di Jacques de Bascher non riesce a riscattarne l’aura inimitabile, fascinosamente anacronistica, in bilico tra Visconti e Fassbinder (“un personaggio mefistofelico con il volto di Greta Garbo, insopportabile, intollerabile, detestabile, eppure un essere perfetto”, dirà Lagerfeld), più centrato è il tentativo di restituirne l’emotività candida e nervosa di Yves Saint Laurent, con le sue tentazioni, paure e cadute. Infine la madre di Karl, Elisabeth, donna determinata e inflessibile, eminenza grigia della sua avanzata nella moda, consigliera glaciale dalle asserzioni lapidarie, presenza indispensabile, fortificante e complessa nella vita dello stilista.

Ma sopra tutti c’è il Lagerfeld impersonato da Daniel Brühl, a cui l’attore ispano-tedesco conferisce un’interpretazione di mimetismo senza eccessi, donando significato alle pause, ai silenziosi e pregnanti sguardi, alla sua postura retta, aristocratica e felina di fronte a un’epoca che si sfalda, amici e amanti che si autodistruggono, tendenze che cambiano (quando la sua idea di stile resta).

Ne emerge un Lagerfeld ancora abbozzato rispetto al couturier degli anni Duemila, non ancora ironico fino al sarcasmo più pungente, non ancora altezzoso da essere quasi inavvicinabile, non ancora così malinconico per la morte inconsolabile di Bascher, ma già sensibilissimo eroe romantico dentro e contro la contemporaneità, in fieri nella definizione di una personalità ambivalente e provocatoria, alla propria ricerca di un posto nel mondo  che, al di là dei faticosi successi e della risonanza internazionale, potesse accogliere la sua identità fieramente fuori dall’ordinario.

  • Anno: 2024
  • Durata: 6 episodi
  • Distribuzione: Disney Plus
  • Genere: Biografico
  • Data di uscita: 07-June-2024

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