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‘Under Paris’: essere o non essere un horror?

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Under Paris, film francese diretto da Xavier Gens che alterna il thriller, all’horror, al comico e alla romance, è disponibile su Netflix.

Under Paris: la trama

Sophia Allas (interpretata da Bérénice Bejo) è una ricercatrice marina il cui lavoro è identificare gli squali ricoprendo il ruolo di portavoce per quelle che sono le questioni ambientali legate all’inquinamento dell’ecosistema marino. Il suo ultimo progetto però, per un misto di sua cieca ostinazione e sorte avversa, si rivelerà un incubo dalla quale sarà difficile svegliarsi. La sua squadra di sub, comprendente anche suo marito, cadrà vittima di un episodio orribile ed irreversibile; l’attacco di “Lilith” nell’Oceano Pacifico, uno squalo femmina mako che non lascerà superstiti  tra i membri del gruppo immersi nelle acque se non la protagonista stessa.
L’incidente la segnerà a tal punto da farle abbandonare ambizioni e camice da laboratorio per rintanarsi invece a dare lezioni di acquariofilia ad adolescenti insolenti e privi di tatto. La sua fama in qualità di biologa marina però la rincorre. Diviene, inconsapevolmente, idolo di Mika (Léa Léviant), attivista ambientale e fondatrice del gruppo di resistenza SOS, volto alla preservazione delle diverse specie di animali acquatici. La squadra di Mika si intrufola nei sistemi di etichettatura della fauna selvatica per disattivare le etichette in modo che i pescherecci non possano usarle per localizzare gli animali.
E se Lilith fosse nel loro server? E se Lilith non dovesse sguazzare nelle acque del Pacifico ma tormentare la calma piatta del fiume Senna? È l’estate del 2024, ben tre anni dopo l’incidente che ha traumatizzato la nostra eroina e per la prima volta Parigi ospiterà i campionati mondiali di triathlon proprio sulla Senna. Sophia e ufficiali della polizia si alleeranno per impedire un bagno di sangue e per rispondere a mille domande…

Horror o thriller?

Under Paris è un elaborato francese firmato Netflix che si aggiunge alla sfilza di film thriller o horror che hanno come protagonisti gli squali. Peccato, però, che questo non sia né un thriller né un horror. Il fattore shock non manca, e si struttura bene quel lento build-up di ansia sull’avvenire. Forse troppo lento, tant’è che piuttosto che un susseguirsi di narrazione, il film dà l’idea che i protagonisti aspettino seduti in panchina il fischio dell’arbitro per tuffarsi e animare lo schermo. Eppure il regista, Xavier Gens, non è affatto estraneo alla brutalità o all’azione in quanto vanta crediti su episodi di Lupin e Gangs of London, e ha diretto Frontiers e Hitman. Presenta quindi tutte le competenze per catturare su immagine in movimento lo scompiglio e lo scempio di animosità che rendono horror un horror o thriller un thriller, ma siccome il nemico in questione si affida così eccessivamente alle tecniche della CGI, il tono si allontana dall’agghiacciante o dal terrificante e si colloca nel regno del risibile e dell’assurdo.
Le riprese sott’acqua sono molto nitide e ben illuminate, le grafiche sanno essere convincenti o perlomeno adeguate ma non vi è alcuna perseveranza. Nonostante la ricorrenza di massacri e deturpazione di corpi, le acque non sono quasi mai sanguinose. La fotografia, inoltre, presenta un costante effetto lucido sulla pellicola che lo rende quasi scadente, come gli VFX, dando subito effetto “film tv” commerciale, che porta a chiedersi perché allora questo creature feature si prenda così tanto sul serio. La cura dedicata all’aspetto visivo del film purtroppo non riscontra un medesimo sforzo nello sviluppo di una sceneggiatura convincente. Quest’ultima, infatti, frutto della mente di una moltitudine di autori, risulta debole e scarna, ripetitiva e senza meta.

La mitologia di Under Paris

Lilith, fin dall’antichità, è una figura mitologica apprezzata dalla letteratura ed oggi omaggiata da Under Paris di Netflix. Nei culti della religione mesopotamica le leggende narravano di lei in qualità di demone femminile nefasto, portatore di sciagure e morte. Nelle Sacre Scritture, invece, in lei si riconosce la prima donna creata da Dio che si rifiuta di sottomettersi all’autorità di Adamo in quanto uomo e all’onnipotenza del Creatore. Si sottrae alla sua guida diventando una strega notturna che impiega il suo tempo a far visita agli uomini persi nel loro sopore e dando alla luce bambini mostruosi. Le nozioni su questo mito pongono premesse promettenti sull’entità malvagia che lo squalo Lilith rappresenterà nello storytelling. O, forse, rimarranno solo premesse.

“Le specie che sopravvivono non sono quelle più forti o intelligenti ma quelle che si adattano meglio”

Effettivamente lo squalo Lilith, proprio come la nostra beniamina leggendaria, è un esemplare aberrante e divergente di dimensioni fuori dalla norma che si scoprirà aver dato vita ad una nuova classe di squali femmine capaci di riprodursi spontaneamente senza che l’uovo sia stato fecondato. Il loro nido? Le acque reflue nelle catacombe della Senna. 

Nonostante Sophia e la polizia avvisino il sindaco del pericolo, le autorità scelgono di ignorare la presenza della minaccia e procedere con la manifestazione sportiva.

È evidente che in questa ora e mezza di opera cinematografica vi è stato il tentativo di sfruttare il contesto surreale. E , allo stesso tempo, la verosimiglianza dell’ambientazione per esortare una denuncia di carattere politico, economico ed ambientale…

Un eccesso di trame

L’eccesso di fili di una trama che non scorre sembra un’infantile distrazione pensata per evitare che il pubblico si ponga domande su cosa stia realmente guardando. Punti a suo favore per la volontà di generare una realtà distopica che a livello scientifico purtroppo può essere facilmente confutabile. Il copione di Under Paris però è arido proprio nelle parti della storia che non hanno nulla a che fare col fantascientifico.

Involontariamente comico, questo è un action movie smielato e a tratti dozzinale. Tanti momenti discutibili, per esempio sulle sponde del fiume, mentre la scienziata e alcuni dei poliziotti sono immersi in acqua per portare avanti l’operazione di distruzione degli squali, gli ufficiali che presiedono la barca vicino a dove si tiene l’operazione fanno girare il motore girando su loro stessi e ritornano nella posizione di partenza, senza scopo alcuno se non quello di strappare una risata nonostante il carattere serioso della scena. Oppure quando, nella stessa impresa, invece che affrettarsi con la barca per mettere in salvo i sopravvissuti, quelli sulla barca si attengono immobili a gridare frasi di incoraggiamento mentre i malcapitati si affrettano a nuotargli incontro. Come se si fossero dimenticati di avere a disposizione un veicolo d’acqua che di certo è più veloce.

I personaggi sono troppo melodrammatici: Mika e la sindaca sono caricature insofferenti di stereotipi rigurgitati più e più volte. L’unica consistenza che si trova sta nella loro persistenza nel prendere decisioni irragionevoli. Seguiamo per 1:30 h lo stesso gruppo di protagonisti eppure non c’è alcun coinvolgimento emotivo. Così tanto disinteresse che ci si ritrova a tifare per gli squali piuttosto che per gli umani. Umani che dovrebbero costituire gli eroi della storia.

Abissi di retoriche

Il fatto che ci sia una data prefissata per il campionato fa si che la storia si muova a ritmo veloce dando poco spazio per annoiarsi. Una corsa contro il tempo oltre che di nuoto: idea intelligente e intrigante che poi affonda in abissi di retoriche futili sfiorando, con accenni di sguardi e intrecci di mani, una vena romance tra il poliziotto bello e dannato e la scienziata trasandata e remissiva in un tentativo abbandonato sul nascere, per fortuna!

La maggior parte dell’intrattenimento in realtà non è intenzionale ma fortuito. Il film stesso, difatti, non è consapevole di ciò che desidera essere né di ciò che è capace di essere. Tenta di essere epico e serio ma in questo fallisce; oltre alle scene che coinvolgono gli squali e la loro natura brutale nulla attira l’attenzione.

Under Paris, disponibile in streaming su Netflix dal 5 giugno, è un film guilty pleasure”. Dona esattamente ciò che ha promesso: furia selvaggia e turbolenta, situazioni a tinte esagerate e momenti che sono sopra le righe con assurdità ma che fanno comunque sorridere per un intrattenimento poco impegnativo se lo si approccia con le giuste aspettative.

La Lilith della Bibbia infine, scappò dall’Eden e preferì vivere assieme ai demoni nei pressi del Mar Rosso. Che fine farà invece lo squalo Lilith per la quale abbiamo tifato senza vergogna ad ogni assassinio?

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